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Curiosity: scoperta un’antica oasi marziana

Credit: NASA/JPL-Caltech/ESA/DLR/FU Berlin/MSSS

In questi circa 20 anni del nuovo millennio, uno dei soggetti maggiormente studiati dagli scienziati è il pianeta Marte, come testimoniano le numerose missioni: primi fra tutte i rover Curiosity, Spirit e Opportunity.

Le osservazioni effettuate sul pianeta rosso forniscono, infatti, dettagli chimici e morfologici del tutto sovrapponibili a quelli rilevati in alcune zone del nostro pianeta (i.e. lo stato americano del New Mexico, il lago salato Chott el-Djerid in Tunisia, il deserto di Atacama in Brasile o la Meseta del Collao nelle Ande).
Il team di scienziati, che ha visitato scenari marziani qui sulla terra, ha osservato che alcuni ecosistemi sfruttano reazioni chimiche molto complesse per sopravvivere in luoghi del tutto ostici e in condizioni decisamente inaspettate.

Curiosity in cerca di vita

La domanda sorge spontanea: cosa sappiamo effettivamente delle condizioni favorevoli per lo sviluppo della vita? Quali sono i suoi elementi e condizioni fondamentali?

La conoscenza della biodiversità del nostro pianeta risulta essere un tassello fondamentale per l’interpretazione dei dati forniti da sonde e rover presenti su altri pianeti.
L’ultimo rover marziano, gestito dalla NASA, è atterrato il 5 Agosto 2012 nei pressi del Cratere Gale; il nome, Curiosity, ne riflette appieno la sua posizione in prima linea per la ricerca di risposte a queste domande.
Il luogo di atterraggio: un enorme cratere, al cui centro vi è il Monte Sharp, largo circa 150 km e nato circa 3.7 miliardi di anni fa a seguito di un violento impatto con un meteorite; la sua scelta è dovuta alla ferma convinzione che, un tempo, abbia avuto caratteristiche favorevoli alla vita microbica.

Recentemente, il team del Jet Propulsion Laboratory che si occupa della missione ha dichiarato che i dati ottenuti rivelano la presenza di rocce ricche di particolari sali minerali, suggerendo l’esistenza di un lago poco salato asciugatosi circa 3.5 miliardi di anni fa.
Il tipo di tracce lasciate fa supporre che il processo sia avvenuto lentamente, in un ciclo di abbondanza e inesistenza d’acqua sempre più sottile, forse testimone del radicale cambiamento climatico dell’intero pianeta.

Marte come il Sud America

Sutton Island è una porzione del cratere Gale, ai piedi del Monte Sharp, che ha attirato l’attenzione del team di Curiosity; le rilevazioni effettuate all’interno dei canali di fango, visibili in foto come una serie di 3 scatti della fotocamera montata sul rover, di dimensioni immagine 1 metro x 1 metro, evidenziano presenza di sali minerali e non cristalli di sale puri: testimonianza di una discontinua presenza d’acqua.

Curiosity: Canali di fango
Credit: NASA/JPL-Caltech/MSSS

La Meseta del Collao, anche nota come Altiplano, si trova nelle Ande Centrali ed è il secondo altopiano montuoso al Mondo; i suoi laghi salati, più di tutti il lago di Quisquiro, sono il paesaggio tipo che si crede sia esistito nel Cratere Gale (affermazione ancora più valida se si considera la completa assenza di vegetazione).

Credit: Maksym Bocharov

What’s next?

Attualmente Curiosity ha iniziato la scalata del Monte Sharp, muovendosi da un ambiente umido ad uno decisamente più secco.
Dopo aver rivelato i target del rover delle prossime settimane (due siti ricchi di argilla e solfati), ecco le dichiarazioni rilasciate da un membro del team:

[bquote by=”Chris Fedo” other=”Curiosity Team Member”]We can’t say whether we’re seeing wind or river deposits yet in the clay-bearing unit, but we’re comfortable saying is it’s definitely not the same thing as what came before or what lies ahead[/bquote]