Un nuovo studio basato sui dati forniti negli ultimi anni dalla missione Exomars avanza la teoria che su Marte sia nascosta acqua nei canyon. Il connubio spaziale Europa-Russia sembra cominciare a dare i suoi frutti in attesa della seconda parte della missione. L’acqua su Marte a basse latitudini potrebbe cambiare gli obiettivi delle future missioni. Ma come è stato possibile giungere a questo risultato?
La prima parte della missione Exomars è partita nel 2016 dal cosmodromo di Bajkonur con a bordo il TGO (Trace Gas Orbiter) e il lander Schiapparelli. Come è ampiamente noto, non tutto è andato per il verso giusto: il lander è andato distrutto a causa dell’avaria al sistema di controllo derivata dall’IMU. Il secondo atto si terrà molto probabilmente nel 2022, quando i protagonisti saranno il lander Kazachok e il rover Rosalind Franklin.
Fino a quel momento ESA e ROSMOCOS si affidano al Trace Gas Orbiter TGO. Come è richiamato nel nome, la sonda ha lo scopo primario di studiare le tracce di gas: in particolare l’attenzione è focalizzata sull’idrogeno, elemento presente nell’acqua. Oggetto dello studio sono stati gli strati più superficiali, fino ad un metro, della superficie marziana. Tutto ciò è stato reso possibile da uno strumento particolare: il telescopio a neutroni FREND – Fine Resolution Epithermal Neutron Detector -.
Con i nuovi dati di Exomars si è riusciti letteralmente a scavare nel suolo del pianeta Rosso: da tempo si sa che su Marte c’è acqua, particolarmente relegata ai poli del pienata, dove le condizioni di temperatura e pressione permettono la presenza di acqua allo stato solido. Già Mars Express aveva rilevato tracce di acqua alle basse latitudini, ma i suoi strumenti non sono riusciti ad andare “sotto la polvere”.
L’autore principale dello studio è Igor Mitrofanov dell’Istituto di Ricerca Spaziale dell’Accademia Russa delle Scienze di Mosca. Il team ha utilizzato i dati nell’arco temporale da Maggio 2018 a Febbraio 2021, l’oggetto dello studio ha riguardato l’emissione di neutroni dal terreno marziano. Quando i raggi cosmici galattici colpiscono i terreni umidi emettono un numero minore di neutroni rispetto a quanto accade per terreni secchi. Grazie a FREND si è riusciti in un’impresa senza precedenti grazie alla sensibilità dello strumento.
“FREND ha rivelato un’area con una quantità insolitamente grande di idrogeno nel colossale sistema di canyon delle Valles Marineris: assumendo che l’idrogeno che vediamo sia legato in molecole d’acqua, ben il 40% del materiale vicino alla superficie in questa regione sembra essere acqua”
Igor Mitrofanov – Istituto di Ricerca Spaziale dell’Accademia Russa delle Scienze di Mosca
Le Valles Marineris sono conformazioni geologiche molto estese e profonde fino a 10 km vicine all’equatore del pianeta, certamente non semplice da esplorare. L’area che presumibilmente contiene l’acqua sarebbe all’incirca grande come l’Olanda, ma non è chiaro se l’acqua sia legata chimicamente ai minerali o presente sottoforma di ghiaccio. I dati sui minerali permettono di sbilanciarsi verso la seconda ipotesi, anche se gli scienziati ammettono che il mix di condizioni per cui sarebbero possibili i risultati dello studio non è perfettamente chiaro.
Il futuro incontro tra uomo e Marte si terrà probabilmente alle basse latitudini, dove le condizioni sono probabilmente più favorevoli alla sopravvivenza umana. La nuova scoperta implica importanti considerazioni in vista della progettazione delle future missioni. Avere a disposizione acqua su un pianeta come Marte potrebbe facilitare i prossimi The Martians. Non solo, rappresenta un luogo dove è probabile trovare tracce di vita passata sul Pianeta Rosso.
“Questo risultato dimostra davvero il successo del programma congiunto ESA-Roscosmos ExoMars”
Colin Wilson, scienziato del progetto ExoMars Trace Gas Orbiter dell’ESA.
Valles Marineris è lungo 4000 km, largo 200 km ed è il più profondo sistema di canyon del Sistema Solare, cinque volte più profondo del terrestre Grand Canyon. Gli studi vanno avanti per cercare di svelare completamente il mistero dell’acqua su Marte. Dal 2022 arriveranno i rinforzi della missione Exomars: con tutti e 3 i contributi certamente si avrà una visione più chiara e completa.