Non è ossido di ferro: la ferridrite spiega il colore di Marte e il suo passato “umido”

Il colore della superficie marziana (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it
I ricercatori sono finalmente giunti ad una risposta chiara. Ecco perché Marte presenta il suo affascinante colore rossastro
Marte, quarto pianeta del Sistema Solare, è noto anche come Pianeta Rosso, per via della sua caratteristica colorazione. Presenta un’atmosfera prevalentemente composta da anidride carbonica ed è caratterizzato da repentini sbalzi di temperatura, oltre ad ulteriori manifestazioni meteorologiche quali tempeste di polvere.
Il suo territorio presenta delle peculiarità che hanno condotto gli scienziati ad ipotizzare che un tempo, milioni di anni fa o forse più, anche il Pianeta Rosso possedesse una propria vita microbica, rendendosi abitabile per alcune forme di viventi.
Questi elementi, in particolare, sono fiumi e laghi di antica provenienza, che suggeriscono la precedente presenza di acqua allo stato liquido sul pianeta. Anche il paesaggio marziano presenta differenti punti in comune con la nostra Terra, includendo al suo interno vulcani, canyon e aree di pianura vastissime.
Tornando a focalizzarci sul colore di Marte, per l’appunto rossastro, è importante sottolineare che già nell’antichità, gli astronomi di numerose popolazioni nel corso della storia, pur non possedendo gli strumenti di osservazione odierni, misero a fuoco la peculiarità di questo corpo, annotandone le caratteristiche.
Le osservazioni storiche e gli approfondimenti odierni
Già a partire dagli antichi Egizi, che denominarono Marte “Her Desher”, per l’appunto il Rosso, passando ai Cinesi, che invece lo soprannominarono “la stella di fuoco” o ai babilonesi, in merito ai quali alcuni scritti risalenti al 2000 a.C. già dimostrano come agli stessi fosse balzata all’occhio la peculiare colorazione. Passando alle osservazioni di Galileo Galilei, risalenti a circa 4oo anni fa, quando anche l’astronomo pisano mise a fuoco la tonalità – da lui stesso descritta tra il rosso ed il marrone – che Marte presentava.
Su Nature Communications è stato, invece, recentemente pubblicato un articolo relativo ai progressi raggiunti da un team di ricercatori guidato dal dottor Adomas Valantinas della Brown University di Providence, negli States, in merito alla colorazione caratteristica del Pianeta Rosso e agli stimoli che si celano dietro ad essa. Per raggiungere dei risultati concreti, gli stessi si sono avvalsi dei dati raccolti in differenti missioni svoltesi su Marte, come quelli provenienti dal NASA Reconnaissance Orbiter o dall’ESA Mars Express, ai quali sono state integrate informazioni e rilevamenti derivanti dalle missioni rover.

Un’ipotesi rivoluzionaria
L’analisi ha avuto luogo coordinatamente tra le università di Grenoble, Winnipeg e la già citata Brown University, rilevando presenza di ferridrite, minerale ossi-drossido, non solo nella polvere marziana analizzata, bensì nell’intero paesaggio planitario. Questa scoperta è di fondamentale importanza per gli studiosi a comprendere informazioni più dettagliate riguardanti l’evoluzione geologica del pianeta e il grado di abitabilità dello stesso nel passato.
Infatti, il rilevamento di ferridrite racconta direttamente di un passato caratterizzato da condizioni maggiormente fredde e umide su Marte, in quanto sono proprio queste le peculiarità che un ambiente deve possedere per permettere la crescita del minerale. Il lavoro del gruppo di ricerca proseguirà sulla medesima linea, mediante l’analisi di ulteriori campioni marziani provenienti direttamente dal rover Perseverance, di fondamentale futura importanza per definire l’attendibilità e la concretezza della teoria formulata in merito alla presenza di ferridrite.