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Voyager, la sonda ai confini del nostro sistema solare | Ha rilevato dei dati agghiaccianti: gli scienziati ci hanno messo 7 anni per capirli

Voyager 2 (NASA Science foto)

Voyager 2 (NASA Science foto) - www.aerospacecue.it

La sonda Voyager 2 ha superato i confini del sistema solare e inviato dati misteriosi che hanno lasciato gli scienziati senza parole.

Da decenni l’uomo scruta l’universo cercando di decifrare i suoi segreti più nascosti. E tra le imprese più incredibili della nostra esplorazione spaziale ci sono senza dubbio le sonde Voyager. Partite negli anni ’70, queste due astronavi continuano a spingersi sempre più lontano, mandando segnali dalla periferia del nostro sistema solare. Un viaggio folle, se ci pensi: strumenti costruiti decenni fa che ancora funzionano e trasmettono dati da distanze impensabili.

Ogni informazione inviata è una finestra su un mondo che nessuno ha mai visto prima. La scienza si nutre di questi dettagli, piccoli tasselli che aiutano a comprendere meglio l’universo. Ma c’è un problema: la distanza. Voyager 2 è così lontana che i segnali impiegano quasi 19 ore per arrivare sulla Terra, viaggiando alla velocità della luce. Un ritardo pazzesco che rende l’analisi dei dati ancora più complessa.

La prima a superare il confine del sistema solare è stata Voyager 1, ma il suo gemello, Voyager 2, ha qualcosa in più: alcuni strumenti ancora funzionanti, che permettono di ottenere dettagli unici su ciò che si trova oltre l’eliopausa. Questo confine è il punto in cui il vento solare, che spazza il nostro sistema, si esaurisce, lasciando spazio all’oscuro e freddo mezzo interstellare. Nessuno sapeva esattamente cosa aspettarsi oltre questa barriera.

E proprio qui le cose si fanno davvero interessanti. Per anni gli scienziati hanno analizzato i dati inviati da Voyager 2, cercando di interpretarli nel modo giusto. Ciò che hanno scoperto, però, ha lasciato tutti di sasso. Non si tratta di semplici numeri o grafici, ma di qualcosa che potrebbe cambiare il modo in cui immaginiamo lo spazio profondo.

Il grande salto oltre il sistema solare

Il 5 novembre 2018, Voyager 2 ha ufficialmente superato l’eliopausa, lasciandosi alle spalle l’ultima influenza del Sole. Oltre 20 miliardi di chilometri di distanza dalla Terra, un posto così remoto che sembra quasi impossibile che un segnale possa ancora arrivare fino a noi. Ma è successo. E i dati che sono arrivati non hanno lasciato dubbi: la sonda si trova ormai nello spazio interstellare.

La prova definitiva è arrivata dal Plasma Science Experiment (PLS), uno strumento fondamentale che, purtroppo, su Voyager 1 aveva smesso di funzionare anni fa. È stato proprio il PLS a rilevare un dettaglio chiave: la velocità delle particelle del vento solare si è azzerata di colpo. Nessun flusso, nessun movimento, solo un silenzio assoluto. Era la conferma: la sonda aveva oltrepassato il confine.

Voyager 2 oltre l'eliosfera (NASA foto)
Voyager 2 oltre l’eliosfera (NASA foto) – www.aerospacecue.it

I dati della sonda

Dopo l’uscita di Voyager 2 dall’eliosfera, i dati trasmessi hanno fornito agli scienziati una visione senza precedenti della regione di confine tra il nostro sistema solare e lo spazio interstellare. Oltre al drastico calo della velocità del vento solare rilevato dal Plasma Science Experiment (PLS), gli strumenti di bordo hanno registrato cambiamenti significativi nell’ambiente circostante. Il magnetometro ha mostrato un rafforzamento del campo magnetico interstellare, un risultato coerente con quanto già osservato da Voyager 1 nel 2012.

Tuttavia, un dettaglio ha sorpreso i ricercatori: la densità del plasma misurata da Voyager 2 è risultata più alta di quanto previsto. Questo dato è particolarmente importante perché, quando Voyager 1 ha attraversato l’eliopausa, non ha potuto fornire una misurazione diretta della densità del plasma, a causa del malfunzionamento del suo strumento dedicato. Ora, grazie al PLS ancora operativo sulla seconda sonda, gli scienziati hanno avuto la conferma che il mezzo interstellare immediatamente al di fuori dell’eliosfera è più denso rispetto alle regioni interne del sistema solare.