Un nuovo studio evidenzia la tendenza del nostro Pianeta a riflettere meno energia solare rispetto al passato. Ciò ha effetti diretti sul riscaldamento globale terrestre, la causa principale dei devastanti fenomeni metereologici che accadono sempre più spesso. Con quali strumenti è stato possibile arrivare a queste conclusioni?
Come è noto la fonte di energia del nostro sistema stellare è appunto il Sole. La radiazione emessa dalla nostra Stella si propaga attraverso lo spazio e arriva a toccare tutti i corpi del sistema Solare. In circa 8 minuti l’intensa energia emessa dal Sole arriva sulla Terra. Qui, parte di questa energia viene assorbita e parte viene riflessa verso lo spazio.
La domanda sorge spontanea: è necessario guardare alla Luna per misurare una delle cause del riscaldamento globale? A quanto pare è una delle tecniche più diffuse: infatti per misurare l’entità del riscaldamento terrestre si studia uno dei suoi effetti, cioè la luce che viene riflessa verso la Luna. Se la quantità assorbità è maggiore, la restante parte riflessa sarà minore influenzando di conseguenza la radiazione emessa verso il satellite.
L’albedo, così viene chiamata la porzione di radiazione riflessa da un corpo, viene quindi misurato attraverso l’Earthshine, che a sua volta indica la luce riflessa dalla Terra verso la superficie lunare. I risultati hanno evidenziato un calo di mezzo Watt di luce solare per metro-quadrato in meno rispetto ai valori rilevati 20 anni fa.
La conferma diretta dell’andamento introdotto arriva proprio dai satelliti che orbitano tutti i giorni sopra le nostre teste. Parliamo di CERES (Clouds and the Earth’s Radiant Energy System), strumenti presenti a bordo di alcuni satelliti EOS (Eath Observating System). Il loro compito è studiare la radiazione emessa dalla superficie terrestre e dagli strati dell’atmosfera.
Il meccanismo di scansione sfrutta spettroradiometri sensibili a diverse lunghezze d’onda: quelle più piccole (da 0.3 a 5 micron) misurano la luce solare riflessa; mentre quelle più lunghe (da 8 a 12 micron) misurano la radiazione emessa dalla Terra. Completa il quadro un canale ad ampio spettro sensibile a frequenze da 0.3 a 50 micron. Tutto ciò con accuratezze molto elevate grazie all’esperienza maturata dalla Northrop Grumman.
Il campo di indagine di questi satelliti ha riguardato una porzione di territorio sopra l’Oceano Pacifico orientale. Qui i dati hanno evidenziato una diminuzione di nuvole riflettenti a bassa quota, ciò vuol dire che aumenta la percentuale di radiazione assorbita che contribuisce al riscaldamento globale. Gli studi sono ancora in corso anche per capire il collegamento di questo fenomeno con l’Oscillazione pacifica decadale.
Attraverso l’analisi dei dati storici sappiamo che la radiazione riflessa si aggira intorno al 30% rispetto al totale proveniente dal Sole. Una varizione di mezzo Watt, che equivale allo 0.5% del totale, non influenza in maniera netta questo valore, ma influenza nettamente l’effetto a lungo termine sui delicati equilibri terrestri. Lo studio ha profondamente messo in discussione ciò che si pensava in merito al bilancio radiativo.
L’andamento è evidente: l’albedo è in diminuzione soprattutto se facciamo riferimento agli ultimi 3 anni dello studio. Questo comporta un maggior assorbimento da parte del nostro Pianeta, quindi un quantitativo di energia in più da ridistribuire. Gli scienziati pensavano che questo fenomeno innescasse un meccanismo di controbilanciamento: l’aumento di energia avrebbe dovuto favorire la formazione di nuvole.
Le nuvole incrementano la capacità di riflettere la radiazione, aumentando quindi l’albedo. Il sistema terrestre in teoria dovrebbe quindi autoequilibrarsi: una maggior riflessione implica una diminuzione della tempertura che agirà negativamente sulla formazione di nuvole. A quanto sembra il meccanismo non risponde a questo ragionamento e gli scienziati stanno cercando ancora di comprenderlo. Da qui il commento di Edward Schwieterman che evidenzia il senso di disorientamento del mondo scientifico:
“È abbastanza preoccupante. Per un po’ di tempo molti scienziati avevano sperato che una Terra più calda potesse portare a più nuvole e un’albedo più alta, che avrebbe poi aiutato a moderare il riscaldamento e a bilanciare il sistema climatico. Ma questi risultati dimostrano che è vero il contrario”
Edward Schwieterman, ricercatore dell’Università della California