Sembra quasi difficile crederci, sono passati ben 44 anni da quando l’uomo ha riportato a terra dei campioni dal suolo lunare. Per questo motivo, la missione Chang’e 5 della Cina avrà un ruolo particolarmente importante, portando a terra nuovo materiale direttamente dal nostro satellite.
La missione ha avuto inizio il 23 novembre con il lancio dal Wenchang Space Launch Center dalla provincia di Hainan, mediante il lanciatore pesante Long March 5. Il vettore ‘Lunga Marcia’ è capace di portare almeno 20 tonnellate di carico utile in orbita terrestre bassa. Con un’altezza di 57 metri e un diametro di 5 metri, costituisce uno dei lanciatori più grandi della flotta cinese. (Nonostante ciò, in passato il razzo ha eseguito un solo lancio con successo nel novembre 2016 ed uno fallimentare nel luglio 2017). Grazie a questa audace missione, dovremmo essere in grado di ottenere nuovi campioni lunari entro la metà di dicembre, qualcosa che non accadeva sin dalla missione Luna 24 del 1976 operata dall’Unione Sovietica.
La missione Chang’e 5 sarà sicuramente intensa e ricca di azione. Lo spacecraft di oltre 8 tonnellate sarà in orbita lunare molto probabilmente il 28 novembre, quindi, il giorno successivo invierà un lander ed un veicolo di risalita sulla superficie lunare
Il lander atterrerà nell’area Mons Rumker, nell’enorme regione di pianura vulcanica detta Oceanus Procellarum. Alcune zone di tale regione sono già state esplorate da altre missioni di superficie, tra le quali l’Apollo 12 nel 1969.
Chang’e 5 studierà l’ambiente lunare con telecamere, radar a penetrazione nel terreno e uno spettrometro. Esso sarà principalmente incaricato di raccogliere 2 kg di materiale dalla superficie lunare, parte del quale sarà ricavato a 2 metri di profondità. Questi compiti saranno eseguiti nell’intervallo temporale di un giorno lunare, ovvero poco più di due settimane. Tale vincolo temporale risulta essere alquanto stringente poiché il lander è alimentato mediante energia solare, pertanto non sarà in grado di sopravvivere una volta calata la notte.
Le rocce caratteristiche della regione Mons Rumker si sono formate circa 1,2 miliardi di anni fa, permettendo così a Chang’e 5 di aiutare gli scienziati nello studio della storia della Luna, così come dell’evoluzione della Terra e del Sistema Solare. Dunque, si avrebbe l’occasione di fare luce su una finestra temporale più recente, rispetto a quella rivelata dagli astronauti delle missioni Apollo tra 1969 e 1972 con i loro 380 kg di materiale lunare.
Successivamente, i preziosi campioni saranno trasferiti al veicolo di risalita, il quale provvederà a rilanciarli in orbita lunare per poi permettere l’incontro con il modulo di servizio (a cui è collegata la capsula di rientro a Terra).
Per effettuare il rientro in maniera sicura, la capsula Chang’e 5 non conta esclusivamente sull’utilizzo di uno scudo termico. Infatti, essa effettuerà una manovra di ‘skip reentry’, la quale consiste nel rimbalzare sull’atmosfera prima di entrarvi definitivamente, determinando così il rallentamento della capsula e una quantità minore di calore da dissipare. Il rientro è previsto circa per il 16 dicembre in una regione interna della Mongolia.
Quello di Chang’e 5 è il primo concreto tentativo di riportare campioni lunari a Terra effettuato dalla Cina. Esso costituisce il sesto e più ambizioso passo all’interno del programma di esplorazione robotica lunare denominato Chang’e. Peraltro, questo nome particolare risale ad una nota dea della Luna nella mitologia cinese.
La Cina ha lanciato i satelliti Chang’e 1 e Chang’e 2 rispettivamente nel 2007 e 2010. Mentre, nel 2013 la coppia lander – rover del Chang’e 3 è riuscita ad atterrare sulla superficie lunare. Successivamente, nell’ottobre 2014 la missione Chang’e 5T1 ha permesso il lancio di un prototipo di capsula di ritorno per favorire la preparazione della missione Chang’e 5. Infine, nel gennaio 2019, la missione Chang’e 4 è stata la prima in assoluto a compiere un allunaggio morbido sul lato oscuro e misterioso del nostro satellite naturale, il suo lander e il suo rover sono tutt’oggi ancora funzionanti.
La missone Chang’e 5 fa parte di un treno di recenti missoni di raccolta campioni. Il prossimo 6 dicembre è infatti previsto l’arrivo a Terra (atterraggio nei pressi dell’Australia) del materiale raccolto dalla sonda giapponese Hayabusa 2, si tratta in particolare di campioni provenienti dall’asteroide Ryugu. Mentre, il mese scorso la sonda OSIRIS-Rex della NASA ha raccolto un importante campione dell’asteroide Bennu, tale prezioso materiale dovrebbe rientrare a Terra nel settembre 2023.