ALLARME MISSIONI SPAZIALI private | Il primo giorno è stata una tragedia: “C’era vomito dovunque”

I rischi dei viaggi con agenzie private (Canva-Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it
Ecco a quali spiacevoli conseguenze si può andare incontro nell’ambito delle missioni spaziali private. C’è possibilità di evitarlo?
Le missioni spaziali private si differenziano dalle tradizionali spedizioni nel cosmo, in quanto condotte su iniziativa di aziende non governative e, per l’appunto, private.
Pur non presentando, dunque, alcuna affiliazione con agenzie quali NASA, ESA o Roscosmos, queste organizzazioni si mobilitano in prima persona per offrire servizi di lancio satellitare e promuovere il turismo spaziale.
Altre volte, invece, le missioni che vengono messe in atto sono frutto del processo di collaborazione con aziende nazionali ed internazionali di primo livello, come nel caso del sodalizio siglato tra NASA e SpaceX.
A tal proposito, quest’ultima, fondata nel 2002 da Elon Musk, rappresenta il più celebre esempio di agenzia spaziale privata al mondo, seguita da Astrobotic, Rocket Lab o Blue Origin, soltanto per citarne alcune.
Un enorme successo, smorzato da…
Per la prima volta nella storia quattro astronauti privati sono riusciti a raggiungere un’orbita che, sino ad ora, nessuno era mai stato capace di esplorare. A renderlo possibile è stato il conseguimento della missione Fram2, capeggiata da Chun Wang, imprenditore nell’ambito delle criptovalute, che ha condotto verso tale traguardo un gruppo di astronauti che non presentavano alcuna affiliazione con altre agenzie spaziali. Eppure, non è tutto oro ciò che luccica. Infatti, quella che sembrava essere una meta significativamente importante nella storia umana nel campo delle esplorazioni aerospaziali, si è tramutata in una situazione quantomeno particolare.
Già, perché non appena l’equipaggio ha compiuto il proprio ingresso in microgravità, la “sindrome di adattamento spaziale” non ha tardato a fare la propria comparsa. Parliamo di una problematica fisiologica il cui riscontro negli astronauti in orbita rappresenta quasi una consuetudine. Stiamo parlando del sopraggiungere di nausea e vomito tra i membri dell’equipaggio; di certo non un esordio di successo nel corso della prima giornata di missione. Ma perché quasi tutti gli astronauti sono soggetti a tale scombussolamento una volta approdati in microgravità?

Perché ciò accade?
Considerate che la gravità non scompare affatto quando si entra nello spazio, riuscendo a persistere fino a circa il 90%, anche quando si entra a quota orbitale. L’apparente senso di galleggiamento è dovuto unicamente alla condizione di caduta libera perpetua, lasciando i soggetti nell’illusione che, effettivamente, il peso sia assente. Ed è proprio questo elemento a scombussolare il sistema vestibolare dei membri dell’equipaggio, che si tramuta direttamente in intolleranza di stomaco nella maggior parte dei soggetti.
Gli astronauti professionisti sono totalmente consapevoli di dover mettere in conto dolori o fastidi di differente natura nel corso di una missione. Anche i più esperti ed accorti possono finire “vittime” di simili disagi ed è per questo che l’unico modo a disposizione dell’uomo per ridurne l’effetto è prepararsi adeguatamente attraverso un preciso addestramento, sotto il punto di vista prettamente psicologico. Lo scrive IFLScience.