35 anni fa la prima donna statunitense passeggiava nello spazio
Una delle sei donne (in una classe di 35 persone) selezionata come astronauta nel 1978 per le missioni sullo Space Shuttle, Kathryn D. “Kathy” Sullivan era destinata a fare grandi cose. Infatti, l’11 ottobre 1984, è diventata la prima donna statunitense ad uscire fuori dall’orbiter dello Space Shuttle Challenger per realizzare un’attività extraveicolare (EVA).
Sullivan doveva lavorare a un esperimento di rifornimento di carburante orbitale all’estremità della baia di carico utile dell’orbiter. Durante le 3 ore e 29 minuti di EVA, lo Shuttle si trovava a 225 Km sopra la Terra e orbitava intorno al nostro pianeta a una velocità di circa 2900 Km/h.
Missione STS-41G
La STS-41G è stata la prima missione a includere due donne, Sally K. Ride e Sullivan. Aveva l’obiettivo di portare in orbita un satellite per il bilancio delle radiazioni terrestri (ERBS). Durante l’EVA di Sullivan l’Office of Space and Terrestrial Applications-3 (OSTA-3) ha condotto tre esperimenti nell’area di carico utile. Sono stati collegati componenti del sistema di rifornimento orbitale (ORS) a dimostrazione della possibilità di rifornire di carburante i satelliti in orbita.
Altri payload erano: il Large Format Camera (LFC), una fotocamera IMAX (in volo per la terza volta), un pacchetto di Canadian Experiments (CANEX), un esperimento di fotografia aurorale (APE), delle apparecchiature di monitoraggio delle radiazioni (RME), un dosimetro termoluminiscente (TLD) e otto Getaway Specials (un programma della NASA che offriva a soggetti o gruppi interessati l’opportunità di condurre piccoli esperimenti a bordo dello Space Shuttle)
Un esperimento molto delicato
Kathryn Sullivan è una scienziata, geologa e oceanografa. È stata co-investigatrice dell’esperimento di telerilevamento dello Shuttle Imaging Radar (SIR-B) e attivamente coinvolta nell’uso di ricerca della telecamera di grande formato e di altri strumenti montati nel vano di carico utile.
Questi però, non sono stati gli sperimenti che l’hanno portata a contatto diretto con lo spazio. Lei e David Leestma hanno effettuato, durante quella missione, un trasferimento di fluido di prova per dimostrare che era possibile rifornire di carburante i satelliti in orbita, un compito chiave per la manutenzione satellitare.
Il loro esperimento era molto pericoloso. Il fluido scelto è stata l’idrazina quindi bisognava effettuare i collegamenti delle valvole di rifornimento in modo che fossero senza perdite. Per questo scopo si erano addestrati nei simulatori di galleggiamento nei centri Marshall e Johnson della NASA. I due hanno anche posizionato un’antenna di comunicazione per lo stivaggio corretto e hanno verificato che l’antenna SIR-B di grandi dimensioni fosse correttamente riposta per il ritorno.
La prima donna a indossare una tuta per l’EVA
Sullivan, nata nel New Jersey nel 1951, ha conseguito un Bachelor of Science in Scienze della Terra all’Università della California presso Santa Cruz. Nel 1978 ha preso il Dottorato in Geologia alla Dalhousie University di Halifax in Nuova Scozia. Nel gennaio dello stesso anno è stata selezionata candidata astronauta e nella sua carriera ha preso parte anche di altre due missioni sullo Space Shuttle: nella STS-31 (aprile 1990) e nella STS-45 (marzo 1992).
L’unità di mobilità extraveicolare da 100 Kg (Extravehicular Mobility Unit, EMU), per lavorare nello spazio, era un abito pronto, non fatto su misura, con braccia, gambe e busti intercambiabili di diverse dimensioni. L’obiettivo era quello di assemblarlo all’occorrenza in modo da essere indossabile da chiunque.
Queste parti potevano essere combinate per adattarsi a chiunque nella gamma dai 152 cm e 49.9 Kg ai 185 cm e 97.98 Kg. In diverse occasioni Sullivan ha raccontato che l’ha trovata abbastanza comoda da indossare mentre lavorava a gravità zero, anche se la tuta non corrispondeva esattamente a dove erano effettivamente le sue ginocchia e gomiti, rendendo un po’ più difficile muovere gli arti.
Sullivan è oggi in pensione dalla sua vita da astronauta. Dopo aver trascorso un totale di 532 ore nello spazio, la Dott.ssa Sullivan lasciò la NASA nel 1993 per diventare capo scienziato presso la National Oceanic and Atmospher Administration (NOAA). Tra le posizioni NOAA, ha trascorso dieci anni come presidente e CEO del Center of Science and Industry (COSI) a Columbus, Ohio, e cinque anni come prima direttrice del Battelle Center for Mathematics and Science Education Policy presso la Ohio State University. È stata amministratrice della NOAA dall’inizio del 2013 fino a febbraio 2017. È fortemente coinvolta in tutti gli aspetti della ricerca in scienze ambientali con particolare attenzione all’intelligence ambientale globale e ai cambiamenti climatici.