Il Sole come con lo avete mai visto: le nuove immagini provenienti direttamente dalla sonda Solar Orbiter sono mozzafiato. Una prospettiva tutta nuova che spiana la strada verso una sempre maggiore consapevolezza dei fenomeni che caratterizzano la nostra Stella. Avviciniamoci insieme al Solar Orbiter per scoprire cosa accade dalle parti del Sole e scopriamo l’importanza che queste scoperte hanno sulle nostre vite.
Come meglio inaugurare l’inizio della primavera se non dedicando attenzione al Sole. Il 26 Marzo 2022 il Solar Orbiter ha raggiunto il perielio della sua orbita rispetto al Sole: il punto più vicino alla nostra Stella. Diciamo che quest’esperienza non è stata proprio indolore: lo scudo termico ha raggiunto i 500°C! Per proteggere i delicati strumenti presenti a bordo è quindi stato necessario dissipare tutto questo calore.
A bordo ci sono sostanzialmente due tipologie di strumenti: quelli definiti “in situ” monitorano le condizioni intorno allo spacecraft. Diversamente quelli di telerilevamento osservano il Sole da lontano. Stabilire una connessione tra i dati provenienti da queste due fonti di informazioni è uno degli obiettivi, così da capire la relazione causa – effetto tra i vari fenomeni. L’enorme quantità di dati è ancora in fase di ricezione e di studio, ma sono comunque già disponibili i primi risultati. Ma è solo l’inizio:
Nel prossimo futuro, attraverso alcuni nuovi fly-by con Venere, Solar Orbiter inclinerà progressivamente il suo piano orbitale. Ciò consentirà per la prima volta di osservare direttamente i poli del Sole che rappresentano, dal punto di vista scientifico, un terreno completamente inesplorato e dal cui studio ci si aspetta di poter far luce sui meccanismi fisici che governano i cicli di attività magnetica della nostra stella.
Marco Stangalini dell’ASI
Durante questa delicata fase la sonda è stata investita da fasci di particelle cariche, rilevati grazie all’EPD (Energetic Particle Detector). Il fenomeno è stato poi confermato da un secondo strumento il RPW (Radio and Plasma Waves) che analizza lo spettro delle frequenze caratteristiche delle particelle cariche. Rilevati i fenomeni “in situ”, gli studiosi hanno analizzato i dati degli strumenti di remote sensing per capire la cause di questo rilascio.
Il maggior indiziato sembra essere un brillamento solare, rilevato grazie agli strumenti “a distanza“. Si tratta infatti di EUI (Extreme Ultraviolet Imager) sensibile alle frequenze dell’ultravioletto che indaga l’atmosfera solare. Decisivo, poi, anche il supporto di STIX (X-ray Spectrometer/Telescope) dedicato ai raggi X prodotti dallo scontro degli elettroni accelerati con gli atomi nell’atmosfera bassa della nostra stella.
Un’altra sorpresa ci è stata regalata da questo incontro ravvicinato: il riccio solare. L’atmosfera del Sole ha generato questo curioso fenomeno del quale ancora non se capiscono le cause. L’immagine e il video sono del 30 marzo del 2022 e riprende l’evoluzione di questo insieme di “piccole” increspature. In realtà piccole non proprio, considerando che misura circa 25.000 km di larghezza (2 volte il diametro della Terra!). Ad oggi si sa solo che sono dei picchi di gas caldo e freddo che si innalzano verso varie direzioni.
L’obiettivo scientifico primario della missione Solar Orbiter è quello di capire come il Sole interagisce con l’eliosfera: la porzione di spazio influenzata dall’attività solare. Prevedere il meteo nello spazio ha importanti implicazioni sullo svolgimento di tutte le attività spaziali, ma anche sui servizi terrestri che sfruttano tecnologie satellitari, come GPS o Galileo. Solar Orbiter è quindi il pioniere delle future missioni di rilevamento dell’attività solari, come ESA Vigil.
L’11 marzo un’espulsione di massa coronale (CME – Coronal Mass Ejection) ha investito il Solar Orbiter che l’ha rilevata attraverso il magnetometro MAG. I dati rilevati sono giunti per tempo sulla Terra, dove i ricercatori hanno potuto calcolare il momento in cui la CME avrebbe investito la Terra. Infatti, Christian Möstl, dell’Istituto di ricerca spaziale dell’Accademia austriaca delle scienze /Austria) ha pubblicato un post il 12 Marzo alle 18.26 UTC annunciando la previsione dell’aurora boreale: cosa che si è poi concretizzata intorno alle 5 del mattino del 13 Marzo in Alaska.