Ottava missione per i satelliti Starlink della SpaceX
Meno di una settimana dal completamento della missione Demo-2 e Elon Musk, CEO e fondatore di SpaceX, può esultare ancora. Quando in Italia erano le 03:25 CEST circa, da Cape Canaveral, in Florida, è partita l’ottava missione per i satelliti Starlink, destinati a fornire connessione Internet a banda larga in tutto il globo.
La missione, anche nota come Starlink v1.0 L7, ha permesso al booster del Falcon 9, con seriale B1049.5, di infrangere il record per numero di lanci e di recuperi.
La designazione del seriale riporta la dicitura “B1” che indica il booster del primo stadio, “049” indica che è il 49esimo Falcon ad essere costruito e il “.5” ci dice che il booster è al suo quinto lancio e tentativo di recupero.
Il booster in questione aveva precedentemente lanciato il satellite Telstar 18V il 10 Settembre 2018, Iridium NEXT-8 l’11 Gennaio 2019 ed era già stato protagonista in due precedenti missioni Starlink (Maggio 2019 e Gennaio 2020).
La riutilizzabilità è resa possibile grazie agli upgrade del Falcon 9 Block 5, in particolare quelli riguardanti le protezioni termiche. Queste sono state adottate nell’intera sezione del razzo, nelle gambe di atterraggio e nell’interstadio. Infatti, il booster B1049.5 aveva preventivamente completato con successo uno “static fire test” nel pad sito a Cape Canaveral il 13 maggio scorso.
Il lancio era originariamente previsto per il 17 Maggio, in seguito posposto a causa della formazione della tempesta tropicale Arthur vicino la costa della Florida.
La piattaforma JRTI
Mentre la droneship “Of Course I Still Love You” era impegnata nella missione Demo-2, per il recupero si è utilizzata la chiatta JRTI (Just Read The Instructions).
Dopo mesi di ristrutturazioni e di miglioramenti, la piattaforma della SpaceX Just Read The Instructions ha preso servizio per la prima volta nell’Oceano Atlantico con il tentativo di recupero – riuscito – del B1049.5.
Questa droneship solitamente solca le acque dell’Oceano Pacifico ed era già attiva dal 2016. Infatti, è stata utilizzata nella missione Jason-3 per la messa in orbita di satelliti adibiti a misurazioni topografiche delle superfici oceaniche. In seguito, la JRTI si è diretta verso la costa orientale, passando dal canale di Panama e sostando a Fourchon, in Louisiana, per le modifiche di cui necessitava.
Il 10 Dicembre 2019 è giunta a Port Canaveral dove ha attraccato accanto alla sorella OCISLY.
Le modifiche alla droneship
Col fine di contrastare meglio le forti correnti oceaniche, le due chiatte sono equipaggiate di propulsori aggiuntivi e più potenti.
In aggiunta, anche la JRTI è dotata del proprio “Octagrabber”. L’enorme robot è utilizzato per assicurare che il booster atterrato si mantenga saldamente ancorato alla piattaforma.
L’Octagrabber permette un’alternativa più sicura per l’ancoraggio del razzo rispetto alla soluzione “manuale”. Quest’ultima, infatti, prevede che sia un team di tecnici a fissare “manualmente” il booster attraverso catene e martinetti. Operazioni molto pericolose soprattutto in condizioni di mare mosso.
Sebbene la SpaceX disponga di due droneship per il recupero dei booster, l’azienda spaziale statunitense allo stato dell’arte possiede solo un’imbarcazione di supporto, la GO Quest. Questa è indispensabile per il trasporto delle crews che assicurano il corretto recupero del Falcon 9 in mare.
In questo frangente la GO Quest, dopo il supporto fornito alla missione Demo-2, non è rientrata come consuetudine a Port Canaveral. I rifornimenti sono stati effettuati nel North Carolina, per poi incontrare la JRTI nella landing zone prevista.
Payload della Starlink v1.0 L7
Con la messa in orbita di questi ulteriori 60 satelliti, si è arrivati attualmente a quota 482 satelliti. Siamo ancora ben lontani dai 1,584 satelliti che la SpaceX vorrebbe lanciare per completare la sua costellazione Starlink.
Ogni satellite ha una massa di circa 260 kg, per un totale di circa 15,600 kg di carico pagante.
I satelliti Starlink hanno prima raggiunto l’orbita ellittica alla quota di 300 km circa. Dopo i vari check-out, i propulsori a effetto Hall hanno spinto il payload nell’orbita di destinazione alla quota di 550 km.
In questa missione, in orbita è presente anche il satellite VisorSat a cui è affidato l’arduo compito di ridurre l’eccessiva luminosità causata dalla costellazione. Di questa problematica, alla quale la comunità astronomica tiene molto, abbiamo già discusso in questo articolo!