“Finalmente abbiamo trovato il cuore matto della Terra” | È da qui che iniziano tutte le catastrofi

Il "battito cardiaco" della Terra (Depositphotos foto) - aerospacecue.it
Questa manifestazione sta tenendo impegnati gli scienziati da decenni. Non sono ancora riusciti a comprenderne l’origine
La storia del mondo sin dalla sua esistenza è da sempre stata soggetta a catastrofi naturali, provocate direttamente dalla natura, per le più disparate cause, a danno degli esseri viventi.
L‘elemento più preoccupante che gli esperti che si occupano proprio di tale ambito si sono trovati costretti a fronteggiare è la generale imprevedibilità che caratterizza tali fenomeni.
Tra i principali fenomeni catastrofici figurano indubbiamente i terremoti, causati da un improvviso movimento delle differenti placche della crosta terrestre, le cui conseguenze, nei casi più gravi, risultano essere crolli di infrastrutture, frane, ma anche maremoti.
Rientrano in tale categoria anche le eruzioni vulcaniche, tra le quali si ricorda ancora oggi l’attività del Vesuvio che nel 79 d.C. rase al suolo la città di Pompei e i centri limitrofi. Consiste nell’espulsione di gas, ceneri e lava, direttamente dal foro di un vulcano.
L’ennesimo “mistero” della Terra
Gli esperti di geofisica si stanno interrogando già da numerose stagioni relativamente al pazzesco fenomeno, definito come un vero e proprio “battito cardiaco“, che riguarda la Terra esattamente ogni 26 secondi. Così definito per via del suo effetto, similare a quello delle pulsazioni del muscolo cardiaco, si tratta di un movimento tellurico, che pur non assomiglia alle scosse che caratterizzano, ad esempio, i terremoti o i fenomeni vulcanici.
Se generalmente l’attività sismica viene attribuita a catastrofi naturali, più o meno distruttive, è importante definire come, in realtà, la nostra Terra risulti essere in continuo movimento, nonostante nessuno di noi riesca effettivamente ad accorgersene; questo, perché il Pianeta che ci ospita è soggetto a numerosi microsismi, tra i quali rientra proprio il “battito cardiaco terrestre“, rilevato per la prima volta nel corso degli anni ’60, grazie al lavoro del geologo statunitense Jack Oliver. Lo scienziato fu, infatti, il primo a riuscire a registrare pulsazioni regolari, riuscendo anche a definire un’approssimativa localizzazione, all’interno della fascia meridionale dell’Oceano Atlantico.

Gli scienziati non riescono ancora a trovare una spiegazione
E si trattò di una scoperta incredibile per l’epoca, considerando quali fossero le uniche tecnologie di rilevamento esistenti a beneficio degli scienziati ben sessant’anni fa. Strumentazioni a dir poco rudimentali, che richiedevano lo svolgimento del lavoro prevalentemente attraverso registrazioni su carta, che permettessero di procedere con analisi approfondite relativamente a manifestazioni, come nel caso del “battito cardiaco”. Ma l’origine incerta, nonché il fascino, relativa a tale fenomeno, continua a tener banco anche nei tempi odierni, quando la tecnologia ha ormai compiuto passi da giganti in termini di progressi e informazioni acquisite; ciò non è bastato ad aiutare in maniera determinante la comunità scientifica a comprendere l’origine e la precisa localizzazione del fenomeno.
Infatti, nel corso dei decenni, sono state registrate differenti scosse, maggiormente evidenti soprattutto in zone corrispondenti all’Europa, al Nord America e all’Africa occidentale, ma resta ancora da svelare quali elementi si celino dietro la precisione e la regolarità del fenomeno, che avverrebbe indipendentemente dalle condizioni metereologiche o geologiche. Ulteriori teorie suggeriscono che l’attività possa provenire dall’Isola di São Tomé, proprio a largo della costa occidentale africana, o ancora che possa essere attribuibile al flusso di fluidi che scorrono nelle microfratture all’interno dei fondali oceanici, ma serviranno ulteriori approfondimenti per scovare la teoria più appropriata. A riportarlo Discovermagazine.