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Asteroide da 500 metri: la simulazione svela un calo termico di 4°C e il crollo del 30% della fotosintesi

Asteroide

Asteroide in collisione con la Terra (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it

E se un asteroide entrasse in collisione con la Terra? Un gruppo di ricerca ha rivelato quali sarebbero le conseguenze per i viventi

Tra i numerosissimi oggetti presenti nel Sistema Solare, che orbitano nelle vicinanze della Terra, sono stati rilevati anche corpi di particolare interesse per la comunità astronomica, per via della probabilità di collisione che gli stessi hanno dimostrato di possedere.

Ne è un esempio l’asteroide Bennu, che presenta un diametro pari a circa 500 metri ed è contraddistinto una probabilità pari a 1 su 2700 di causare un impatto sulla Terra. Questo evento potrebbe ipoteticamente avere luogo nel 2182. Ma come è stato possibile valutarne la probabilità a circa 150 anni di distanza?

I ricercatori dell’ICCP hanno proceduto con la simulazione di uno scenario di collisione, usufruendo di un asteroide presentante dimensioni nella media e di un modello climatico all’avanguardia, ottenendo una massiccia iniezione di tonnellate di massiccia polvere nell’atmosfera superiore. La ricerca recentemente sviluppata, tuttavia, si è soffermata anche sull’analisi degli effetti riguardanti l’ambiente marino.

Ciò è stato possibile grazie al supercomputer IBS Aleph, grazie al cui impiego gli studiosi sono stati in grado di eseguire differenti scenari d’impatto. Le simulazioni hanno prodotto scenari decisamente drammatici, con interruzioni nel clima e nella chimica atmosferica, il raffreddamento della superficie sino a 4°C e la riduzione della piovosità del 15%.

Gli approfondimenti condotti

Il dottor Lan Dai, ricercatore post dottorato presso l’ICCP, nonché principale autore dello studio, ha sottolineato come il brusco impatto andrebbe a generare condizioni climatiche profondamente sfavorevoli per la regolare proliferazione di tutte le piante, includendo una riduzione sino al 30% della fotosintesi, sia negli ecosistemi terrestri, sia in quelli marittimi. Le conseguenze sarebbero profondamente disagianti, inevitabilmente, anche per l’uomo, costretto ad assistere a significativi sconvolgimenti per quanto concerne la sicurezza alimentare.

Questa conclusione è strettamente correlata ai dati del modello ottenuto dalle loro simulazioni, che ha anche fatto emergere, per quanto concerne il modello oceanico, una particolare ed inattesa tendenza nel comportamento dei plancton: una riduzione repentina, seguita da un recupero progressivo nel biennio successivo sulla terraferma, e da una ripresa ancor più rapida, entro soli 6 mesi, nell’ecosistema oceanico, più di quanto sia mai avvenuto alle circostanze climatiche attuali.

Plancton
Proliferazione di plancton (Pexels foto) – www.aerospacecue.it

Le potenziali conseguenze sugli ecosistemi

Il professor Alex Timmermann, direttore dell’ICCP e coautore dello studio, ha affermato che il gruppo di ricerca era stato capace per la prima volta di rilevare concretamente una concentrazione di ferro nella polvere, nutriente fondamentale per organismi quali alghe, tuttavia scarsamente abbondante in determinate latitudini, come nella fascia Pacifica tropicale orientale e nell’Oceano Antartico.

Quanto emerso da ulteriori approfondimenti è che, qualora l’asteroide in questione fosse estremamente ricco di ferro, la sua esplosione nella stratosfera andrebbe a produrre un arricchimento del quantitativo del medesimo materiale nelle regioni naturali che sono sprovviste di ingenti quantità, andando a produrre una proliferazione di alghe mai assistita sino ad ora.  Gli organismi coinvolti in questa florida crescita sottomarina sarebbero, in particolare, le diatomee, alghe maggiormente ricche di silicati. I risultati finali dello studio sono stati pubblicati su Institute for Basic Science.