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L’analisi di alcuni sali potrebbe confermare la presenza di vita su Marte

Il Pianeta Rosso è da tempo al centro dell’attenzione di numerosi scienziati e studiosi. Una delle questioni più importanti riguarda la presenza o meno di vita su Marte nel passato. Proprio per questo motivo, James M. T. Lewis, un ricercatore presso la Howard University di Washington e il NASA Goddard Space Flight Center, ha proposto di studiare in modo più approfondito i sali organici trovati su Marte. Nonostante il rover Curiosity non sia stato progettato per la ricerca dei sali organici, sono stati proposti nuovi metodi per l’analisi dei dati che vengono inviati sulla Terra. Già nel 2018 il rover Curiosity trovò delle molecole organiche abbastanza complesse e la notizia suscitò un grande interesse nel mondo scientifico. Tuttavia, lo studio di queste molecole è più complesso di quanto sembra, poiché potrebbero derivare da altre componenti del suolo marziano.

L’analisi dei sali: un indizio della passata vita su Marte

L’analisi dei sali organici trovati su Marte è stata riassunta in un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Geophysical Research Planets. Alla guida del team di scienziati che si è occupato di questa ricerca c’è un ricercatore della Howard University di Washington e del NASA Goddard Space Flight Center, James M. T. Lewis. È stato proprio lui a proporre dei metodi innovativi per analizzare i dati inviati da Marte sulla Terra. Infatti, il rover Curiosity non è stato progettato per la ricerca di sali organici, quindi per questo tipo di analisi era necessario trovare nuove strategie.

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Il cratere Gale dove sono state svolte le ricerche del rover Curiosity. Credits: NASA

Il team ha sfruttato il fatto che i sali organici dopo essere stati sottoposti ad un processo di ossidazione pirolitica evolvono in due tipi di gas più semplici, l’anidride carbonica e il monossido di carbonio. Il passo successivo, fondamentale per capire se l’origine dei sali organici sia biologica o geologica, consiste nell’analisi del monossido di carbonio e dell’anidride carbonica. Il team ha quindi ripreso le analisi effettuate dal rover Curiosity e le ha riprodotte in laboratorio. Il luogo dove Curiosity ha svolto queste ricerche è il cratere Gale. Per riprodurre le analisi in laboratorio sono stati dispersi in una matrice di silice ceramica vari tipi di miscele di ossalati, acetati e perclorati di ferro, calcio e magnesio. Il tutto ovviamente è avvenuto evitando le contaminazioni esterne, per poter avere dei risultati il più possibile attendibili.

I risultati ottenuti grazie all’analisi dei sali organici

Le analisi condotte in laboratorio hanno portato alla conferma della presenza dei sali organici e dei gas che si ottengono da questi ultimi. Grazie a questo risultato positivo, il team guidato dal ricercatore James M. T. Lewis ha ottenuto il permesso di utilizzare un ulteriore strumento che si trova a bordo del rover Curiosity. Si tratta di un sistema che sfrutta la diffrazione dei raggi X e la spettrofotometria XRF in modo tale da calcolare la quantità di minerali presenti in un campione e la loro struttura e composizione.

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Credits: NASA

L’importanza di questo studio è notevole, nonostante il rover non fosse progettato per l’analisi dei sali organici i risultati hanno permesso di rivedere anche quelli ottenuti con le precedenti missioni su Marte. Grazie al lavoro dei ricercatori si è data una nuova interpretazione ai dati già noti facendo un passo avanti nella ricerca della vita su Marte.