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LiciaCube: prime immagini record a 14 milioni di km dalla Terra

Il piccolo satellite italiano LiciaCube di Argotec, del carico della missione DART, cattura le prime immagini dello spazio profondo. Grazie alle due fotocamere Leia e Luke installate a bordo del satellite, giungono i primi scatti sia della Terra che delle Pleiadi, l’ammasso stellare aperto nella costellazione del Toro. LiciaCube, avrà l’incarico di documentare l’impatto della sonda della Nasa DART con un asteroide, il piccolo Dimorphos.

LiciaCube-Argotec: le immagini storiche tutte italiane

La missione italiana LiciaCube è riuscita finalmente a spingersi più del normale. Il microsatellite di ASI rappresenta infatti la grande soddisfazione raggiunta da parte dei laboratori torinesi dell’azienda aerospaziale Argotec, oltre che a partecipare alla prima missione di difesa planetaria della NASA. Le immagini ricavate conservano un grande valore scientifico. In primis la missione ha dimostrato un’elevata tecnologia per ottenere immagini ad altissima qualità, anche in ambiente ostile. La missione continua inoltre a confermare eccellenza nel monitoraggio di tutte le sue fasi, validando i processi capaci di prevedere ogni variabile.

LiciaCube DART spacecraft, Credits NASA

La fotocamera Leia immortala la Terra

Le fotocamere presenti a bordo di LiciaCube sono due: Leia e Luke. Leia (LICIACube Explorer Imaging for Asteroid) possiede una camera pancromatica a campo stretto ed acquisisce immagini da grande distanza con un alto livello di definizione spaziale. Ha quindi il compito di assolvere alle funzioni di teleobiettivo. La fotocamera ha catturato una Terra “crescente”, mettendo alla prova le proprie capacità.

Terra crescente, Credits Asi NASA

Luke e le Pleiadi

La seconda fotocamera, Luke (LICIACube Unit Key Explorer), è invece una camera RGB a campo largo, per un’analisi multicolore dell’ambiente asteroidale. Essa funziona perciò da “grandangolo”. Luke ha scattato a colori l’ammasso stellare delle Pleiadi, inviando una vera e propria immagine dello spazio profondo. Le Pleiadi qui di seguito mostrate permettono di verificare il corretto funzionamento del sistema di acquisizione e l’invio dei dati alla Terra.

Ammasso stellare Pleiadi, Credits Asi NASA

Niente da invidiare con James Webb Telescope

Questa volta non si tratta delle figure spettacolari del telescopio spaziale James Webb. A primo impatto le immagine record di LiciaCube potrebbero sembrare infatti deludenti. La ricchezza dell’alta qualità nel microsatellite risiede invece in una diversa concezione tecnologica. Oltre che a rappresentare una missione molto complessa, si tratta questa volta di un nanosatellite che vola a circa 24000 km/h lontano dalla Terra a ben 14 milioni di km! Le due fotocamere Leia e Luke sono poi state progettate per immortalare un soggetto ad esse molto più vicino di quanto non sia la Terra.

Credits NASA

L’unicità di LiciaCube

Le immagini pervenuteci sino ad oggi solo l’inizio di ciò che la missione riserverà. È infatti l’impatto della sonda interplanetaria Dart con il minuscolo asteroide Dimorphos il reportage che LiciaCube dovrà portare a casa. Le future informazioni saranno cruciali per capire la tecnica dell’impattatore cinetico: metodo attraverso cui sarebbe possibile modificare la traiettoria di un oggetto potenzialmente pericoloso per la Terra.

LiciaCube Rappresentazione schematica della missione, momento nella “approaching phase”. Credits: E. Dotto et al., Planetary and Space Science, 2021

Nei prossimi giorni

Al momento dell’impatto di Dart, alle 1:14 ora italiana del 27 settembre, potremo testimoniare l’evento. La missione arriverà al punto di massimo avvicinamento a Dimorphos, circa tre minuti dopo l’impatto per cercare di testimoniarne gli effetti e studiare in particolare lo sviluppo della nube di polveri sollevata.

Simulazione digitale di uno spargimento di massa di Didymos quando la sua velocità di rotazione su se stesso aumenta e quella forza centrifuga diventa dominante. Al termine di tale processo, potrebbe formarsi una piccola luna. Credits Brian May e Claudia Manzonie Zhang, Y., Michel, P. et al. (2021, Icaro 362).