The Martian: una fisica davvero dell’altro mondo
Il cinema è una bellissima opzione, quando si programma un’uscita. Seduti, con un bel pacco di pop-corn e pienamente rilassati. Ma, con alcuni film, non è proprio facile raggiungere una completa condizione di rilassamento. Perché? Perché la cultura rende tristi. Se siamo a vedere un film come “Superman” o “Star Wars”, di certo non ci mettiamo a ragionare su cosa è possibile e cosa no (Tranquilli, costruiremo la Morte Nera prima o poi). Ma come ci comportiamo se il film in questione è uno di quei film che, pur essendo chiaramente di fantascienza, hanno la pretesa di rispettare le leggi della fisica? The Martian, è uno di questi (o come Gravity).
LA TEMPESTA
Partiamo dal principio: l’inizio del film vede il nostro protagonista alle prese con una tempesta che lo ferisce gravemente (guaribile con una cucitrice) allo stomaco. Probabilmente Elon Musk, con quella scena, si è fatto una bella risata: su Marte avvengono tempeste di sabbia, ma, essendo la densità della sua atmosfera un centesimo di quella terrestre, è veramente difficile che i venti diventino così distruttivi. Quindi, la Tesla di Elon sarebbe al sicuro, niente vento devastante!
Lasciamo passare il modo di creazione dell’acqua (a questo punto poteva usare il CO2 presente per farla gassata); lasciamo perdere la riparazione di una porta usando lo scotch… Ok, direte voi, allora cosa dobbiamo considerare?
E LA TUTA KEFFÀ????
Beh, signore e signori, concentriamoci sulla scena madre dell’intero film. La scena per cui c’è stato un suicidio di massa tra fisici e ingegneri. LA SCENA DELLA TUTA SPAZIALE BUCATA.
Anche dopo una laurea in ingegneria aerospaziale, c’è sempre qualcosa da imparare. Con questo film ho imparato che se sei un astronauta e ci sono 200 metri che ti separano dalla tua capsula di emergenza, l’idea migliore è quella di bucare la tua tuta pressurizzata e ottenere un effetto “jet pack”. Mentre in sala serpeggia un “Impossibile, non farà di sicuro questa cretinata di bucarsi la tuta”, il capo missione gli risponde: “Penso proprio che sia una grande idea!”.
Ecco perché ci laureiamo! Come possiamo inventare delle nuove e creative bestemmie, se non assistiamo, con coscienziosità, a delle solenni cavolate come questa?
Tralasciando il fatto che, bucandovi la tuta spaziale, sareste morti nel giro di pochi attimi per la differenza di pressione e la mancanza di ossigeno, e tralasciando che sarebbe bastato saltare per percorrere quei 200 metri (insomma, la gravità è minima, per l’amor di dio!), questa scena fa bestemmiare per due motivi:
1) Se anche otteneste una spinta bucandovi la tuta, dovreste dosare con precisione micrometrica l’angolo con cui esce il getto. Partiamo dalle basi: “conservazione della quantità di moto” (Se hai una certa quantità di moto iniziale e sei un sistema isolato, la quantità di moto che hai te la tieni). Quindi, se hai sbagliato direzione, per citare la NASA o l’ESA: “Sono volatili per diabetici”.
2) La conservazione del momento angolare. Ossia quel bellissimo effetto per cui, se ti metti a ruotare intorno a un dato asse, il momento angolare quello rimane. Cosa vuol dire? Che il nostro protagonista avrebbe potuto tranquillamente ruotare all’infinito intorno a un asse totalmente casuale e niente affatto modificabile.
Gesù prese la laurea in ingegneria, la spezzò, la diede ai suoi discepoli e disse: “Prendete e mangiatene tutti. Questa è una laurea che non ha più senso di esistere, dopo il film di The Martian”.
Giuda: “Ma come, io ho speso 30 pezzi d’argento per comprare i biglietti e vederlo al cinema”
Gesù: “Traditore!”
E fu dopo questo film che Gesù si trasferì da Ingegneria a Matematica per dedicarsi alle Parabole. Amen.