Scudo missilistico NATO: difendersi dai missili balistici
Risale al 2010 l’idea della NATO riguardante lo sviluppo di uno scudo missilistico contro le possibili minacce. Lo scopo è prettamente difensivo e si avvale dell’integrazione tra vari sistemi volti alla protezione dei membri dell’Alleanza Atlantica. Volgiamo quindi lo sguardo al settore europeo, dove una fitta rete di infrastrutture e mezzi militari è constantemente in allerta per scongiurare ogni possibile tentativo di offesa proveniente dai territori esterni all’Alleanza.
BMD: lo scudo missilistico dell’area euro-atlantica
La continua attività di monitoraggio e difesa in tempo di pace è denominata NATO IAMD: Integrated Air and Missile Defence. Il suo scopo è offrire protezione aerea ai territori dell’Allenza, grazie alle sue due colonne portanti: una è la Ballistic Missile Defence (NATO BMD), cioè la capacità di difesa contro possibili attacchi attraverso missili balistici. L’altra ha lo scopo di prevenire violazioni dello spazio aereo Alleato grazie all’utilizzo di caccia e intercettori: NATO Air Policing.
Il monitoraggio aereo sopra gli 81 milioni di kilometri quadrati, rappresentativi dei membri europei NATO, non è certamente cosa semplice; ma l’elevata integrazione e interconnessione dei diversi componenti del sistema BMD ha proprio lo scopo di garantirne la sicurezza. Il progetto ha origine nel 2010, ma è diventato operativo solamente nel 2016, anche grazie alle tensioni nel settore orientale. Molti Stati europei, oltre agli stati Uniti, sono coinvolti:
- Turchia: ospita una radar BMD a Kürecik;
- Romania: ospita un sito Aegis Ashore nella base aerea di Deveselu;
- Germania: centro di comando nella base di Ramstein;
- Polonia: ospita un sito AEGIS Ashore nella base aerea di Redzikowo, in fase di completamento;
- Spagna: ospita 4 navi AEGIS multi missione con capacità BMD, nella base di Rota;
- Altri stati tra cui Italia e Francia che ospitano sistemi missilistici SAMP/T; oppure Germania e Paesi Bassi che dispongono dei missili Patriot.
Il meccanismo di difesa implementato nel sistema BMD
È proprio la NATO, che attraverso un video prova a spiegare come funziona il proprio scudo missilistico attraverso uno scenario simulato. Dopo il lancio nemico, la prima fase si affida ai satelliti: questi rilevano la traccia infrarossa della minaccia e informano immediatamente il comando della NATO in Germania. Successivamente, le informazioni vengono trasmesse ad appositi centri di processamento dati che tracciano la traiettoria della minaccia.
Da qui vengono emesse le allerte necessarie, in modo da predisporre tutte le contromisure da adottare, che vengono poi smistate verso i centri di competenza. Intanto, il tracciamento continua grazie a radar terrestri come l’Americano AN/TPY-2 o lo Smart-L dei Paesi Bassi. Appurata la traiettoria, partono le contromisure: l’obietivo è distruggere la minaccia fuori dall’atmosfera per minimizzare i rischi. Per questa operazione ci si affida ad esempio ai sistemi AEGIS che lanciano un missile intercettore.
La missione non è finita: è possibile che alcuni frammenti riescano comunque a proseguire una traiettoria pericolosa verso terra. In questi casi ci si affida a sistemi missilistici che operano ad altitudini inferiori, come i SAMP/T oppure come i Patriot. La procedura è stata già testata nel corso del 2011 con l’operazione Rapid Arrow: le misure difensive hanno distrutto con successo missili balistici di test, lanciati dal mar Egeo. Il tutto è avvenuto nell’arco di 5 minuti!