Aeroporto, qui mentre aspetti di partire hai bisogno di un mutuo | Qualsiasi cosa tu necessiti occorre un casino di soldi

Veduta di un aeroporto (Pixabay foto) - www.aerospacecue.it
In questo particolare aeroporto anche uno spuntino ti svuota il portafoglio, ma uscire a cercare alternative… impossibile.
C’è un posto in cui anche solo aspettare il volo può diventare un salasso. Non stiamo parlando di un ristorante di lusso o di un resort esclusivo: no, è l’aeroporto. Quel limbo moderno dove ti ritrovi intrappolato per ore, senza altra scelta che… pagare. Pagare tanto. E non per cose strane eh, ma per un panino o una bottiglietta d’acqua.
Ormai lo sanno tutti: oltrepassare i controlli equivale a entrare in un altro mondo. E in quel mondo, tutto costa il doppio, se non il triplo. Uno dice “vabbè, sarà per la sicurezza, i costi di gestione, eccetera…” ma poi si trova a sborsare cifre fuori da ogni logica per cose normali. Un caffè? Ti costa come una colazione intera fuori.
In fondo, è anche una questione di tempo e contesto. Sei lì, magari con la valigia in mano, stanco o affamato, e non è che puoi uscire a cercare alternative. La prigione dorata dell’area imbarchi non lascia scampo. I gestori lo sanno, e ci marciano. Anzi, ci costruiscono sopra un modello economico che somiglia sempre di più a un casinò: hai poco tempo, tanti desideri e nessun piano B.
E attenzione: non è solo una sensazione. C’è chi ha messo nero su bianco quanto può essere assurdo il conto finale dopo uno spuntino “al volo”. Alcuni scali in particolare sembrano voler battere ogni record in fatto di rincari. Uno, su tutti, ha decisamente esagerato.
Dietro i prezzi choc, silenzi e scuse patinate
Alla domanda “ma perché tutti questi rincari?”, la società che gestisce l’aeroporto – iGA – risponde che i prezzi sono in linea con quelli degli altri grandi scali del mondo. Citano Dubai, Londra, Francoforte… tutte mete top. E dicono anche che il prezzo non è solo per il prodotto, ma per “l’esperienza complessiva”.
Peccato che, quando si chiede qualche numero preciso, tipo i dati finanziari, la risposta è che “non possiamo fornirli per motivi di riservatezza commerciale”. E quindi, tutto rimane un po’ fumoso. Intanto, però, chi è in transito paga e tace. Perché lì se ti viene sete… non è che hai tante scelte.

Quello che luccica non è oro, è il menu del bar
A raccontarlo è Leonard Berberi del Corriere della Sera, e l’aeroporto in questione è quello di Istanbul. Un colosso che serve 90 milioni di passeggeri all’anno. Ma anche un luogo dove un semplice pasto può far girare la testa. Letteralmente. Tipo: 24 euro e spicci per 90 grammi di lasagna. Che, a giudicare dalla descrizione, sembrano più un blocco di cemento con una foglia finta sopra.
E non è finita lì: se per caso ti viene voglia di un croissant salato, preparati. Quello al pollo? 14,5 euro. Col tonno? 16. Col salmone? 17,5. E se pensi “mi prendo un’insalatina”, sappi che si parte da 13 euro per quella più semplice. L’acqua piccola sta a 9 euro. Una birra locale, la Efes? 17,5 euro. Quando, fuori dall’aeroporto, a Taksim, la stessa bottiglia costa 1,5 euro. No, non è uno scherzo.