Astronomia

La Terra potrebbe essere rilevata dagli alieni provenienti da 1700 sistemi solari

È un fatto che oramai abbiamo scoperto migliaia di esopianeti, ovvero pianeti al di fuori del nostro sistema solare. Negli ultimi anni, grazie ai nuovi telescopi spaziali e ai progetti innovativi, il numero di pianeti extrasolari catalogato è cresciuto a ritmi vertiginosi. Lisa Kaltenegger e Jackie Faherty, si sono posti una semplice domanda: e se gli alieni avessero usato le nostre stesse tecniche di rilevamento, avrebbero effettivamente individuato la Terra?

I due studiosi di Cornell University e dell’American Museum of Natural History, entrambi a New York, hanno approfondito la questione e pubblicato i loro risultati su Nature, un’importante rivista scientifica (link nelle fonti). La risposta è molto interessante e contempla più di 1700 sistemi solari che potrebbero aver individuato il nostro pianeta blu passare davanti al nostro Sole.

Alla ricerca di pianeti extrasolari

Per affrontare al meglio il tema bisogna fare un passo indietro e capire su che basi è stato condotto lo studio dei ricercatori americani.

Per molti anni gli astronomi hanno cercato di individuare esopianeti utilizzando diverse tecniche di rilevamento, ad esempio il metodo delle velocità radiali, ma con risultati modesti.

Il telescopio spaziale TESS della NASA. Credits: NASA

La rivoluzione è avvenuta con l’entrata in servizio del telescopio spaziale Kepler nel 2009 e del cosiddetto metodo fotometrico del transito, basato sulla rilevazione della variazione di intensità della radiazione elettromagnetica. Questa variazione può essere causata dal passaggio del pianeta davanti alla sua stella. 

Nel 2018, quando Kepler è stato spento, aveva scoperto circa 2600 nuovi pianeti orbitanti attorno a stelle che non fossero il Sole. Il suo testimone è stato raccolto da TESS, telescopio spaziale sempre della NASA, che sta continuando sui ritmi del predecessore.

Per individuare un esopianeta, quindi, è necessario che si verifichino particolari condizioni di allineamento tra l’osservatore, la stella che si sta osservando e il pianeta che in quel momento deve passarci davanti. Questa situazione è abbastanza improbabile (tra l’1% e il 5%), ma essendo le stelle della nostra galassia moltissime, riusciamo ad osservare un gran numero di pianeti extrasolari.

Come fanno gli alieni ad avvistare la Terra?

Questo meccanismo, semplice all’apparenza, può essere ribaltato per stabilire quanti e quali pianeti potrebbero utilizzare lo stesso metodo fotometrico del transito per individuare la Terra. Kaltenegger e Faherty coi loro team hanno analizzato il database GAIA dell’ESA, che include la posizione di oltre 330.000 stelle.

Prendendo in esame i movimenti delle stelle negli ultimi 5000 anni, i ricercatori hanno identificato 1715 sistemi solari che almeno una volta sarebbero state in grado di osservare il transito della Terra davanti al Sole. Di questi solo 313 non sono più in grado di rilevarci, mentre 1402 possono ancora farlo. Inoltre altri 319 sistemi solari dovrebbero avere condizioni favorevoli per l’avvistamento nei prossimi 5000 anni.

Principio del metodo fotometrico di transito. Credits: ESA

Lo studio prosegue approfondendo i numeri. I due autori riportano che tra queste stelle “fortunate” ce ne sono 75 che sono a meno di 100 anni luce da noi. Questo significa che scienziati alieni potrebbero già rilevare le prime onde radio emesse dalla Terra ormai un secolo fa e arrivate fino al loro sistema solare.

Attenzione perché sistemi solari non vuole dire necessariamente presenza di esopianeti. Gli astrofisici ci segnalano infatti, che sicuramente 7 stelle tra quelle rilevate hanno esopianeti nel loro sistema e, al momento, i possibili alieni che popolano 3 di questi, K2-65, K2-155 e K2-240, posso vedere la Terra.

“Chissà se la vita si è evoluta anche lì. Se lo avesse fatto, e avesse un livello tecnologico simile al nostro, allora tali osservatori alieni avrebbero potuto individuare o avvistare la vita sulla Terra”

L. Kaltenegger, Astrophysic at Carl Sagan Institute at Cornell University in Ithaca, New York

C’è vita intelligente?

Per aiutarci a mettere le cose in prospettiva Kaltenegger propone un esempio molto interessante: Ross 128. Esso è un sistema con esopianeti posto a “soli” 11 anni luce da noi nella costellazione della Vergine, con una stella nana rossa come stella ospite. 

Illustrazione artistica del pianeta ROSS 128b, con la nana rossa sullo sfondo. Credits: ESO/M. Kornmesser

L’esopianeta che abbiamo rilevato in questo sistema ha dimensioni circa 1,8 volte quelle del nostro pianeta. Gli alieni che lo abitano avrebbero potuto avvistare la Terra per ben 2158 anni; purtroppo però, da 900 anni a questa parte l’allineamento tra i nostri sistemi non è più favorevole e quindi sarebbe impossibile per loro rivelarci con il metodo fotometrico del transito. 

Se effettivamente ci avessero avvistato a suo tempo, quando qui sulla Terra andavano per la maggiore castelli, cavalieri e dame, avrebbero concluso che c’era vita intelligente sul nostro pianeta? A quel tempo non eravamo in grado di trasmettere onde radio, nè mandare in orbita satelliti. Quindi, se non fossero in possesso di incredibili tecnologie aliene in grado di rilevare la presenza di esseri viventi a 11 anni luce di distanza, guardando verso il sistema solare, gli alieni avrebbero semplicemente visto un silenzioso pianeta roccioso passare davanti al Sole.

Aspettative per il futuro

Forse anche gli alieni che avessero rilevato la Terra da un sistema solare lontano avrebbero la curiosità di studiarci meglio e prendere contatto con noi. Potrebbero, ad esempio, aver avviato un progetto come il Breakthrough Starshot che prevede di lanciare un veicolo spaziale delle dimensioni di un microchip sul più vicino esopianeta rilevato, attorno a Proxima Centauri a 4,2 anni luce dalla Terra, per studiare meglio quel mondo.

“Si potrebbe immaginare che i mondi oltre la Terra che ci hanno già rilevato, stiano facendo gli stessi piani per il nostro pianeta e il sistema solare”

J.K. Faherty, Department of Astrophysics, American Museum of Naural History, New York