Marte, è bastato solo un sasso per aprire la mente degli astronomi | Ecco come hanno trovato l’acqua: scoperta sconvolgente

Roccia Marziana (Canva/Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it
Un rinvenimento eccezionale che conferisce credibilità ad uno scenario marziano davvero interessante. Ecco cosa hanno scoperto
Raggiungere Marte con un equipaggio di astronauti rappresenta, ormai già da diversi decenni, uno degli obiettivi fondamentali posti dalla comunità aerospaziale mondiale.
L’interesse per il Pianeta Rosso, che è sicuramente stato coinvolto in un’accelerata specie nelle ultime stagioni, è cresciuto di pari passo con la volontà da parte degli uomini di approdare sulla Luna.
Basti pensare che la prima missione ad aver inquadrato come protagonista proprio Marte risale al 1960. L’Unione Sovietica procedette al lancio di Marsnik 1 per effettuare il primo flyby marziano della storia, ma il mezzo non riuscì mai a raggiungere l’orbita terrestre.
Dopo oltre sessant’anni, le tecnologie a disposizione degli esperti appaiono decisamente più sofisticate e le conoscenze in materia sono tali da poter permettere anche lo sbarco del primo uomo della storia su Marte. Ma quando ciò succederà?
Mai una simile raccolta prima d’ora
Il Rover NASA Perseverance ha raccolto nel corso delle sue esplorazioni un campione realmente sorprendente sulla superficie del Pianeta Rosso. Stiamo parlando di una roccia, denominata per via del suo aspetto e dei suoi toni scuri “macchia di leopardo“, che per via della sua peculiare composizione chimica parrebbe possedere più di una caratteristica comune con le rocce terrestri. Questa incredibile notizia è stata diffusa alla comunità intera nel corso della Lunar and Planetary Science Conference, durante cui si è ampiamente parlato della possibilità che, nel passato, proprio Marte sia stata casa di forme di vita. E indubbiamente rilevamenti come quello del Perseverance possono potenzialmente dimostrarsi fondamentali per definire l’effettività di tale tesi.
L’ex scienziato capo della NASA Jim Green ha, infatti, sottolineato come la scoperta raggiunta dal rover rappresenta “uno dei segnali più forti mai rilevati di possibile vita marziana“, affermando altresì che sarà cruciale condurre nuove e più approfondite analisi per comprovare l’ipotesi. Green è stato anche la mente dietro alla particolare scala che misura l'”efficacia” delle prove raccolte a sostegno della possibilità di vita passata su Marte. Attualmente i rilevamenti di Perseverance sono stati indicati come livello 1, rappresentando un indizio preliminare, ma non è da escludere che con i futuri approfondimenti gli scienziati possano elevarne il grado.

Gli sviluppi futuri
Il rinvenimento della roccia è avvenuto nel cratere Jezero, che rappresenta la testimonianza di un antico lago presente sulla superficie marziana e che, nello specifico, miliardi di anni fa si stima potesse possedere le caratteristiche adeguate ad ospitare vita microbica sul Pianeta Rosso. Le già citate “macchie di leopardo“, comunque, presentano concentrazioni di ferro e fosforo, con la parte centrale in cui spicca la presenza di ferro e zolfo; si tratta di elementi che, a detta degli studiosi, conferiscono al processo della formazione delle macchie un’ipotetica compatibilità con la presenza di organismi viventi in presenza di temperature non elevate. Lo afferma il geobiologo presso la Texas A&M University, Michael Tice.
L’obiettivo sul breve periodo che la NASA spera di poter perseguire riguarda il piano di recupero dei campioni raccolti dal rover Perseverance, proprio per l’urgenza che gli studiosi hanno di procedere all’esame degli stessi. Un approfondimento consentirebbe, infatti, di confermare, o eventualmente di smentire, la possibilità che su Marte abbia realmente avuto luogo lo sviluppo di vita. Considerando, tuttavia, che la missione volta a riportare i campioni sulla Terra comporterebbe un esborso eccessivo, pari a 11 miliardi di dollari, l’agenzia spaziale statunitense sta pensando di affidarsi a società private per ridurre i costi.