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OSIRIS-REx è tornata con i campioni dell’asteroide Bennu

OSIRIS-REx

La missione OSIRIS-REx appena ritornata sulla Terra è un altro passo epocale della NASA nella sua incessante ricerca di comprensione dell’universo. Con i campioni preziosi di rocce e polveri raccolti dall’asteroide Bennu, siamo più vicini che mai a svelare nuovi segreti del nostro Sistema Solare. Questa missione infatti può aiutarci a rispondere a domande fondamentali sull’esistenza dei pianeti.

La missione OSIRIS-REx della NASA

La missione OSIRIS-REx, lanciata nel 2016, ha intrapreso un viaggio ambizioso per raggiungere l‘asteroide Bennu, raccogliere un campione di 250 grammi e riportarlo indietro sulla Terra. Questo asteroide, risalente a circa 4,5 miliardi di anni fa, funge da “capsula del tempo cosmica”, contenendo informazioni preziose sulla formazione e l’evoluzione del nostro Sistema Solare. Bennu è infatti un asteroide primitivo di forma irregolare, con un diametro di circa 500 metri, situato a oltre 100 milioni di chilometri dalla Terra. La sua importanza risiede nel fatto che si ritiene contenga materiali risalenti alle primissime fasi di vita del nostro Sistema Solare, conservati pressoché intatti per miliardi di anni.

OSIRIS-REx
Capsula con i campioni dell’asteroide Bennu poco dopo l’atterraggio.
Credits: NASA/Keegan Barber

I campioni raccolti da Bennu sono di inestimabile valore per la comunità scientifica. Essi potrebbero contenere indizi sulla formazione dei pianeti, sulla presenza di molecole organiche e su come la vita potrebbe essere emersa sulla Terra. Inoltre, lo studio di asteroidi come Bennu è fondamentale per valutare i rischi potenziali di impatto di tali oggetti con il nostro pianeta e per sviluppare strategie di mitigazione.

I dettagli della missione

OSIRIS-REx ha studiato la superficie di Bennu, mappandone la topografia, la composizione chimica e mineralogica, e analizzando il suo campo gravitazionale. Questi dati hanno permesso agli scienziati di comprendere meglio la storia dell’asteroide e la sua origine. La fase più critica della missione è stata la raccolta dei campioni. Nel 2020, la sonda si è avvicinata a Bennu e ha effettuato una manovra di contatto, utilizzando un braccio robotico per raccogliere campioni di suolo e roccia. Questo compito richiedeva una precisione estrema per evitare problemi durante l’operazione. Dopo la raccolta dei campioni, OSIRIS-REx ha intrapreso il lungo viaggio di ritorno verso la Terra. La capsula contenente i campioni si è quindi separata dalla sonda madre per ritornare sul nostro pianeta. È atterrata con successo domenica 24 settembre 2023 alle ore 8:52 MDT (10:52 EDT) nell’area dello Utah Test and Training Range del Dipartimento della Difesa vicino a Salt Lake City.

La teoria che la vita sulla Terra abbia avuto origine su asteroidi come Bennu non è nuova, ma OSIRIS-REx potrebbe finalmente fornire la conferma definitiva. Esaminando il campione raccolto, gli scienziati potrebbero trovare prove che sostengono questa teoria, cambiando radicalmente la nostra comprensione delle origini della vita sulla Terra. Nonostante OSIRIS-REx rappresenti la prima volta che un campione da un asteroide viene portato sulle Terra dalla NASA, altre agenzie spaziali globali hanno già compiuto missioni simili. L’agenzia spaziale giapponese JAXA ha raccolto campioni da asteroidi nelle sue missioni Hayabusa e Hayabusa 2. Questi campioni, provenienti dagli asteroidi Ryugu e Bennu, saranno molto preziosi per gli scienziati. Infatti, consentiranno di confrontare e analizzare le differenze tra questi corpi celesti simili nella forma ma diversi in dimensioni e colore.

OSIRIS-REx
Test di caduta per il recupero della capsula della missione OSIRIS-REx
Credits: NASA/Keegan Barber

Il ritorno della sonda OSIRIS-REx sulla Terra

Il ritorno di OSIRIS-REx rappresenta un trionfo della tecnologia e dell’ingegneria spaziale, dimostrando la capacità umana di esplorare e comprendere l’universo circostante. In un intervallo di soli novanta minuti, la capsula è stata sollevata da terra e trasportata via in elicottero fino a una sala bianca temporanea. Questa è attualmente allestita in un hangar situato all’interno del poligono di addestramento. Qui il campione ha subito un delicato processo di “purificazione ad azoto”. L’azoto è un gas inerte che non reagisce con la maggioranza delle altre sostanze chimiche. Questo gas è stato insufflato nel contenitore che racchiude il campione all’interno della capsula. Questo procedimento serve a mantenere alla larga i contaminanti terrestri, assicurando che il campione rimanga puro in vista delle imminenti analisi scientifiche.

Con il campione ora sulla Terra, inizia una nuova fase della missione. La NASA ha dedicato un laboratorio al Johnson Space Center di Houston, dove la roccia spaziale verrà analizzata per caratterizzare la natura, la storia e la distribuzione dei vari minerali e di eventuali materiali organici. La NASA ha dichiarato che metterà da parte il 75% dei campioni raccolti per poter essere studiati da future generazioni con tecnologie ancora non esistenti. Gli asteroidi come Bennu potrebbero contenere acqua, carbonio, sostanze organiche e metalli, risorse fondamentali per il futuro dell’esplorazione spaziale e per il suo sviluppo. Inoltre, lo studio di Bennu permetterà di raccogliere più informazioni sui loro movimenti e probabilità di collisione con la Terra, contribuendo così alla nostra sicurezza.

Credit copertina: NASA