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Le missioni spaziali saranno sempre più green | Gli automobilisti subiscono i rincari di carburante e la NASA si servirà dell’acqua

Veicolo spaziale

Missioni spaziali sempre più sostenibili (Canva/Freepik foto) - www.aerospacecue.it

Le spedizioni verso lo spazio profondo potranno subire una determinante svolta. Prevista una maggiore attenzione alla sostenibilità?

Quando sentiamo parlare di esplorazioni spaziali si fa riferimento a delle spedizioni volte a raggiungere le regioni più misteriose dello spazio, attraverso l’impiego sia unicamente di veicoli, ma anche di tecnologie includenti un equipaggio a bordo.

Il principale motivo che ha condotto l’essere umano a spingersi alla conquista dello spazio circostante il nostro Pianeta, viene indicato nella volontà, soprattutto al termine della Seconda Guerra Mondiale, da parte delle grandi potenze globali di dimostrare il proprio potere e la propria egemonia.

Ma terminata la fase di conquiste e tensioni, le spedizioni spaziali hanno assunto un significato totalmente diverso e vengono oggi inquadrate come strumenti volti ad accrescere le conoscenze e le informazioni a disposizione della comunità scientifica.

Motivazioni, dunque, strettamente correlate ai progressi nell’ambito astronomico ed astrofisico, allo studio del Sistema Solare, all’osservazione del Pianeta Terra e alla sperimentazione di tecnologie e sistemi all’avanguardia.

Un progetto realmente avanguardistico

Le future esplorazioni nello spazio profondo potranno risultare di gran lunga più agevoli da parte della comunità scientifica. L’Università di Bologna si sta correntemente occupando di un progetto di studio a livello europeo riguardante i processi in grado di regolare la formazione e il plasma dell’acqua, in modo da raggiungere la progettazione di un propulsone elettrico che sia in grado di alimentare i veicoli da impiegare proprio nelle spedizioni spaziali.

Stiamo parlando del progetto Horizon Europe “WET – Water-based Electric Thrusters”, che inquadra proprio la possibilità di usare la risorsa idrica come carburante, in qualità di propellente ecologico, producendo effetti positivi anche per quanto concerne la sostenibilità ambientale. Il professore presso il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Bologna, nonché coordinatore dell’iniziativa, Fabrizio Ponti, ha affermato che il progetto mira a compiere un passo determinante in favore della standardizzazione di tecnologie di propulsione sostenibili, così da ottimizzare al massimo le risorse presenti nello spazio.

Veicolo spaziale
Propulsione spaziale (Freepik foto) – www.aerospacecue.it

Sostenibilità ed efficienza

Il progetto WET è ospitato dall’Alma Propulsion Laboratory e si fonda sull’impegno congiunto di un consorzio costituito da nove tra istituti di ricerca e università, che provengono da svariate latitudini del globo – tra Europa, Africa e Oceania -. L’obiettivo che si vuole raggiungere procedendo in modo unitario e collaborativo è lo sfruttamento, a beneficio dell’intera comunità, delle differenti competenze avanzate nel campo della fisica del plasma, dell’ingegneria e in tema di tecnologie avanguardistiche.

L’ipotesi è che si potrà dare origine ad un modello di propulsore spaziale mai visto prima nell’ambito delle esplorazioni interplanetarie, capace di raggiungere un livello di potenza compreso in un range che si aggira tra i 500 e i 1000 watt, particolarmente adatto soprattutto agli SmallSats, ossia i satelliti di piccole dimensioni, risultando in grado di svolgere le proprie funzioni anche nei meandri dello spazio profondo. Il professor Ponti mette in chiaro come il progetto si sia posto la più ampia visione, aldilà della realizzazione di una tecnologia di assoluta avanguardia, di inaugurare una nuova era nel merito delle esplorazioni spaziali, strizzando maggiormente l’occhio ad accessibilità, versatilità e sostenibilità.