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I brillamenti solari prevedibili? Le emissioni a 131 e 304 Å crescono 3 ore prima dell’eruzione

Illustrazione di un brillamento solare (Depositphotos foto)

Illustrazione di un brillamento solare (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it

Un nuovo studio rivela segnali nascosti nelle emissioni solari che potrebbero anticipare i brillamenti con ore di anticipo.

Il Sole è un gigante imprevedibile, capace di scatenare esplosioni di energia che possono sconvolgere il nostro pianeta. I brillamenti solari sono tra gli eventi più violenti della nostra stella: rilasciano enormi quantità di radiazioni e particelle cariche, che possono disturbare satelliti, sistemi di comunicazione e persino le reti elettriche sulla Terra. Ma c’è una domanda che da anni tormenta gli scienziati: è possibile prevederli? Capire con esattezza quando e dove si scatenerà un brillamento è sempre stato un enigma. Eppure, qualche segnale premonitore potrebbe esserci.

I ricercatori hanno sempre studiato le strutture della corona solare, in particolare i loop coronali, quegli archi di plasma sospesi dal campo magnetico del Sole. Si sa che queste strutture cambiano durante e dopo un brillamento, ma cosa succede nelle ore precedenti? Se ci fossero segnali chiari, si potrebbero sviluppare sistemi di allerta per mitigare gli effetti di queste tempeste solari. Finora, però, il problema è che la dinamica di questi processi è estremamente complessa e spesso caotica, rendendo difficile individuare schemi ricorrenti.

Uno degli strumenti più potenti per monitorare il Sole è il Solar Dynamics Observatory (SDO), che osserva la nostra stella in diverse lunghezze d’onda dell’ultravioletto estremo. Tra le più interessanti ci sono 131 Å e 304 Å, due canali che permettono di studiare la temperatura e la composizione del plasma nella corona. Gli scienziati hanno iniziato a esaminare attentamente questi dati per capire se nascondano indizi sulle eruzioni imminenti.

Di recente, un team di ricercatori ha analizzato più di 50 brillamenti solari di classe C5.0 o superiori, osservando cosa accade nelle ore prima dell’evento. Lo studio, pubblicato su The Astrophysical Journal Letters, ha confrontato le variazioni delle emissioni in 131 Å e 304 Å con quelle di regioni attive che non hanno generato brillamenti, per verificare se ci fossero differenze significative.

Emissioni solari e segnali nascosti prima di un brillamento

E il risultato? Qualcosa di davvero interessante. Circa 2-3 ore prima dell’eruzione, le emissioni in 131 Å e 304 Å iniziano a fluttuare in modo più intenso, mostrando una variabilità anomala rispetto alle altre lunghezze d’onda. Questo suggerisce che, nei momenti che precedono un brillamento, il plasma nelle strutture coronali subisce forti cambiamenti, alterando i cicli di riscaldamento e raffreddamento tipici delle regioni attive.

Non tutti i canali di emissione mostrano questo comportamento, ma 131 Å e 304 Å si distinguono nettamente. Ciò potrebbe indicare che, prima di un brillamento, il plasma entra in una fase di instabilità termica, rendendo questi segnali una potenziale spia d’allarme. Se confermato, potrebbe diventare uno dei migliori indicatori per prevedere le eruzioni solari con qualche ora di anticipo.

Brillamento solare (NASA foto)
Brillamento solare (NASA foto) – www.aerospacecue.it

Implicazioni per la previsione delle tempeste solari

Questa scoperta potrebbe cambiare il modo in cui prevediamo i brillamenti solari. Se ulteriori studi confermeranno che le fluttuazioni di emissione in queste lunghezze d’onda sono un segnale costante prima di un’eruzione, gli scienziati potrebbero sviluppare modelli predittivi molto più precisi. E questo non è solo un esercizio teorico: migliorare la previsione delle tempeste solari significa proteggere le infrastrutture tecnologiche da possibili blackout e malfunzionamenti.

Ma c’è di più. Questo studio suggerisce che l’ambiente termico della corona è molto più instabile di quanto si pensasse nei momenti che precedono un brillamento. Le attuali teorie sui processi fisici che portano a queste esplosioni potrebbero dover essere riviste, perché sembra che ci siano dinamiche più complesse e caotiche in gioco. Insomma, il Sole continua a sorprenderci, ma forse, questa volta, abbiamo trovato un modo per anticipare i suoi scatti d’ira.