Primo Piano

L’origine della vita intelligente è meno improbabile del previsto, secondo una nuova teoria

Una nuova intrigante teoria suggerisce che la vita intelligente potrebbe essere un fenomeno comune nell’universo.

Per anni ci siamo chiesti se la vita intelligente fosse un’eccezione straordinaria o il semplice risultato dell’evoluzione naturale. È stato un dibattito acceso, tra chi sostiene che siamo frutto di una serie di improbabili coincidenze e chi invece crede che la nostra esistenza segua un copione scritto nelle leggi della natura. Ma se la nascita di civiltà avanzate fosse più comune di quanto pensiamo? E se, là fuori, ci fossero pianeti che stanno attraversando le stesse fasi che ha vissuto la Terra miliardi di anni fa?

Negli anni ’80, il fisico Brandon Carter ha proposto un modello chiamato teoria dei “passaggi difficili”, secondo cui l’evoluzione di una specie intelligente sarebbe un evento rarissimo. Il motivo? Ogni fase cruciale della nostra storia – dalla comparsa della vita, allo sviluppo di cellule complesse, fino all’intelligenza – avrebbe richiesto troppo tempo rispetto alla durata della vita del Sole. Se fosse davvero così, le probabilità di trovare altre civiltà avanzate nell’universo sarebbero vicine allo zero.

Eppure, c’è sempre stato chi ha avuto qualche dubbio. La vita sulla Terra sembra essersi sviluppata seguendo un percorso tutto sommato logico, guidato dalle condizioni ambientali. Se l’ossigeno è stato fondamentale per l’evoluzione di esseri complessi, e questo ossigeno è comparso grazie ai primi organismi fotosintetici, allora non si tratta solo di fortuna… ma di un processo naturale.

Un nuovo studio della Penn State University ribalta l’idea che la nostra esistenza sia un colpo di fortuna. Secondo questa ricerca, l’evoluzione della vita intelligente sarebbe una conseguenza inevitabile delle trasformazioni del pianeta, il che significa che potrebbe essere avvenuta – o stare avvenendo – su altri mondi.

Il modello dei “passaggi difficili” viene messo in discussione

I ricercatori hanno analizzato la storia della Terra e hanno scoperto che non è stata una serie di miracoli, ma piuttosto un processo scandito dall’apertura di “finestre di abitabilità”. In parole povere, ci sono stati momenti chiave in cui l’ambiente è diventato favorevole a nuovi salti evolutivi. Ad esempio, la comparsa della fotosintesi ha permesso l’accumulo di ossigeno nell’atmosfera, creando le condizioni perfette per lo sviluppo di esseri multicellulari e, molto più tardi, per creature intelligenti.

Secondo gli autori dello studio, non siamo arrivati né troppo presto né troppo tardi nella storia del nostro pianeta. La nostra comparsa è avvenuta esattamente quando le condizioni lo hanno permesso. Questo cambia tutto: se la vita intelligente non è il risultato di una serie di improbabili coincidenze, ma un fenomeno legato a processi geologici e chimici, allora potrebbe essere molto più diffusa nell’universo di quanto si pensasse.

Schema della durata totale della vita della biosfera (Www.science.org foto) – www.aerospacecue.it

L’evoluzione della vita potrebbe essere prevedibile

L’idea più affascinante di questa ricerca? L’intelligenza potrebbe non essere un caso, ma una tappa naturale dell’evoluzione. Se la Terra è diventata abitabile solo in tempi relativamente recenti, allora è possibile che altri pianeti stiano entrando proprio ora in quella fase di trasformazione che li renderà adatti a ospitare esseri complessi.

Per testare questa ipotesi, gli scienziati vogliono cercare biosignature – tracce chimiche della vita – nelle atmosfere di esopianeti lontani. Ma c’è di più: potrebbe essere utile capire se alcuni eventi evolutivi cruciali, come l’origine delle cellule eucariotiche, siano davvero così rari o se, magari, siano accaduti più volte senza lasciare traccia. Insomma, se la vita segue schemi prevedibili e non è un gioco d’azzardo cosmico… beh, l’universo potrebbe essere molto più affollato di quanto pensiamo.