Campi Flegrei, lo studio dallo Spazio eviterà una catastrofe | Hanno scoperto quello che accade prima dei terremoti

Campi Flegrei visti dall'alto (INGV foto) - www.marinecue.it
Un nuovo sorprendente studio ha rivelato un aspetto inatteso relativo ai Campi Flegrei. Ecco come si potranno prevenire i terremoti
I Campi Flegrei rappresentano una delle aree vulcaniche maggiormente affascinanti, ma allo stesso tempo controllate, dell’intero continente europeo. Ricoprono l’area corrispondente alla periferia nord-ovest di Napoli.
Parliamo di una caldera vulcanica, precisamente originatasi da un’eruzione avvenuta quasi 40.000 anni fa, rimasta negli annali della storia vulcanica del nostro Paese per essere stata una delle più violente mai verificatesi nel corso degli ultimi 200.000 anni.
Sebbene l’ultima effettiva eruzione abbia avuto luogo nel 1538, contribuendo alla nascita di Monte Nuovo, l’area resta tutt’ora attiva, richiedendo il monitoraggio costante da parte dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
L’area viene attenzionata in modo specifico perché è tra le più densamente abitate dell’intera Campania e il costante bradisismo, ossia il sollevamento del suolo, che la riguarda, rappresenta un segnale d’allarme significativo.
Lo studio condotto
Un gruppo di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia sono riusciti a scoprire che i terremoti che hanno interessato l’area dei Campi Flegrei, strettamente correlati al fenomeno del bradisismo, sono stati preceduti nei giorni o nelle settimane antecedenti da significative variazioni nella temperatura del suolo. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Remote Sensing Letters con il nome di A Novel Algorithm for Thermal Monitoring Using ECOSTRESS time series: the case of Campi Flegrei, Naples, Italy, proprio per via dell’impiego del sensore ECOSTRESS della Stazione Spaziale Internazionale per misurare le immagini termiche dell’area in questione.
In particolar modo, ad esser stata attenzionata è la Solfatara di Pozzuoli, le cui immagini termiche in merito sono state realizzate a cavallo tra il 2021 e il 2022. Nelle aree di Bocca Grande e Fangia i valori di temperatura riscontrati risultano essere attendibili, in quanto non influenzati dalla componente antropica. I metodi statistici impiegati per rilevare le differenze di temperatura risultano essere particolarmente affidabili per quanto concerne l’interpretazione dei dati; è proprio grazie a tale metodologia che le anomale variazioni di temperatura riscontrare sono state messe a confronto con i terremoti più violenti registrati nel corso degli ultimi anni presso i Campi Flegrei.

Gli strumenti utilizzati e i risultati
La strumentazione impiegata comprende, oltre ai dati raccolti dallo strumento ECO System Spaceborne Thermal Radiometer Experiment, meglio noto come ECOSTRESS, anche un sensore della NASA-JPL installato direttamente a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, vale a dire un radiometro a infrarossi termici multispettrali, in grado di rilevare flussi di calore in corrispondenza dei vulcani e nella mappatura delle colate laviche. In questo modo si è riusciti a dimostrare come la temperatura del suolo abbia subito drastici mutamenti già nelle settimane, o addirittura ei giorni, antecedenti ai sismi che sono stati presi in considerazione.
Per rendere un esempio, il recente terremoto del 20 maggio 2024, di magnitudo 4.4, è stato preceduto da un aumento di temperatura di 5°C nel terreno, già tre giorni prima della sua effettiva manifestazione. A riguardo, il ricercatore dell’INGV, nonché coautore di tale ricerca, Cristiano Fidani si è espresso così: “Le anomalie in temperatura evidenziate attraverso due analisi statistiche differenti, ci rendono più fiduciosi riguardo il possibile legame tra la fluttuazione di temperatura superficiale e l’attività sismica dell’area“. A riportarlo è GeoPop.