Dopo un mese di indagini e lavoro frenetico sui componenti del Telescopio Hubble, finalmente la NASA ha annunciato di aver individuato la causa del guasto che ha interrotto le attività scientifiche del nostro “osservatore privilegiato dell’universo”.
Il 13 giugno scorso il telescopio più famoso mai costruito si è spento in via precauzionale. Un guasto ai sistemi di bordo ha costretto il computer principale ad attivare la funzione “Safe Mode”, che mette in stand-by i principali strumenti scientifici per evitare che possano essere danneggiati dal problema. La “Safe Mode” permane fino al momento in cui il guasto non sia stato risolto.
È così che da un mese a questa parte, lo strumento che ci ha regalato spettacolari immagini dello spazio e che ha contribuito a confermare le teorie avanzate dalla comunità scientifica, è entrato in un sonno profondo in attesa che i ricercatori del team del Goddard Space Flight Center della NASA a Greenbelt, Maryland, individuassero il guasto e lo risolvessero.
Molti appassionati di spazio e ricercatori in tutto il mondo hanno vissuto con apprensione queste settimane, sperando che tutto potesse risolversi per il meglio. Noi di SpaceCuE abbiamo seguito la vicenda dal momento dello spegnimento fino ai primi tentativi di diagnostica del problema.
Il guasto riguarda il computer di payload, il NASA Standard Spacecraft Computer-1 (NSSC-1), che gestisce tutti gli strumenti scientifici del telescopio Hubble. Il sistema, tecnologicamente concepito negli anni ‘80, prevede un computer di backup per ridondanza. Il tentativo di passaggio al backup però, non ha dato successo.
I dati raccolti dai primi test diagnostici hanno contribuito ad escludere le componenti non interessate e a circoscrivere il problema. Il team della NASA è così riuscito a determinare come il problema fosse nel Science Instrument Command and Data Handling Unit (SI C&DH) e più nello specifico nell’unità di controllo dell’alimentazione (PCU).
La PCU ha il compito di garantire una tensione di alimentazione di 5 volt costanti al computer e alla sua memoria e per questo dispone di un regolatore di potenza. Presenta inoltre un circuito secondario di protezione che rileva i livelli di tensione in uscita dal regolatore di potenza. Se la tensione è differente dalla nominale, che sia sopra o sotto i livelli ottimali, “scatta”, come una sorta di salvavita, e avvisa il computer di payload che deve cessare le operazioni, per salvaguardare il sistema stesso.
Finalmente, nella giornata di mercoledì 14 luglio, la NASA ha annunciato di aver scoperto il guasto che ha causato lo stop del telescopio Hubble. La causa sarebbe proprio il livello di tensione del regolatore di potenza che è fuori dai livelli accettabili e quindi avrebbe costretto il computer di payload ad entrare in Safe Mode.
I ricercatori della NASA stanno ora approfondendo per capire se il “salvavita” è scattato per un effettivo problema di sovratensione o sottotensione, o se il circuito di protezione secondario si è degradato nel tempo ed è bloccato in questo stato di errore.
Poichè da terra non si è riusciti a ripristinare la PCU, si è deciso di passare al backup dell’intera unità SI C&DH. L’operazione è iniziata il 15 luglio e si è conclusa con successo venerdì 16.
La NASA ha confermato che l’unità SI C&DH di backup è stata messa correttamente online e il computer di payload di backup è stato acceso. Anche altri componenti di hardware a bordo del Telescopio Hubble sono passati alle loro interfacce di backup per connettersi correttamente con il sistema alternativo.
Nel momento in cui scriviamo, il team che ha svelato il guasto del Telescopio Hubble sta monitorando il corretto funzionamento dei sistemi. I delicati passaggi compiuti fino a qui sono avvenuti con successo e hanno riguardato anche la prima tappa per il “risveglio” degli strumenti scientifici, ovvero l’upload del software di volo sul computer di payload di backup.
I sistemi dovrebbero tornare online non prima di qualche giorno. Il team in questi momenti sta eseguendo varie procedure per verificare che gli strumenti scientifici siano a temperature stabili. Successivamente effettueranno una calibrazione iniziale degli strumenti e solo allora potranno riprendere le normali operazioni scientifiche.
Se tutto proseguirà nel migliore dei modi, il guasto al Telescopio Hubble potrebbe essere solamente un ricordo nella sfolgorante carriera di questo straordinario strumento. Ad oggi Hubble osserva l’universo da 31 anni, ha catturato oltre 1,5 milioni di immagini e, grazie ai suoi dati, sono stati pubblicati oltre 18.000 articoli scientifici.
Risolto questo piccolo inghippo Hubble potrà continuare a stupirci, nonostante l’arrivo del suo fratello più grande e più avanzato, il James Webb Telescope, pronto al lancio entro la fine del 2021.