Elon Musk acquista delle piattaforme petrolifere per i lanci di SpaceX
La mission di Elon Musk
Cosa hanno in comune delle piattaforme petrolifere ed il visionario statunitense Elon Musk? Apparentemente non vi sono punti comuni. Infatti, l’imprenditore fondatore di SpaceX ha sempre avuto a cuore le sorti del nostro pianeta e le risorse che esso ci offre. Non è una sorpresa che le compagnie di Musk propongano dei progetti innovativi, i quali non basano le proprie speranze sull’utilizzo di alcun idrocarburo.
SpaceX, Tesla, Neuralink, SolarCity, Boring Project, Paypal. Si tratta solo di alcuni dei progetti più importanti legati all’imprenditore di origini sudafricane. Parliamo di veicoli elettrici, energia rinnovabile, stoccaggio e distribuzione di energia, neuro tecnologie, infrastrutture innovative e servizi di pagamento digitale. Insomma, in ognuno di questi casi possiamo trovare uno sforzo diretto ad un utilizzo più responsabile delle risorse di madre Terra, oppure alla creazione di prodotti e servizi innovativi che possano migliorare la qualità di vita dell’essere umano.
La nuova trovata di Elon Musk sulle piattaforme petrolifere
A giugno 2020 lo stesso imprenditore aveva annunciato via social network la nuova iniziativa. Ovvero, la sua compagnia avrebbe realizzato nuove piattaforme di lancio galleggianti che potrebbero essere usate per il lancio di satelliti e per l’avvio di missioni marziane. Proprio nei giorni scorsi è arrivata la conferma, SpaceX avrebbe acquisito due vecchi impianti di perforazione petrolifera. Tali impianti verranno presto adeguati e trasformati in piattaforme utilizzabili per il lancio di vettori Starship.
Gli atterraggi su piattaforme galleggianti non sono delle novità. Anzi, è proprio della SpaceX l’idea di utilizzare delle chiatte posizionate nell’oceano per permettere il rientro e il riutilizzo dei primi stadi dei grandi lanciatori. Sono ormai famose le piattaforme “Of Course I Still Love You” e “Just Read The Instructions”. Entrambe le piattaforme derivano dall’acquisizione nel 2015 di due chiatte Marmac. Queste sono state poi lavorate e trasformate in piattaforme con capacità di funzionamento autonomo. Esse oggi fanno parte della flotta “Autonomous Spaceport Drone Ship”, caratterizzata da piattaforme robotiche che permettono il rientro del Falcon 9. Queste chiatte garantiscono un atterraggio in sicurezza principalmente grazie all’utilizzo dei dati GPS e di quattro propulsori azimutali. Il risultato di questa architettura è una capacità di controllo della posizione con precisione di soli 3 metri.
Al lavoro sulle nuove piattaforme (petrolifere)
Dopo l’acquisizione Elon Musk ha provveduto subito a ribattezzare le piattaforme con due nomi iconici. Phobos e Deimos, satelliti naturali del pianeta rosso che tanto sta a cuore al visionario di SpaceX. I due piccoli satelliti dalla forma irregolare sono stati scoperti nel 1877 dall’astronomo statunitense Asaph Hall e potrebbero essere oggetto di studio di prossime missioni spaziali. Dopo il battesimo, SpaceX avrebbe iniziato a ricercare specialisti, operai e tecnici che possano realizzare le opere di trasformazione delle piattaforme. L’azienda ha pubblicato offerte di lavoro in cui si comunica che i lavori hanno avuto inizio a Brownsville, in Texas, vicino ai siti di produzione e lancio del vettore Starship a Boca Chica.
Qualora dovessero interessarvi, le posizioni richieste includono operatori di gru, elettricisti e ingegneri, tali richieste specificano che le posizioni fanno a parte del programma Starship dell’azienda. Le responsabilità richieste nello specifico sono: “progettare e costruire una struttura operativa di lancio di razzi offshore”. È inoltre fondamentale la capacità di lavorare su una piattaforma a Brownsville, piccola città a sud del Texas, vicino al confine con il Messico. Grazie all’utilizzo di queste piattaforme galleggianti la SpaceX riuscirebbe a ridurre notevolmente il disturbo arrecato agli abitanti che si trovano nei pressi delle zone di lancio. Questo beneficio ha entità notevole in quanto Musk prevede una frequenza di lancio che potrebbe raggiungere le 3 unità per giorno. Così facendo sarà possibile ottimizzare l’utilizzo delle basi di lancio a Boca Chica e del Kennedy Space Center in Florida.
Lo strategico vantaggio economico
Altro vantaggio importante legato all’atterraggio e quindi al riutilizzo di componenti strategici è quello del risparmio economico. La Starship costituisce infatti il vettore più grande mai costruito con 120 metri di altezza e 9 metri di larghezza. La sua riutilizzabilità, secondo alcuni calcoli resi noti in una riunione dello scorso novembre, determinerebbe un costo totale del lancio della Starship pari a circa 2 milioni di dollari. In proporzione, si tratterebbe di una cifra pari all’1% del costo medio relativo ad un lancio operato dalla NASA. Insomma, seppur questi dati preliminari sembrano essere eccessivamente ottimistici, la strategia prevista dalla SpaceX sembra promettere degli sviluppi incredibili.