La colossale struttura cosmica Quipu si estende per 1,3 miliardi di anni luce, ridefinendo i confini dell’Universo conosciuto.
L’Universo è un gigantesco labirinto di strutture colossali, un mosaico di galassie, ammassi e superammassi che si estendono per distanze difficili persino da concepire. Capire queste strutture non è solo un esercizio di curiosità, ma una necessità per svelare i misteri di come il cosmo si è formato ed evoluto nel tempo.
Gli astronomi sanno da tempo che l’Universo non è distribuito in modo uniforme. Alcune zone sono affollate di galassie, altre sono quasi completamente vuote. Questa disomogeneità non è solo un dettaglio: modella il modo in cui la luce viaggia nello spazio, altera la nostra percezione del cosmo e introduce distorsioni nelle osservazioni. In poche parole, se vogliamo capire davvero l’Universo, dobbiamo decifrare queste strutture.
La caccia a queste gigantesche reti cosmiche ha portato a scoperte sorprendenti. Alcune di esse sono così enormi da mettere in crisi le teorie attuali sulla formazione dell’Universo. Tracciarne la forma e comprenderne la distribuzione della materia è fondamentale per migliorare i modelli cosmologici e affinare le misurazioni di parametri cruciali, come l’espansione dell’Universo.
Un altro punto interessante riguarda il loro effetto sulla radiazione cosmica di fondo, quella sorta di eco del Big Bang che permea il cosmo. Queste strutture titaniche possono alterarla, creando fluttuazioni che complicano le misurazioni. E non solo: la loro massa è talmente enorme che piega la luce con un effetto chiamato lensing gravitazionale, distorcendo le immagini che riceviamo del cielo. Insomma, sono veri e propri “ingannatori cosmici”.
Ed è proprio in questo contesto che arriva una scoperta clamorosa. Gli astronomi hanno individuato la più grande struttura mai vista nell’Universo, chiamata Quipu, un nome ispirato a un antico sistema di nodi usato dagli Inca per registrare informazioni. E le dimensioni? Semplicemente folli: 1,3 miliardi di anni luce di lunghezza e una massa di 200 quadrilioni di soli.
Quipu non è un oggetto unico, ma una rete interconnessa di ammassi e superammassi galattici. Gli scienziati l’hanno individuata analizzando i raggi X emessi dai gas caldi tra le galassie, un metodo che permette di individuare le regioni con la maggiore concentrazione di materia. Il lavoro è stato fatto utilizzando il CLASSIX Cluster Survey, uno strumento potentissimo per scandagliare il cosmo e mappare queste immense strutture.
Ma la parte più affascinante di questa scoperta è il suo impatto sulla cosmologia. Quipu e altre quattro superstrutture individuate nello studio ospitano quasi la metà degli ammassi galattici conosciuti, racchiudono un quarto della materia dell’Universo osservato e occupano il 13% dello spazio analizzato. Numeri enormi, che dimostrano quanto queste strutture influenzino tutto ciò che vediamo e misuriamo.
Secondo gli scienziati, queste superstrutture non dureranno per sempre. Con il tempo, si spezzeranno in frammenti più piccoli a causa dell’evoluzione cosmica. Ma per ora, restano elementi fondamentali per capire come l’Universo si è formato e come continua a cambiare. E, senza dubbio, continueranno a confondere e affascinare gli astronomi per molto, molto tempo.