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Marte, il Pianeta Rosso fa parlare nuovamente di sé | Quello che è stato scoperto è assurdo: un vero e proprio tesoro

Marte

I segreti della superficie marziana (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it

La recente scoperta effettuata su Marte ha dell’incredibile. Sarebbe in grado di fornire agli esperti informazioni finora rimaste nascoste

L’esplorazione del pianeta rosso rappresenta ormai già da diversi decenni, il prossimo passo che l’intera comunità astronomica spera di poter compiere nell’ambito dei viaggi interspaziali, nonché la meta più ambita dopo aver ultimato la ‘conquista della Luna’.

Il fascino per il territorio marziano, in realtà, affonda le sue radici già in avvenimenti risalenti a centinaia di anni prima. Vi basti pensare che ad inaugurare l’osservazione di Marte fu il nostrano Galileo Galilei che tra il 1609 e il 1610, con l’utilizzo di un telescopio, riuscì a scrutare per la prima volta in assoluto una sorta di disco di colore rosso, non ben definibile.

Il XVII secolo rappresentò un periodo davvero significativo nell’ambito delle osservazioni marziane, anche grazie al contributo dell’astronomo olandese Christiaan Huygens, nonché del franco-italiano Gian Domenico Cassini, che inquadrò per la prima volta i poli ghiacciati marziani.

Fu, però, nel 1965 che la prima sonda riuscì ad eseguire un flyby verso il pianeta rosso. Stiamo parlando della Mariner 4 NASA, che diffuse immagini di Marte catturate da una distanza ravvicinata, trasmettendo un segnale radio verso il pianeta Terra.

Un rinvenimento decisamente unico

E’ stato possibile raccogliere un campione di roccia direttamente sulla superficie marziana, per mezzo del rover Perseverance NASA. Si tratta di un rinvenimento davvero singolare, definito dalla comunità scientifica come un vero e proprio ‘tesoro’. La scoperta è avvenuta nella regione del pianeta rosso nota come Silver Mountain, proprio dove il rover si sta concentrando per effettuare delle esplorazioni in ambito geologico, nella speranza di poter presentare all’attenzione degli studiosi reperti e detriti che permettano di risalire all’origine proprio di Marte.

Ma cosa è stato raccolto da Perseverance? Si tratta di un campione roccioso, precisamente il 26° rilevato nel corso della missione, che presenta dimensioni pari a 2,9 metri, indicato dagli esperti come un frammento della crosta marziana primordiale; parliamo di un elemento che potrebbe risalire a circa 4 miliardi di anni fa, all’epoca geologica Noachiana, come suggerito, al termine di approfondimenti specifici, dal Jet Propulsion Laboratory, come rivelato dalla stessa NASA.

Rover interplanetario
Rover NASA Perseverance (Jet Propulsion Laboratory foto) – www.aerospacecue.it

Gli obiettivi della missione e i possibili futuri sviluppi

Se l’intera comunità scientifica è in particolare fermento a seguito del prelevamento, esiste un motivo ben specifico. Reperti come questi rappresentano un unicum in grado di fornire informazioni mai emerse prima d’ora sull’evoluzione e sulla storia geologica ed astronomica del nostro intero Sistema Solare, nonché degli eventi e dei mutamenti che lo hanno caratterizzato nel corso dei miliardi di anni a dietro. Se consideriamo, inoltre, che da alcuni rilevamenti precedentemente effettuati dal Perseverance NASA erano emersi segni di potenziali interazioni con l’acqua allo stato liquido, lo studio del 26° campione potrà garantire un significativo contributo in merito allo studio dell’eventualità di forme di vita su Marte.

Il rover Perseverance NASA è atterrato sul pianeta rosso circa quattro anni fa; il programma Mars Sample Return si era posto l’obiettivo di raccogliere campioni e mettere in pratica le nuove tecnologie incrementate, impiegandole in una specifica regione del pianeta, ossia quella in cui sorge il cratere Jerezo. C’è da dire, tuttavia, che lo stesso programma si trovi ora ad affrontare una situazione di bilico, in quanto l’inattesa complessità nel raggiungere gli obiettivi posti e i costi vertiginosamente cresciuti, hanno generato un impatto non indifferente sul regolare corso della missione, la cui strategia, come dichiarato dalla NASA, dovrà essere rivista entro il 2026.