Come Nettuno ma con una massa più grande di quella della Terra | Cuancoá sta meravigliando tutti per i suoi movimenti strani

Pianeti (Pixabay foto) - www.aerospacecue.it
Un pianeta dalle dimensioni terrestri, ma con l’anima di Nettuno: Cuancoá incuriosisce gli scienziati con orbite mai viste prima.
Sai, l’universo là fuori non smette mai di stupirci. Ogni volta che pensiamo di aver capito almeno un pezzetto di come funzionano i pianeti, ecco che salta fuori qualcosa che ci fa dire: “Aspetta, cosa?”. E con tutti questi strumenti spaziali iper-avanzati che stanno osservando l’universo come fosse un reality cosmico, le sorprese sono ormai all’ordine del giorno.
Pensavamo che certi pianeti, troppo vicini alle loro stelle, non potessero proprio esistere. Troppo caldo, troppa radiazione, troppo… tutto. E invece no. Ce ne sono alcuni che se ne stanno lì tranquilli, incollati alla loro stella come fossero a una griglia rovente, e resistono. Nessuno capisce bene come facciano, ma ci sono.
E poi ci sono questi giganti gassosi che orbitano in modo super strano. Tipo, giri completati in meno di un giorno terrestre, e con un lato che si abbronza per sempre mentre l’altro vive in una notte eterna. Già solo questo basta a farti girare la testa. Ma aspetta, c’è di più.
Cioè, oggi non si studiano più solo i pianeti in sé, ma pure cosa c’è dentro la loro atmosfera. Con la tecnologia che abbiamo ora – tipo il James Webb – si riescono a “sniffare” molecole da migliaia di anni luce di distanza. E ogni volta che ci guardano dentro… bum, una nuova stranezza.
Quando un pianeta ti manda in tilt tutti i modelli
Allora, parliamo un secondo di questo Cuancoá – nome scientifico LTT 9779 b, ma diciamo che il soprannome è più simpatico. È stato scoperto qualche anno fa, e già da subito ha fatto alzare più di qualche sopracciglio tra gli astronomi. È un gigante gassoso grosso quasi trenta volte la Terra, ma se ne sta attaccato alla sua stella con un’orbita folle di sole 19 ore. Già questo basterebbe per metterlo nella categoria “cosa diamine?”.
Eppure, invece di evaporare per il calore, Cuancoá resiste. Si scalda a più di 1.900 gradi, sempre con la stessa faccia rivolta alla stella, come fa la Luna con noi. Ma la cosa ancora più assurda è che, su quel lato “arrostito”, sono stati trovati vapore acqueo e nuvole. Eh sì, nuvole. Là dove ci si aspetterebbe solo gas incandescenti.

Tra piogge impossibili e cieli inaspettati
La spiegazione? Beh, non è proprio semplicissima. Pare che i venti super veloci di Cuancoá riescano a spostare il calore abbastanza da creare una zona “più fresca” (per modo di dire) dove le nuvole riescono a formarsi. Tipo un’oasi nel mezzo dell’inferno. Il telescopio James Webb ha beccato questi segnali e ha detto: “Ehi, qua c’è qualcosa che non torna”.
E ora tutti giù a studiarlo. Gli scienziati stanno usando anche Hubble e altri strumenti per capire meglio com’è fatta quell’atmosfera. Vogliono scoprire come si creano quelle nuvole, da cosa sono fatte, e perché restano lì. Cuancoá, insomma, è diventato un piccolo enigma cosmico… e a quanto pare, ci darà filo da torcere ancora per un bel po’.