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James Webb Telescope: ecco le nuove immagini dell’atmosfera di Giove

Dagli anni di Galileo, l’uomo guarda verso l’universo attraverso le lenti dei telescopi per cercare di carpire i segreti del cielo. A questo scopo nasce il James Webb Space Telescope, detto anche JWST, il telescopio più grande e potente mai esistito al mondo finora. La prima immagine mai realizzata risale al febbraio 2022, dove il grande telescopio era stato in grado di vedere una stella operando un collage di più di 1560 immagini.

La rappresentazione è stata ottenuta dopo ben sei ore nelle quali il James Webb Space Telescope ha cercato di centrare il bersaglio, per un totale di 25 ore nelle quali si è cercato di raccogliere la luce della stella. L’acquisizione è stata catturata grazie alla riflessione della fonte luminosa sullo specchio dello strumento Near-Infrared CaMERA (NIRCam). Ovviamente, l’operazione non è stata delle più semplici, dato che i dati grezzi da processare a fine lavoro sono stati ben 54 gygabyte.

La prima immagine prodotta, mostrata in seguito, contiene solo un dettaglio ed è stato il primo progetto che è stato utilizzato dalla NASA al fine di regolare gradualmente gli specchi contenuti nel JWST. Il fine ultimo che è stato perpetrato finora è quello di far operare i 18 specchi del telescopio all’unisono per poter creare delle immagini “più precise”.

James Webb Telescope
Prima immagine di JWST. Credits: NASA/JPL

Le aurore viste dal James Webb Telescope

Dalla NASA sono state attualmente diffuse due immagini che mostrano le enormi aurore e tempeste di Giove. Le foto sono state ottenute, come per l’immagine precedente, utilizzando il NIRCam e i suoi sensori sensibili alla radiazione infrarossa. Il progetto è stato coordinato dalla NASA assieme con l’Agenzia spaziale europea (ESA) e con l’Agenzia spaziale canadese (CSA) e si propone di utilizzare queste immagini per studiare meglio il pianeta più grande del nostro sistema solare.

L’immagine viene captata grazie alla NIRCam che è progettata per rilevare le immagini a partire dai segmenti di specchio presenti. Inoltre, questo metodo è stato utilizzato proprio perché questo tipo di “cam” è in grado di offrire un ampio campo visivo operando in sicurezza a temperature molto elevate. L’esito si è rivelato talmente sorprendente che Imke de Peter, professore emerito dell’Università della California, ha dichiarato “Ad essere onesti non ci aspettavamo che il risultato fosse così buono”.

James Webb Telescope
Immagine di Giove presa da Webb NIRCam tramite tre filtri 360M (rosso), F212N (giallo-verde) e F150W2 (ciano). Immagine processata da Judy Schmidt.

Osservando dunque l’immagine di Giove si possono dedurre molte caratteristiche del pianeta. Le aurore, infatti, sono ben visibili ai poli e presentano un colore che va dal verde al rosso. La Grande Machhia Rossa invece rappresenta la una tempesta che perdura nel pianeta da almeno 3 secoli. L’osservazione di Giove avviene dunque tramite infrarosso, ed è proprio per questa motivazione che le nubi appaiono come una grande macchia bianca.

Queste entità infatti sono in grado di riflettere grandi quantità di luce solare e appaiono dunque molto luminose. L’osservazione dei corpi celesti è infatti possibile grazie all’infrarosso che coglie le differenti lunghezze d’onda. L’idea è quella di assegnare ad ogni radiazione “un colore” e rendere visibile quella lunghezza d’onda ai nostri occhi che non vedono quella parte dello spettro.

Un telescopio per osservare Giove

James Webb Telescope
Immagine di Giove presa da Webb NIRCam tramite due filtri F212N (arancione) e F335M (ciano). Immagine processata da Ricardo Hueso (UPV/EHU) e Judy Schmidt (NASA, ESA, CSA, Jupiter ERS Team)

Il team della NASA è riuscito a produrre anche una seconda immagine che mostra il pianeta in dettaglio. In particolare, si possono osservare gli anelli di Giove, elementi che risultano essere molto tenui essendo molto meno luminosi rispetto a quelli più evidenti del pianeta Saturno. Si possono altresì osservare le due piccole lune del pianeta, Adrastea e Amalthea, che sono visibilmente situate ad una certa distanza dal corpo celeste.

L’immagine è risultata talmente dettagliata da che in lontananza è possibile persino intravedere le altre galassie sottoforma di punti luce fioca. Dai fotogrammi ripresi è facilmente possibile riuscire ad intuire la struttura di Giove, che si presenta come un pianeta formato quasi nella sua totalità da idrogeno ed elio. Secondo gli scienziati questo sembra sia possibile se si ipotizza che Giove sia stato il primo corpo celeste ad essersi formato nello spazio. Secondo le teorie degli esperti il corpo celeste potrebbe essere nato inglobando i gas residui del Sole. Queste immagini attestano come il JWST sia un importante strumento per poter leggere l’universo raggiungendo una distanza di circa 1,5 milioni di chilometri dalla Terra.

A cura di Luisa Bizzotto