L’Apollo 7 e il primo ammutinamento nello spazio, colpa di un raffreddore
Le missioni Apollo sono entrate nella storia: grazie a questo programma, l’uomo è riuscito ad arrivare sulla Luna. Diverse furono le missioni del Programma Apollo, tra queste una molto importante fu l’Apollo 7. La missione fu la prima con equipaggio del Programma, dopo l’incidente dell’Apollo 1. In quell’occasione, 21 mesi prima, nella capsula si era sviluppato un incendio che aveva portato alla morte di tutti i membri dell’equipaggio. L’Apollo 7, invece, terminò con un successo del ‘101 per cento’ e fu una missione delle prime volte. La prima missione a testare gli equipaggiamenti lunari, la prima con tre astronauti americani, la prima ad andare in diretta TV e a trasmettere immagini dallo spazio. A queste, si aggiunge la prima insubordinazione nello spazio. Ecco, dunque, l’Apollo 7 e la storia del primo ammutinamento nello spazio, complice un raffreddore.
Gli obiettivi dell’Apollo 7
L’Apollo 7 e la storia del primo ammutinamento nello spazio, comincia l’11 ottobre 1968 quando i motori del Saturn IB si accesero. La missione partì quel giorno dalla Cape Canaveral Air Force Station, in Florida, e terminò 11 giorni dopo con un ammaraggio nell’Oceano Atlantico. Questa missione era una missione test. L’obiettivo era provare e verificare l’efficienza delle varie componenti della missione: il modulo di comando e servizio (CSM), le prestazioni dell’equipaggio, le strutture di supporto e la capacità di trasmettere in diretta dallo spazio. Più importante, i membri dell’equipaggio, simularono alcune manovre di rendezvous della navicella con l’ultimo stadio del razzo Saturn. Questa prova fu molto importante, infatti, servì per testare l’avvicinamento tra il modulo lunare e la navicella. Tutti questi test, sarebbero stati, poi, utili per le successive missioni lunari che hanno portato il primo uomo sulla Luna.
Un fastidioso raffreddore nello spazio: l’Apollo 7 e la storia del primo ammutinamento nello spazio
L’Apollo 7 aveva l’obiettivo di simulare tutti i sistemi e le componenti della missione. Tutti i test andarono a buon fine e tutti i sistemi funzionavano regolarmente senza problemi. Chi ebbe dei problemi, però, fu l’equipaggio. Infatti, circa 15 ore dopo la partenza a Schirra venne un forte raffreddore e nei giorni successivi, anche gli altri due astronauti si raffreddarono. Come tutto quello che accade sulla Terra, anche un semplice raffreddore è diverso nello spazio. Per l’esattezza, un raffreddore nello spazio è molto più fastidioso: il muco si accumula riempiendo tutti i passaggi nasali. Per ovviare a questo problema e ricevere un po’ di sollievo, la soluzione è soffiare forte il naso, anche se un po’ doloroso per i timpani. Fortunatamente, i membri dell’equipaggio erano aiutati da aspirine e decongestionanti.
Questo raffreddore, e i fastidi conseguenti, furono la causa di due ammutinamenti (o quasi) dell’equipaggio.
Per un raffreddore: l’Apollo 7 e la storia del primo ammutinamento nello spazio
Un raffreddore: da qui parte, per l’Apollo 7, la storia del primo ammutinamento nello spazio. Per essere precisi, le insubordinazioni, durante questa missione, furono due. La prima, però, fallì. I primi veri problemi, infatti, cominciarono quando gli astronauti dovettero riprendere la prima trasmissione televisiva dallo spazio. In quell’occasione, il capitano insistette per rimandare le riprese che avrebbero potuto distrarre l’equipaggio dal proprio lavoro, già distratto dal raffreddore. In questa occasione, però, gli astronauti seguirono gli ordini del centro di controllo.
