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NASA, ha deciso di non voler sentire né vedere più nulla | Resteranno nello Spazio più tempo, ma senza svolgere le loro funzioni: serviranno?

Veicolo spaziale

Mezzo NASA in orbita (Canva/Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it

La linea strategica adottata dalla NASA è chiara: le sue tecnologie continueranno ad essere presenti nello Spazio il più a lungo possibile

La NASA (National Aeronautics and Space Administration) rappresenta una delle indubbie eccellenze mondiali nell’ambito dei progetti e delle esplorazioni nello spazio profondo.

Il suo ruolo di vertice nell’ambito aerospaziale resta saldo sin dal 1969, quando nell’ambito della missione Apollo 11, l’agenzia spaziale degli Stati Uniti d’America spedì il primo uomo sul suolo lunare.

Dalla data dell’allunaggio, capace di segnare una svolta senza eguali nel mondo della navigazione extraterrestre, sono trascorsi oltre cinque decenni di scoperte, sperimentazioni e nuove implementazioni.

Le tecnologie messe a punto dall’agenzia e dal meticoloso lavoro dei suoi esperti sono state in grado di trasmettere sulla Terra informazioni e dati cruciali ad apprendere i segreti che si celano nello spazio profondo.

Strumenti determinanti nelle esplorazioni spaziali

Dopo 47 anni le sonde Voyager 1 e 2 lanciate dalla NASA restano ancora in orbita. Nel corso di quasi cinque decadi le sonde sono divenuti gli oggetti antropici spediti nello spazio ad aver compiuto il viaggio più lungo in assoluto, registrando dati ed informazioni determinanti ed impattanti per l’intera comunità aerospaziale. Nonostante gli obiettivi inizialmente prefissati nell’ambito delle missioni NASA che prevedevano l’impiego delle sonde siano stati ampiamente raggiunti, gli esperti del Jet Propulsion Laboratory, associato alla NASA, sono alla ricerca di un sistema che garantisca un’attività ulteriormente prolungata alle stesse.

E’ stata la stessa NASA ad annunciare che lo scorso 25 febbraio il cosmic ray subsystem experiment, localizzato a bordo di Voyager 1, è stato spento, e verrà seguito dal low-energy charged particle instrument, a bordo di Voyager 2, il prossimo 24 marzo. Ciò dovrebbe garantire una longevità ulteriore di almeno un anno, quando si renderà necessario procedere con la disattivazione di un ulteriore strumento. La potenza inizialmente disponibile sulle sonde, alimentate da un sistema che prevede tre generatori termoelettrici, era pari a 470 watt, ma con il passare delle stagioni subisce una diminuzione pari a 4 watt annui circa.

Voyager 2
Sonda Voyager 2 (NASA foto) – www.aerospacecue.it

La strategia dalla NASA

La Voyager Project Scientist Linda Spilker ha esposto come ciascuna giornata sia determinante per le esplorazioni delle sonde Voyager, che sono continuamente all’esplorazione di regioni spaziali inedite per ogni qualsivoglia pregresso velivolo spaziale, garantendo all’uomo dati e catture assolutamente esclusive. Allo stesso modo, ogni giorno può segnare un significativo punto di svolta, ed è per questo che i tecnici del JPL stanno tentando il tutto per tutto per garantire una longevità ulteriormente prolungata ai veicoli.

La strategia adottata dalla NASA prevede, come detto, lo spegnimento del low-energy charged particle instrument su Voyager 2, che rimarrà, al contrario, operativo sulla sua sonda gemella per l’intera durata dell’anno. Lo stesso avverrà a parti invertite, con Voyager 2 che manterrà in attivita il cosmic ray substystem experiment per tutto il 2025, medesimo strumento che sarà, invece, disattivato su Voyager 1. L’obiettivo posto dagli esperti è di allungare l’attività e la produttività delle sonde sino a superare il 2030, almeno con uno dei due strumenti presenti all’attivo.