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È il paese di origine di Vinicio Capossela | Quando lo raggiungi ti senti in Paradiso: invaso dai colori e dai profumi della terra

Vinicio Capossela (Rai - youtube screenshot)

Vinicio Capossela (Rai - youtube screenshot) - www.aerospacecue.it

Quando arrivi in questo paese sembra di toccare il cielo: un tripudio di colori, profumi e storie antiche.

Nel profondo Sud, dove le colline sembrano onde e il sole accarezza i tetti con una luce diversa, ci sono paesi che non hanno bisogno di presentazioni. O meglio, che non vogliono farlo. Perché lì tutto parla da sé: la pietra, il vento, persino l’ombra di un vicolo. Non sono luoghi da cartolina – o forse sì, ma quelle un po’ sbiadite, che ti restano in tasca per anni.

Ci sono posti in cui, appena metti piede, ti viene da respirare più a fondo. Come se l’aria stessa sapesse di più: di terra bagnata, di piante aromatiche, di qualcosa che hai dimenticato. Lì ogni cosa sembra avere un ritmo suo, più lento. Ma non è pigrizia, è attenzione. Attenzione a ogni dettaglio, anche il più piccolo. Tipo un fiore spuntato tra due pietre o una finestra che si apre all’alba.

E poi c’è quell’artigianato che non è solo mestiere, è proprio un pezzo di anima. Gente che modella l’argilla come se stesse scrivendo una poesia. Oggetti che sembrano nati dal fuoco e dalla pazienza. Non sono solo belli, sono vivi. Raccontano di mani che non hanno mai smesso di fare, nemmeno quando tutto intorno sembrava crollare.

Ah, e arrivarci è meno complicato di quanto pensi. Non serve scalare montagne o fare ore e ore di curve: le strade sono buone e il viaggio, più che un tragitto, è un’esperienza. Già dal finestrino ti accorgi che stai per entrare in un mondo diverso, uno di quelli che ti restano addosso.

Tra strade che abbracciano le colline

Uno di questi posti, che sembra uscito da una canzone o da un sogno – anzi no, da entrambe le cose – è il paese d’origine del cantautore Vinicio Capossela, dove nacque suo padre. Siamo nel cuore dell’Irpinia, dove Campania, Puglia e Basilicata quasi si stringono la mano. Il paese sta lì, abbarbicato su una collina, come se volesse guardare tutto dall’alto. Ma tranquillo, ci si arriva facile.

Se parti da Sant’Angelo dei Lombardi, il viaggio è già di per sé una meraviglia. Le colline si susseguono, i campi sembrano dipinti e, curva dopo curva, ti accorgi che qualcosa sta cambiando. Nusco è il primo gioiello che incontri, poi via, verso la meta. Le sue casette colorate spuntano all’improvviso, come un segreto che si è lasciato scoprire. Vale la pena fermarsi anche solo per un caffè o una chiacchiera con chi ci vive.

Calitri (Ale Dica - Wikimedia Commons foto)
Calitri (Ale Dica – Wikimedia Commons foto) – www.aerospacecue.it

Tra argilla, memoria e leggende

Ecco, Calitri è proprio uno di quei posti che non si dimenticano. Come racconta Trueriders, la chiamano la “Positano dell’Irpinia” – forse un po’ esagerato? No, forse no. Il centro storico è un incanto, si chiama “Borgo Castello” perché sorge dove una volta c’era un castello, distrutto da un terremoto e mai più ricostruito. Ma le pietre sono rimaste, e con quelle è nato qualcosa di nuovo. Ci trovi mostre che raccontano una storia fatta di fede e mani operose: come quella degli Oggetti Sacri nella cripta della Chiesa dell’Immacolata Concezione, o le opere di Luigi Di Guglielmo, che prende cose buttate via e le trasforma in legno vivo, pieno di significato.

Un’arte ruvida, intensa. E poi c’è l’argilla, sì. Tanta, buona, e lavorata da generazioni. Qui la ceramica è più di una tradizione: è un’identità. Ogni pezzo racconta questa terra, i suoi silenzi, le sue crepe e la sua forza. Se vuoi capire cos’è Calitri, tocca guardarla, ma anche toccarla.