Il primo vero e proprio ammutinamento si ebbe al rientro dalla missione. Infatti, al rientro, gli astronauti avrebbero dovuto indossare i caschi. Però, si poneva un problema: come si sarebbero soffiati il naso? Inoltre, la forte pressione nelle orecchie, avrebbe potuto far scoppiare i timpani. Gli astronauti, quindi, decisero che non li avrebbero indossati, mentre il controllo di missione premeva affinché li usassero. La paura era quella di un’improvvisa perdita di pressione che avrebbe ucciso tutti gli astronauti (come accadde poi per la Soyuz 11). L’equipaggio era irremovibile e, così, il controllo di missione non poté far altro che accogliere la richiesta. Gli astronauti, dunque, rientrarono senza caschi.
I retroscena dei due ammutinamenti
Per quanto riguarda il primo tentativo d’insubordinazione, ci sono due aspetti da considerare. Gli astronauti dell’Apollo 7 erano molto impegnati con i loro test e, oltretutto, dovevano tenere a bada quel fastidioso raffreddore. Inoltre, non erano preparati a dover riprendersi mentre lavoravano. Infatti, la decisione di portare in orbita la telecamera, venne presa poco prima della partenza. In ogni caso, l’equipaggio realizzò ben sette trasmissioni televisive durante il quarto giorno di volo. E questo è il secondo aspetto da considerare. La realizzazione di queste immagini, per quanto di bassa qualità, furono un’importante momento educativo che avvicinò molti giovani al mondo dello spazio.
Inoltre, l’Apollo 7 e la storia del primo ammutinamento nello spazio, hanno un seguito. Infatti, l’insubordinazione degli astronauti non passò in secondo piano e i tre non volarono più. Questo avvenimento, però, aprì le porte alle discussioni sulla situazione psicologica degli astronauti nello spazio.
Gli equipaggi dell’Apollo 7, i protagonisti della storia del primo ammutinamento nello spazio
I protagonisti dell’Apollo 7 e di questa storia del primo ammutinamento nello spazio sono solo l’equipaggio principale e il centro di controllo missione.
L’equipaggio principale era formato dal capitano Walter Schirra, dal pilota del CSM (Crew Service Module) Donn Eisele e dal pilota del LM (Lunar Module) Walter Cunningham. Questo era l’equipaggio di riserva dell’Apollo 1 e tra loro solo uno aveva già volato nello spazio. Il capitano Walter Schirra, infatti, aveva partecipato alle missioni Mercury-Atlas 8 e Gemini 6.
Nel centro di controllo missione, i capsule comunicator (CAPCOM) mantenevano i contatti con gli astronauti in orbita. I direttori di volo furono Glynn Lunney, Gene Kranz e Gerry Griffin. Mentre, tra i vari capsule comunicator ci furono gli astronauti Stafford, Young, Cernan, Pogue, Swigert e Evans. I primi tre formavano anche l’equipaggio di riserva della missione. Invece, i secondi tre erano l’equipaggio di supporto. Questa figura dell’equipaggio di supporto (Support Crew) venne introdotta, per la prima volta, proprio con l’Apollo 7. Il suo compito era di svolgere gli incarichi più impegnativi per alleggerire il lavoro degli astronauti.
Gli altri imprevisti della missione
In una situazione già tesa e complicata, l’ambiente poco accogliente contribuiva a peggiorare l’umore degli astronauti. I pasti non erano il massimo e il sistema di smaltimento liquami non era ancora funzionale al 100% e cattivi odori continuavano ad uscire. In 11 giorni, i tre astronauti utilizzarono i sacchetti per lo smaltimento solo 12 volte in tutto. Inoltre, il lavoro degli astronauti non andò sempre liscio come programmato. Infatti, diversi furono gli imprevisti che interessarono l’Apollo 7, non solo la storia del primo ammutinamento nello spazio.
Sulla navicella, tre celle a combustibile fornivano elettricità e una di queste cominciò a surriscaldarsi. Fortunatamente, i sistemi di sicurezza di condivisione del carico tra le celle funzionarono e non si ebbero carenze di energia. Inoltre, ad un certo punto, il sistema di refrigerazione della cabina cominciò a perdere acqua che si accumulò sul ponte. Anche questo intoppo fu risolto velocemente, dagli astronauti che aspirarono l’acqua con tubo di scarico dell’urina.