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Nube di Magellano, il suo buco nero ha sputato via due enormi stelle velocissime | Ora hanno trovato rifugio nella Via Lattea: ci saranno problemi?

Grande Nube di Magellano

Mappa della Grande Nube di Magellano (ESO foto) - www.aerospacecue.it

Scagliate via a velocità incalcolabili. Gli scienziati non sapevano cosa il buco nero della Nube di Magellano fosse in grado di fare

La Grande Nube di Magellano viene definita dagli scienziati come una “galassia satellite” rispetto alla nostra Via Lattea, in quanto si situa nelle sue immediate vicinanze, precisamente al di sotto del suo piano galattico.

Distante circa 163.000 anni luce dalla Terra, prende il suo nome dall’esploratore portoghese Ferdinando Magellano, meglio noto nel ruolo di navigatore, in qualità di primo uomo a compiere la circumnavigazione dell’intero globo.

Ma si attribuiscono al nativo di Sabrosa anche le prime osservazioni delle galassie nane, che assieme al suo equipaggio furono capaci di notare proprio nel corso della circumnavigazione, durante il 1519.

I rilevamenti avvenuti a partire dagli anni successivi, sino ad arrivare ai tempi odierni, hanno permesso di rilevare la presenza di circa 20 miliardi di stelle e un’estensione pari a 15.000 anni luce.

Un evento incredibile

Il buco nero presente all’interno della Grande Nube di Magellano ha letteralmente espulso due stelle iper veloci, che sono state rilevate da un gruppo di studiosi in un’area sita nella periferia della nostra Via Lattea, presentanti una velocità incalcolabile, pari a milioni di chilometri orari. A fare luce sull’avvenimento sorprendente è un articolo pubblicato sul The Astrophysical Journal, in cui si spiega di come, usufruendo dei dati rilevati dal satellite Gaia, il gruppo di ricercatori coordinato da Jesse Han del Center for Astrophysics, in Massachusetts, siano riusciti a rinvenire la provenienza delle stelle, di certo non famigliari nelle regioni della Via Lattea, comprendendo anche il processo che ne ha comportato la conduzione proprio verso la nostra galassia.

E proprio il grande buco nero si è rivelato essere il protagonista dell’intera vicenda, un supermassiccio che, per via della sua furtività, non era stato scovato sino ad ora, nonostante la sua incessante attività. Per riuscire a scoprire quali meccanismi si fossero celati dietro a questo straordinario evento, è stato fondamentale ricostruire in modo meticoloso l’orbita che la Grande Nube di Magellano è solita compiere attorno alla nostra galassia. Ciò ha condotto alla scoperta definitiva, che ha inquadrato la presenza di ben ventuno stelle ad altissima velocità, la cui origine appare ancora incerta.

Buco nero
La Nube di Magellano ospita un buco nero supermassiccio? (CfA/Melissa Weiss foto) – www.aerospacecue.it

La spiegazione degli esperti

L’ipotesi suscitata dai modelli messi in campo, indica come le stelle iperveloci siano direttamente frutto dell’incontro tra buchi neri supermassicci e coppie di stelle, che vengono separate proprio a causa dell’attrazione praticata dall’oggetto. Uno dei due corpi viene catturato e orbita strettamente intorno al buco nero, mentre l’altra viene scagliata via a centinaia di migliaia di chilometri al secondo. E’ questa la spiegazione che gli scienziati hanno indicato dietro alla presenza delle stelle iperveloci messe sotto la lente d’ingrandimento da Han: parte di queste sarebbero state espulse dal buco nero supermassiccio presente nella Grande Nube di Magellano, il restante numero, invece, da quello che risiede nella regione centrale della Via Lattea, che presenta un’impressionante massa pari a 4 milioni di volte il Sole.

Ulteriori approfondimenti a riguardo hanno, almeno per il momento, consentito di escludere che dietro a tale evento si celino ulteriori meccanismi. Si era anche ipotizzato che l’esplosione di una o più supernovae in sistemi doppi di stelle potesse essere implicata nel processo, poiché in grado di espellere stelle ad elevatissima velocità, ma che non risulterebbero comunque compatibili con i dati messi a disposizione dal satellite Gaia. Il coautore Scott Lucchini ha affermato che la spiegazione sopracitata sia l’unica che possa attribuire una coerenza alle informazioni a disposizione del gruppo di ricerca, esponendo come non soltanto il buco nero presente nella nostra galassia sia in grado di scagliare via le stelle dal proprio centro.