I recenti studi degli scienziati si sono concentrati sul processo che conduce i magnetar ad alimentare potenti campi magnetici
I magnetar rappresentano una specifica ed insolita tipologia di stelle di neutroni, resti stellari formati da materiale nucleare denso. Gli stessi vengono definiti con il termine magnetar quando il proprio campo magnetico risulta essere estremamente potente.
A riguardo si è concentrato uno studio pubblicato nelle scorse settimane su Nature Astronomy. Il focus si è concentrato sulla modalità con cui hanno origine i campi magnetici dei magnetar, che si ipotizza siano correlati a processi dinamo, quando il flusso di materiale magnetico arriva a generare un campo.
Considerando che il flusso viene guidato dalla convenzione di calore, è possibile spiegare in questo modo la possibilità di alimentare campi magnetici più potenti, come nel caso del pianeta Terra. Per essere un corpo presentante determinate dimensioni ed alimentato dalla convenzione di ferro, il campo magnetico del nostro mondo è talmente forte da arrivare a rappresentare un fenomeno insolito.
Ma a complicare la strada degli studiosi che puntano a determinare il processo dinamo delle magnetar, c’è il fatto che il nucleo interno di una stella di neutroni sia rappresentato non da atomi, bensì di nucleoni. Lo studio condotto si è concentrato sull’approfondimento delle così dette magnetar a basso campo. Ma di cosa si tratta?
Stiamo parlando di magnetar presentanti campi magnetici sensibilmente più deboli rispetto alle proprie gemelle, pur restando capaci di generare esplosioni di gamma e raggi X: non è un caso che generalmente le magnetar si riescano ad identificare esclusivamente grazie alle proprie potenti emissioni energetiche, per la cui origine è necessario che siano presenti campi magnetici estremamente intensi. Ciò nonostante, gli studi hanno condotto i ricercatori a pensare che il campo delle magnetar a basso campo, come il nome stesso suggerisce, non sia così potente, pur esprimendosi in simili manifestazioni: che i campi magnetici stessi riescano ad aumentare la propria intensità?
Il modo più efficace individuato dagli scienziati per individuare la risposta a tale quesito è stata l’esecuzione di simulazioni al computer di modelli di dinamo tra loro molto differenti, nella speranza di ricercare ed individuare l’esempio che più di ogni altro fosse in grado di adattarsi ai dati osservativi posseduti a propria disposizione.
Il risultato? L’adattamento più preciso è stato individuato nella dinamo Tayler-Spruit, che coinvolge la rotazione differenziale di un nucleo stellare, comportando un movimento delle diverse latitudini della medesima stella a velocità differenti, direttamente correlato alla rapida rotazione del nucleo.
Il principale autore dello studio, il dottor Andrei Igoshev, ha spiegato e dimostrato che al momento dell’origine di una magnetar a basso campo, la supernova che ha precedentemente generato la stessa è in grado di contribuire all’esordio di una rotazione differenziale, trasferendo il momento angolare al suo nucleo; la dinamo Tayler-Spruit rappresenta il processo mediante cui si originano i campi magnetici estremi in grado di alimentare le esplosioni di raggi gamma e raggi X che caratterizzano i corpi celesti e le magnetar a basso campo sono capaci di generare i propri campi in modo differente se comparati rispetto a quelle “canoniche”.