Sono passati sessanta anni dalla prima volta | Ci fu un enorme clamore, ma oggi non fa più notizia: eppure sono tanti che lo fanno

Astronauta (Canva foto) - www.aerospacecue.it
Sessant’anni fa fu un evento storico, oggi passa inosservato: eppure sempre più persone lo fanno senza pensarci.
Guardare la Terra dall’alto è sempre stato un sogno dell’umanità. Per secoli, esploratori, scienziati e filosofi hanno immaginato come sarebbe stato osservare il nostro pianeta da una prospettiva completamente nuova, sospesi nel vuoto dello Spazio. Oggi, grazie ai progressi della tecnologia, questa visione non è più solo fantasia: per alcuni è addirittura routine.
Basti pensare agli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale, che ogni giorno vivono e lavorano in assenza di gravità. Per loro, fluttuare nello Spazio è la normalità, e compiere attività fuori dalla navicella non fa più notizia. Ma non è sempre stato così. C’è stato un tempo in cui anche solo uscire da una capsula spaziale era un’impresa da brivido, con rischi altissimi e nessuna certezza di tornare indietro.
Oggi, le passeggiate spaziali sono una pratica collaudata, tanto che le vediamo spesso nei documentari o nei video della NASA, quasi senza stupirci. Ma c’è stato un momento preciso in cui tutto è iniziato, un giorno in cui un uomo ha deciso di aprire un portello e avventurarsi per la prima volta nel vuoto cosmico, senza sapere cosa sarebbe successo.
E proprio quell’evento, che un tempo ha tenuto il mondo con il fiato sospeso, è stato il primo passo verso una nuova era dell’esplorazione spaziale. Un passo che oggi sembra quasi scontato, ma che sessant’anni fa rappresentava una sfida senza precedenti.
Quando tutto è cominciato
Era il 18 marzo 1965 quando Alexei Leonov si trovò faccia a faccia con l’ignoto. A bordo della capsula sovietica Voskhod 2, sapeva di stare per tentare qualcosa di mai fatto prima: uscire nello Spazio, senza protezione, solo con la sua tuta a separarlo dal vuoto. Nessuno sapeva davvero cosa sarebbe successo.
Quel giorno, milioni di persone seguirono l’evento, con il fiato sospeso. Leonov aprì il portello e si spinse fuori, con la Terra che ruotava sotto di lui, immensa e luminosa. Fluttuò per alcuni minuti, ma ben presto le cose iniziarono a complicarsi. La sua tuta si gonfiò troppo, rendendogli impossibile muoversi con agilità. Il rientro nella capsula diventò una corsa contro il tempo, con il rischio concreto di rimanere bloccato fuori.

Oggi è tutta un’altra storia
Quella missione fu un successo, ma anche un enorme spavento. Oggi, però, nessuno pensa più ai rischi delle prime passeggiate spaziali. Gli astronauti escono regolarmente dalla ISS per riparazioni e manutenzioni, quasi come fosse un lavoro qualsiasi.
Eppure, se sessant’anni fa l’impresa di Leonov fece il giro del mondo, oggi ben pochi si emozionano nel vedere qualcuno fluttuare fuori da una navicella. Forse perché ci siamo abituati, o forse perché ora il nostro sguardo è puntato ancora più lontano, verso la Luna e Marte. Ma senza quella prima passeggiata spaziale, tutto questo non sarebbe stato possibile.