Marte: “È abitabile; ora non abbiamo più alcun dubbio” | Hanno cercato la prova per decenni e l’hanno finalmente trovata

Alieni su Marte (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it
Marte e la domanda che ci facciamo da sempre: può davvero ospitare la vita? Ecco la sorprendente scoperta.
Parlare di Marte è un po’ come sfogliare il diario di un mistero ancora aperto. Da decenni ci chiediamo se quel pianeta rosso, apparentemente inospitale e polveroso, nasconda in realtà una storia molto più interessante di quanto lasci immaginare il suo aspetto attuale. È diventato quasi un’ossessione scientifica, un enigma che ci accompagna fin dai primi passi nello spazio.
In fondo, l’idea che Marte possa aver ospitato forme di vita non è poi così bizzarra. A pensarci bene, è il secondo posto del sistema solare dove cercheremmo, istintivamente, indizi di un passato più “vivo”. Ma la scienza non si accontenta delle suggestioni: servono dati concreti, prove reali. E finora, queste prove… beh, sembravano sempre sfuggire all’ultimo.
Nel tempo, ogni missione marziana ha aggiunto un pezzo al puzzle. Curiosity, Perseverance, i satelliti in orbita… ognuno ha portato qualcosa. Ma il tassello chiave, quello capace di ribaltare il quadro, è rimasto nascosto.
E quindi, per anni, i ricercatori hanno continuato a cercare, scavare, analizzare. Un lavoro lungo, pieno di ipotesi, ripensamenti, nuove strade. Ma con un unico obiettivo: capire se quel mondo abbia mai avuto le condizioni giuste per ospitare la vita.
Qualcosa nei dati non tornava: ecco perché
E alla fine, il momento è arrivato. A firmare la scoperta è un gruppo di ricerca dell’Università di Calgary, coordinato da Benjamin Tutolo, e pubblicata nientemeno che su Science. La svolta arriva grazie al rover Curiosity, che da anni esplora il cratere Gale. Proprio lì, sotto strati e strati di roccia, sono stati trovati accumuli di siderite, cioè un tipo di carbonato, finora mai rilevato con questa precisione su Marte.
E la cosa interessante – anzi, sorprendente – è che i satelliti in orbita non avevano mai individuato nulla del genere in quella zona. Questo significa che la formazione di quei minerali deve essere avvenuta in condizioni molto particolari, probabilmente attraverso il contatto diretto tra acqua e roccia, e poi tramite l’evaporazione. Ma non finisce qui.

Ecco la vera chiave
Questi carbonati non sono semplici minerali: sono una specie di “firma chimica” lasciata da un’atmosfera antica, ricca di CO₂. La loro presenza ci dice che su Marte era attivo il ciclo del carbonio, proprio come sulla Terra. Atmosfera, oceani (sì, c’erano), suolo: tutto era in comunicazione. Ed è proprio questo scambio continuo che, sulla Terra, rende la vita possibile.
In pratica, la CO₂ marziana è rimasta intrappolata nelle rocce sedimentarie. E quelle rocce oggi sono una sorta di archivio, una biblioteca geologica che conserva le tracce di un’epoca in cui Marte era, senza dubbio, abitabile.