Astronomia, confermata la presenza di un esopianeta nascosto accanto al gigante TOI-2818b

Illustrazione di pianeti simili alla Terra (Pixabay FOTO) - www.aerospacecue.it
Questa scoperta è interessantissima dal punto di vista astronomico in quanto conferma la presenza di un “nuovo” esopianeta.
Se c’è una cosa che non smette mai di stupire gli astronomi, è la scoperta di nuovi pianeti al di fuori del nostro Sistema Solare. Ogni volta che salta fuori un nuovo esopianeta, si apre un piccolo spiraglio su come i mondi si formano, si evolvono e, chissà, forse anche su come potrebbe essere la vita altrove nell’universo.
E proprio di questo si è occupato un team di scienziati dell’Università del New South Wales (UNSW) di Sydney, che ha individuato un possibile nuovo esopianeta usando un metodo davvero ingegnoso: la variazione del tempo di transito (o Transit Timing Variation, per chi ama i tecnicismi). In parole semplici, hanno notato che il pianeta noto come TOI-2818b, un gigante gassoso chiamato letteralmente “Giove caldo”, non si comportava esattamente come previsto nel suo passaggio davanti alla stella madre. Qualcosa stava modificando leggermente i tempi di questi transiti.
Dopo un’analisi approfondita e una bella dose di simulazioni, gli scienziati hanno dedotto che la spiegazione più plausibile è la presenza di un secondo pianeta nelle vicinanze. E questo è già un grosso affare, perché di solito i Giovi caldi sono dei solitari, e trovare un vicino di casa per uno di loro potrebbe cambiare il nostro modo di capire come si formano questi mondi giganti.
L’esopianeta candidato avrebbe una dimensione stimata tra 10 e 16 volte quella della Terra e un’orbita che lo porta a girare intorno alla sua stella in meno di 16 giorni. Se confermato, potrebbe essere una chiave per risolvere il mistero della formazione dei Giovi caldi e dei loro eventuali compagni di viaggio.
Come si scoprono gli esopianeti?
Parliamo un attimo di come gli astronomi vanno a caccia di pianeti lontani. Il metodo più diffuso è quello del transito, che è un po’ come notare un insetto che passa davanti a una lampadina: se un pianeta transita davanti alla sua stella, ne blocca una piccola parte della luce, e noi possiamo misurare quella minuscola diminuzione. Ma in questo caso, il team della UNSW ha usato un trucco ancora più raffinato: hanno studiato le piccole variazioni nei tempi dei transiti di TOI-2818b. In teoria, il passaggio di un pianeta davanti alla sua stella dovrebbe essere come un orologio super preciso. Se invece i tempi cambiano, significa che c’è un altro oggetto nelle vicinanze che sta influenzando l’orbita con la sua gravità.
Ed è esattamente quello che hanno notato. Analizzando tre anni di dati provenienti dal telescopio spaziale TESS della NASA, gli astronomi si sono accorti che i transiti di TOI-2818b stavano avvenendo sempre leggermente prima del previsto. Non di molto, solo qualche minuto, ma abbastanza per sollevare il sospetto che qualcosa stesse “tirando” il pianeta. Dopo aver escluso altre possibili spiegazioni, come l’interazione mareale con la stella, che avrebbe suggerito che TOI-2818b stesse precipitando verso di essa, l’ipotesi più convincente è stata la presenza di un secondo pianeta. Per ora, non possiamo vederlo direttamente, ma le simulazioni dicono che deve essere lì, “nascosto tra i dati”.

Perché tutto ciò è importante?
Ora, magari stai pensando: “Ok, interessante, ma perché dovremmo preoccuparci così tanto di un pianeta che nemmeno possiamo vedere?” La risposta è semplice: questo tipo di scoperte ci aiuta a capire come si formano e si evolvono i sistemi planetari. Un Giove caldo, come TOI-2818b, sono un vero rompicapo per gli astronomi. Sono enormi, gassosi e si trovano molto vicini alle loro stelle, cosa che non dovrebbe accadere se guardiamo ai modelli classici di formazione planetaria. Si pensa che possano formarsi più lontano dalla stella e poi migrare verso l’interno, ma il modo in cui lo fanno è ancora oggetto di dibattito.
Se confermiamo che un Giove caldo ha un compagno, significa che il processo di migrazione non è sempre distruttivo per gli altri pianeti nel sistema. Questo potrebbe suggerire che i “Giovi caldi” si spostano con un meccanismo più “delicato” (migrazione a freddo), piuttosto che con interazioni violente che buttano fuori gli altri pianeti (migrazione caotica).