Questo Pianeta non ha una stella | Astronomi li hanno studiato grazie al James Webb: raccapricciante

Il Telescopio Spaziale James Webb (Webb Space Telescope foto) - www.aerospacecue.it
Un team di astrologi è venuto a conoscenza di un oggetto eccezionale. Anche le conoscenze e la concezione scientifica saranno destinate a cambiare
Lanciato il 25 dicembre 2021, il Telescopio Spaziale James Webb orbita attorno alla Terra, affiancando il Telescopio Spaziale Hubble. Entrambi sono stati spediti nelle vicinanze del nostro pianeta per conto della NASA.
L’obiettivo di Webb? Studiare e prendere nota di ogni singolo fenomeno che avviene nell’Universo, in modo da fornire agli astronomi informazioni e dati cruciali alla ricostruzione delle differenti fasi storiche che hanno riguardato lo stesso.
La partnership internazionale siglata tra NASA, ESA e CSA permette la diffusione dei dati rilevati da JWST ad una platea di esperti e studiosi sempre più ampia, avendo già consentito di raggiungere scoperte inattese ed incredibili.
Una vera e propria rivoluzione nell’ambito astronomico, in quanto si tratta di uno strumento già in grado di dimostrare la sua enorme capacità ed il suo immenso potenziale per quanto concerne la scoperta dei segreti dell’Universo.
Un rilevamento unico
L’impiego del telescopio spaziale James Webb ha recentemente portato ad una scoperta incredibile. Grazie a questo strumento gli studiosi sono riusciti ad analizzare in modo dettagliato l’atmosfera di SIMP0136, scovando la presenza di una composizione chimica decisamente curiosa e complessa, includente vapore acqueo, anidride carbonica e metano. Si tratta di un’informazione fondamentale da impiegare nell’ambito delle future rilevazioni e approfondimenti relativi a quelli che vengono definiti pianeti orfani, ossia quelli che vagano nello spazio senza orbitare attorno ad una stella madre. Rientra in questa categoria proprio SIMP0136, che presenta una natura decisamente incerta.
Sebbene gli esperti lo abbiano indicato come oggetto di massa planetaria, lo stesso presenta una massa circa 13 volte superiore quella gioviana, piazzandosi al limite massimo teorico per terminare nella categoria dei giganti gassosi. Eppure, la sua massa risulta essere troppo poco elevata per poter essere classificato come una nana bruna. La sua principale caratteristica è dunque quella di apparire come un corpo isolato, senza la presenza di una stella madre nelle sue vicinanze. Questa peculiarità ha condotto gli astronomi ad individuare due ipotetiche origini che si celerebbero dietro a SIMP0136. O si tratta di una nana bruna, formatasi isolatamente, o un pianeta espulso dal proprio sistema di origine.

Le caratteristiche singolari possedute dall’oggetto
Le informazioni contenute all’interno dello studio, poi pubblicato su The Astrophysical Journal Letters, hanno sottolineato anche l’ulteriore caratteristica dell’età di SIMP0136, facente parte di un gruppo di stelle conosciuto come Associazione di AB Doradus, la cui origine risale a 200 milioni di anni fa circa: un’età relativamente giovane, dunque, che ha suggerito la possibilità che le sue caratteristiche atmosferiche possano essere ancora in evoluzione. L’atmosfera di SIMP 0136, inoltre, è risultata essere fortemente dinamica, contraddistinta da variazioni della luminosità e ipotetiche nubi di movimento, che hanno condotto gli scienziati a concentrare la propria attenzione sulle rotazioni complete effettuate dall’oggetto, che sono due e sono capaci di dimostrare la variabilità e la dinamicità della sua atmosfera e meteorologia.
Nel corso degli approfondimenti è stata rilevata anche la presenza di vapore acqueo, anidride carbonica, metano e altre molecole complesse. Si tratta di informazioni cruciali, in grado di definire una prospettiva relativa alla chimica atmosferica di oggetti simili a SIMP0136 completamente differente rispetto a quando ipotizzato sino ad ora. Grazie allo studio condotto proprio usufruendo del JWST è stato possibile immagazzinare un numero di dati fondamentali relativi alla formazione e all’evoluzione non solo dei così detti “vagabondi cosmici“, bensì sull’intero comparto planetario e stellare che lo spazio offre.