Detriti Spaziali, ora sono diventati una minaccia | Sono a rischio tutti: conseguenze assurde sui voli aerei

Detriti spaziali intorno alla Terra (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it
Detriti spaziali fuori controllo: il traffico aereo ora è in pericolo, cresce il rischio di collisioni con rottami in caduta libera.
Negli ultimi anni, lo spazio sopra le nostre teste è diventato un vero e proprio caos orbitale. Il numero di satelliti in circolazione è esploso, complice il boom delle missioni spaziali sia private che governative. Mandare qualcosa in orbita costa sempre meno, il che significa più lanci, più tecnologie innovative… e, purtroppo, più rifiuti che vagano senza controllo.
I detriti spaziali, ovvero quei frammenti di razzi, satelliti dismessi e scarti di vecchie missioni, restano in orbita per anni, a volte anche decenni, prima di ricadere verso la Terra. Alcuni si disintegrano del tutto entrando nell’atmosfera, ma altri riescono a sopravvivere e, potenzialmente, possono creare problemi seri. Il guaio è che non sempre si riesce a prevedere con esattezza dove e quando questi pezzi di metallo precipiteranno.
Le principali agenzie spaziali stanno cercando soluzioni per limitare il problema. C’è chi studia sistemi per raccogliere i detriti, chi propone regole più severe per ridurre i rifiuti spaziali, e chi lavora su satelliti in grado di autodistruggersi in modo controllato. Belle idee, sulla carta. Nella pratica, però, mettere in piedi strategie efficaci costa tempo e soldi, e non tutti i Paesi sono disposti a collaborare.
E il rischio non riguarda solo lo spazio. Quando questi frammenti rientrano nell’atmosfera, possono percorrere traiettorie imprevedibili e finire dove non dovrebbero. La maggior parte si polverizza prima di toccare il suolo, ma alcuni pezzi riescono ad arrivare fino a noi. Finora si è trattato di casi rari, ma con l’aumento del traffico spaziale, la situazione potrebbe sfuggire di mano.
Il rischio crescente per il traffico aereo
Un nuovo studio pubblicato su Scientific Reports ha lanciato l’allarme su un aspetto che finora era stato sottovalutato: il rischio per gli aerei di linea. La ricerca, condotta da un team dell’Università della British Columbia, ha analizzato il numero crescente di detriti in caduta e ha scoperto qualcosa di inquietante. In zone ad alto traffico aereo, come il Nord-est degli Stati Uniti o il cielo sopra l’Europa settentrionale, c’è un 26% di probabilità ogni anno che un detrito rientri nell’atmosfera in modo incontrollato.
Cosa significa? Che, se non si trova una soluzione, la gestione del traffico aereo potrebbe diventare un incubo. Le autorità aeronautiche dovranno essere sempre più pronte a deviare voli, chiudere spazi aerei e prendere decisioni al volo (letteralmente) per evitare guai seri. Ed è esattamente quello che è successo il 16 gennaio 2025, quando il settimo test del veicolo Starship di SpaceX ha causato la caduta di detriti vicino alle Isole Turks e Caicos.

Le conseguenze per il settore aeronautico
Per le compagnie aeree, questo scenario è tutt’altro che ideale. Con l’aumento del numero di oggetti spaziali in caduta, anche la probabilità che un aereo si trovi sulla loro traiettoria cresce. Secondo il team di ricerca guidato da Ewan Wright, la densità del traffico aereo è direttamente collegata al rischio di impatto. Più voli ci sono in una certa zona, più è alta la possibilità che uno di questi incontri un pezzo di razzo vagante.
Alcuni esperti suggeriscono di imporre rientri controllati per tutti i veicoli spaziali, facendo in modo che ogni frammento finisca nell’oceano invece di vagare a caso. Una buona idea, certo, ma che non risolve il problema dei 2.300 pezzi di razzi ancora in orbita che, prima o poi, dovranno tornare giù. La situazione, insomma, è tutt’altro che sotto controllo e potrebbe diventare una sfida enorme per il traffico aereo nei prossimi anni.