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“Non avremmo mai pensato potesse accadere” | Scienziati attoniti dinanzi a questi Pianeti: sono nati senza

Pianeti

Cosa hanno scoperto gli scienziati sui pianeti? (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it

Gli esperti sono rimasti davvero increduli. Stavano lavorando da numerose stagioni per individuare l’origine ignota di alcuni pianeti

I pianeti, considerati tali, che appartengono al Sistema Solare sono otto e tra questi rientra anche la Terra. Ma le numerose osservazioni e i differenti approfondimenti condotti dagli esperti nel corso degli anni hanno portato a scoprire molto di più.

Sono, infatti, milioni i corpi minori presenti all’interno del Sistema stesso, come per esempio le asteroidi e le comete, e risultano essere altrettanti gli esopianeti, oggetti classificabili a tutti gli effetti come pianeti, localizzati fuori dal Sistema Solare.

Ruotano, perciò, attorno a stelle che non corrispondono al Sole. La loro osservazione è stata possibile mediante l’impiego del telescopio spaziale Kepler, il che ha permesso di rinvenirne un numero compreso tra i 4.000 e gli oltre 5.000.

Una recente scoperta ha comportato un totale rimescolo delle carte in gioco, relativamente alla concezione degli studiosi sul tema della diversità cosmica. Ad affermarlo ciò è uno degli esperti che ha direttamente partecipato a tale approfondimento, il professor Lucio Mayer dell’Università di Zurigo.

Pianeti ignoti ed incatalocabili

Conosciuti come Planetary Mass Objects, ma soprannominati anche ‘rogue’, i PMO sono pianeti ed oggetti di massa planetaria che sono presenti all’interno della nostra galassia pur non possedendo una stella madre attorno alla quale compiere l’orbita. Le loro origini sono oscure e gli specialisti sono sempre stati affascinati proprio da questo alone di mistero che aleggia sulla loro formazione. I PMO sono stati il principale argomento d’interesse di un team di ricerca guidato da Deng Hongping dello Shanfai Astronomical Observatory; i risultati di tale approfondimento sono stati, in seguito, pubblicati sulla rivista Science Advances.

L’esistenza di questi corpi era già nota alla comunità scientifica: gli esperti erano consapevoli della presenza di corpi celesti con masse inferiori a tredici volte quella di Giove, che non risultano legati ad alcuna stella. Le ipotesi a riguardo inquadravano i PMO come nane brune o addirittura pianeti espulsi dal Sistema di appartenenza, ma il fatto che le osservazioni riguardanti tali corpi abbiano permesso di individuarne un quantitativo numeroso e il focus venga posto su oggetti che presentano un moto sincronizzato con le stelle presenti all’interno dell’ammasso, hanno allontanato gli esperti da tale possibilità.

Planet Mass Object
Alcuni tra i più conosciuti PMO (NASA Science foto) – www.aerospacecue.it

I risultati prodotti dagli ultimi approfondimenti

Il gruppo di studiosi ha usufruito di simulazioni idrodinamiche ad alta risoluzione, mediante cui le menti impiegate hanno ricreato in modo meticoloso l’incontro tra i dischi circumstellari, scoprendo che al momento della collisione, la stessa è in grado di “stirare” le interazioni gravitazionali e comprimere il gas, originando “ponti mareali” che successivamente collassano in densi filamenti, poi frammentati in nuclei compatti sino a che, raggiungendo la massa critica, arrivino a produrre PMO. Per questo il principale autore dello studio Deng ha affermato l’impossibilità di inquadrare questi corpi in alcuna categoria, né stelle, né tantomeno pianeti.

Il 14% degli oggetti di massa planetaria, mette in evidenza lo studio, ha origine in coppie o triplette, con separazione compresa tra le 7 e le 15 unità astronomiche. Dalla ricerca è, inoltre, emerso come i PMO ereditino il materiale direttamente dalle regioni marginali dei dischi circumstellari, spiegando, così, la composizione unica di tali corpi. Anche i “rouge” appaiono circondati da dischi gassosi, alimentando l’ipotesi secondo la quale anche attorno agli stessi possano avere origine pianeti e satelliti.