Venere è più simile alla Terra, più di quanto immaginato sino ad ora. Gli studi sull’atmosfera ci danno qualche indizio importante.
Venere e la Terra vengono spesso descritti come pianeti “simili”, per via della loro simile grandezza e composizione. Ma diciamocelo, le somiglianze finiscono qui. Se la Terra offre un ambiente accogliente per la vita, Venere è un inferno rovente con un’atmosfera densa e una temperatura superficiale che scioglierebbe il piombo. Eppure, c’è qualcosa di affascinante in questo pianeta, qualcosa che sta facendo alzare più di un sopracciglio nella comunità scientifica.
Nel 2020, una scoperta ha dato nuovo slancio alla ricerca della vita extraterrestre: tracce di fosfina nell’atmosfera venusiana. Sulla Terra, questa molecola è prodotta quasi esclusivamente da processi biologici, il che ha fatto scattare il campanello d’allarme: e se in quelle nuvole tossiche ci fosse vita? Magari forme di vita microbica che si sono adattate a condizioni estreme, un po’ come certi batteri che prosperano in ambienti ostili qui sulla Terra.
Uno dei problemi principali, però, è che Venere non ha un campo magnetico come quello terrestre, che protegge il nostro pianeta dalle radiazioni cosmiche. Senza questa barriera naturale, qualsiasi forma di vita dovrebbe essere costantemente bombardata da particelle ad alta energia, un dettaglio non proprio incoraggiante. Ma un nuovo studio ha messo alla prova questa ipotesi e i risultati sono stati, beh… sorprendenti.
Usando sofisticate simulazioni al computer, un gruppo di scienziati ha analizzato l’interazione tra le radiazioni e la spessa atmosfera di Venere. E la scoperta è che, nonostante l’assenza di un campo magnetico, la coltre di gas che avvolge il pianeta funge da scudo naturale, offrendo un livello di protezione simile a quello terrestre. Quindi, se mai ci fosse vita lassù, non verrebbe “fritta” dalle radiazioni come si temeva.
Per capire meglio questa scoperta, bisogna dare un’occhiata a come funziona la protezione della Terra. Qui da noi, il campo magnetico devia molte delle particelle cariche provenienti dal Sole e dallo spazio profondo, mentre l’atmosfera assorbe e disperde quelle che riescono a passare. Su Venere, invece, il campo magnetico è praticamente assente, ma l’atmosfera è incredibilmente densa: una vera e propria “muraglia di gas” che aiuta a filtrare le radiazioni.
Lo studio, guidato da Luis A. Anchordoqui dell’Università di New York, ha usato un software di simulazione chiamato AIRES (AIRshower Extended Simulations) per analizzare gli effetti delle radiazioni cosmiche sulla parte abitabile dell’atmosfera venusiana, quella situata tra i 40 e i 60 km sopra la superficie. Simulando oltre un miliardo di sciami di particelle, i ricercatori hanno scoperto che l’intensità delle radiazioni in questa zona è sorprendentemente simile a quella della superficie terrestre. Certo, un po’ più di radiazioni ci sono, circa il 40% in più rispetto a quelle che riceviamo sulla Terra, ma nulla di catastrofico per eventuali forme di vita adattate. In altre parole, la densa atmosfera di Venere sembra compensare l’assenza del campo magnetico, rendendo la sua “zona abitabile” molto meno ostile di quanto si pensasse.
Ora, se ipotizziamo che da qualche parte tra quelle nuvole acide possa esistere vita microbica, dobbiamo chiederci: potrebbe sopravvivere a lungo? La risposta, sorprendentemente, è sì. Sulla Terra, la vita è incredibilmente resistente, e per miliardi di anni è stata abitata solo da microrganismi. Esistono batteri che prosperano in ambienti estremi: nei ghiacci perenni, nelle sorgenti idrotermali e persino nei reattori nucleari! Se la vita microbica ha trovato il modo di sopravvivere qui in condizioni così proibitive, perché non potrebbe aver fatto lo stesso in una zona dell’atmosfera venusiana dove temperatura e pressione non sono poi così diverse da quelle terrestri?
Tuttavia, c’è una grande differenza: sulla Terra, se un ambiente diventa troppo ostile, la vita ha spesso un rifugio di emergenza. Se un deserto si desertifica troppo, ci sono falde acquifere sotterranee pronte a ospitare microrganismi. Se un oceano diventa tossico, ci sono sempre profondità meno inquinate dove alcune specie possono trovare riparo. Su Venere, invece, non esiste questa “scialuppa di salvataggio”: se le nuvole dovessero diventare inospitali per qualsiasi motivo, magari per un aumento improvviso delle radiazioni, la vita non avrebbe un altro posto dove rifugiarsi. O sopravvive lì, o scompare per sempre. Ma c’è un punto positivo: le simulazioni dimostrano che il rischio di una sterilizzazione totale delle nuvole venusiane è piuttosto basso. La quantità di radiazione che penetra non è abbastanza alta da rappresentare una minaccia diretta per potenziali microrganismi. Se c’è vita lassù, ha buone possibilità di continuare a esistere.