Gravity: aerospaziale? Solo il titolo
Il film anglo-americano “Gravity“, uscito nelle sale nel 2013, è stato uno dei maggiori successi cinematografici dell’anno e il film più premiato agli Oscar del 2014. Tutto merito della fotografia, di effetti speciali davvero spettacolari (sono state usate immagini bellissime della NASA e di altri enti spaziali) e della straordinaria capacità tecnica del regista Alfonso Cuaron di riprodurre realisticamente le scene in assenza di peso, scene che, in qualche modo, rappresentano il cuore della trama del film. Non mancano, però, numerosi errori scientifici molto GRAVIty:
Lo spostamento “Particolare”
Se vi dico “Estintore”? Esatto, parte una solenne risata. L’Hubble e l’ISS sono in orbite diverse: altitudini distanziate, velocità orbitali differenti, piani sfalsati. Per un passaggio del genere occorre molto propellente, sicuramente non basta un Jetpack con pochi minuti di autonomia. Per quanto riguarda lo spostamento con l’estintore… NO COMMENT.
La scena più commovente: tante lacrime… fluttuanti?
Un errore eclatante, per usare un eufemismo, è stato commesso proprio nella scena cruciale, quella più emozionante e coinvolgente del film: I due protagonisti, la dottoressa Ryan Stone (Sandra Bullock), ingegnere biomedico (alla sua prima missione in orbita) e il suo collega Matt Kowalsky (George Clooney) sono collegati da un cavo. Per consentire a Stone di salvarsi, Kowalsky scollega il cavo, si sgancia dalla cinghia di sicurezza e… si allontana dalla stazione spaziale, viaggiando alla deriva nello Spazio! Peccato che, in assenza di peso, non esiste un luogo privilegiato verso cui cadere. E’ davvero strano perché in quasi tutte le altre sequenze del film è evidente che gli oggetti, una volta lasciati cadere, rimangono lì dove sono. Allora, perché Kowalsky, sganciandosi, si allontana come se fosse attratto da qualcosa? Come se non bastasse, Stone, comprensibilmente disperata, scoppia a piangere e le sue lacrime prendono a galleggiare nell’abitacolo della capsula. Anche qui il risultato è alquanto toccante ma poco credibile dal punto di vista scientifico: a causa della tensione superficiale, nello Spazio le lacrime rimangono incollate alla faccia.
IL FINALE
Talmente illogico e delirante che non saprei neanche da dove iniziare. Per ogni frame di quella scena, una laurea in ingegneria aerospaziale si è suicidata.
Da “fantascienza” a “fantasy” è un attimo: il confine sono semplicemente le leggi della fisica. Dunque, lascio a voi la risposta: “Gravity” è un film fantasy o di fantascienza?
Per concludere, riportiamo un commento dell’astronomo Amedeo Balbi, riguardo uno dei tanti errori di questo film:
Ora la cosa grossa. Ma gigantesca, proprio. Da quel momento in poi non riuscirete a pensare ad altro per il resto del film. Eccola. Se siete legati con un cavo a un’altra persona, la differenza di velocità tra voi e l’altra persona è 0. Zero, come Renatone. Capito? Siete immobili uno rispetto all’altra. Se sganciate il cavo, restate dove siete. A meno che non siate così stupidi da darvi una spinta