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L’Unione Europea vuole distruggere Elon Musk | L’obiettivo è spazzare via Starlink, ma prima deve evitare di suicidarsi

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Unione Europea e Elon Musk (Canva-Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it

Interrompere l’egemonia di Starlink nel cosmo? E’ questo l’ambizioso piano su cui sta concretamente lavorando l’UE

Il multimiliardario sudafricano Elon Musk è stato capace di mettere la sua figura sempre più in risalto per via delle ambizioni, oltre ogni limite umano attualmente conosciuto, relative all’espansione dell’uomo nello Spazio.

Il suo obiettivo dichiarato, in merito al quale non è mai stato fatto mistero, è quello di rendere la specie umana “multiplanetaria”. Come fare ciò? Innanzitutto inviando uomini e donne su Marte, così da istituire una comunità autosufficiente sul Pianeta Rosso.

Questo obiettivo sarebbe possibile esclusivamente ottimizzando il razzo Starship, su cui attualmente si trova a lavoro SpaceX, l’agenzia spaziale privata fondata dallo stesso Musk.

Starship rappresenterebbe un’innovazione senza pari nell’ambito dei viaggi nel cosmo, per via della sua capacità di trasporto, pari a fino 100 passeggeri contemporaneamente, oltre che per la possibilità di essere riutilizzato e di fare rifornimento direttamente in orbita.

Sessant’anni dopo, una nuova “corsa allo Spazio”?

Ed ecco palesarsi l’idea di quella che potrebbe a tutti gli effetti rispecchiare la corsa allo Spazio intercorsa nel pieno della Guerra Fredda tra Unione Sovietica e Stati Uniti d’America, che prevederebbe lo stesso contrasto a distanza nell’ambito dello sviluppo tecnologico, ma anche bellico, necessario a ricoprire un ruolo di rilievo nel panorama spaziale. E considerando il progressivo raffreddamento delle parti implicate nell’alleanza “euroatlantica”, il quadro appare ancora più chiaro; l’Unione Europea ha intenzione di garantire alla propria popolazione un servizio analogo, che possa in qualche modo competere, con la creatura di Elon Musk, SpaceX.

Quest’arma potrebbe essere rappresentata da Eutelsat, organizzazione intergovernativa del Vecchio Continente nata, ormai, quasi cinquant’anni fa, ma la cui privatizzazione ebbe inizio soltanto a partire dal nuovo millennio. La sua sede si trova nella Capitale francese Parigi, mentre l’operazione nel territorio italiano è garantita grazie alla nostrana concessionaria Telespazio, di cui Leonardo detiene il 67% delle azioni, condivise con la transalpina Thales, che ne possiede il 33%. L’amministratore delegato di Eutelsat, Eva Berneke, ha affermato nel corso di una recente intervista rilasciata a Reuters di star già fornendo servizi internet ad alta velocità, ad esempio, a vantaggio dei cittadini ucraini, da almeno dodici mesi a questa parte.

Eutelsat
Satelllite Eutelsat (Eutelsat foto) – www.aerospacecue.it

Una serie di obiettivi altamente ambiziosi

La portavoce di Eutelsat, Joanna Darlington, ha invece affermato: “Non sappiamo ancora come l’UE, collettivamente o paese per paese, finanzierà gli sforzi futuri“. Il progetto di espansione per gli anni a venire, dunque, continua a rimanere un mistero, ma gli sforzi profusi dalla società nel corso delle ultime annate fanno già comprendere come – nonostante SpaceX rimanga per il momento ancora irraggiungibile – la volontà principe sia quella di far valere le proprie capacità a livello internazionale, come sottolinea, per esempio, l’acquisto di OneWeb, unico in Europa in grado di sfidare proprio l’agenzia privata statunitense sulla progettazione di costellazioni stellari.

E’ possibile, tuttavia, anticipare che nel corso del 2025 si concretizzerà l’attivazione di EU GOVSATCOM, che sarà capace di garantire servizi di comunicazione satellitare soprattutto nei confronti delle autorità pubbliche nazionali, al fine di garantire un grato maggiorato di sicurezza per l’interezza degli Stati membri. Per quanto concerne l’Italia, ad esporsi in merito è stato il Ministro delle Imprese e del Made in Italy con delega alle politiche spaziali e aerospaziali Adolfo Urso, che ha così parlato: “Lo scorso anno abbiamo dato mandato all’Agenzia Spaziale Italiana di realizzare un primo studio di fattibilità sui tempi, le modalità e i costi, studio di fattibilità che ci è stato consegnato ed è incoraggiante“. Ora sarà, dunque compito dell’ASI verificare quanto la filiera nazionale sarò in grado di raggiungere tale obiettivo.