Un buco nero primordiale sfida le teorie dell’astrofisica, crescendo a un ritmo 40 volte superiore del previsto.
I buchi neri supermassicci sono tra gli oggetti più misteriosi e affascinanti dell’universo. Ancora oggi, gli scienziati cercano di capire come abbiano fatto a diventare così enormi in così poco tempo, soprattutto nei primi miliardi di anni dopo il Big Bang. La teoria dice che c’è un limite alla velocità con cui un buco nero può divorare materia, ma qualcosa non torna: alcuni di questi giganti cosmici sembrano aver trovato un modo per aggirare questa regola.
Con i telescopi più potenti mai costruiti, gli astronomi stanno scoprendo buchi neri sempre più lontani nel tempo, mostrando che alcuni di loro esistevano già quando l’universo era ancora giovane. Ma il problema è che, in base a quello che sappiamo, non dovrebbero essere così grandi così presto. Secondo la fisica, il limite di Eddington stabilisce quanta materia un buco nero può inghiottire prima che la radiazione lo freni. Andare oltre dovrebbe essere quasi impossibile… eppure, alcune nuove osservazioni raccontano tutta un’altra storia.
Negli ultimi anni, si è iniziato a sospettare che alcuni buchi neri possano superare questo limite per brevi periodi, crescendo a velocità folli. Questo fenomeno, chiamato accrezione super-Eddington, potrebbe spiegare la loro rapida evoluzione, ma finora mancavano prove dirette. Senza dati concreti, era difficile capire se si trattasse di un evento comune o di un’eccezione rarissima.
Ora, grazie ai telescopi spaziali più avanzati, gli astronomi hanno finalmente trovato un esempio lampante di questo fenomeno. E non si tratta di un caso qualunque: quello che è appena stato scoperto potrebbe riscrivere tutto quello che pensavamo di sapere sulla crescita dei buchi neri.
Un team di ricercatori del NOIRLab della National Science Foundation ha scovato un buco nero che sta battendo ogni record. Si chiama LID-568 e si trova al centro di una galassia nata appena 1,5 miliardi di anni dopo il Big Bang. La cosa incredibile? Sta divorando materia a una velocità 40 volte superiore a quella che la teoria considerava possibile.
Questa scoperta è una bomba perché dimostra che i buchi neri primordiali potevano crescere molto più rapidamente del previsto. Significa che potrebbero esistere altri buchi neri con storie simili, e che la loro formazione non è così lineare come pensavamo. Invece di un lento e costante accrescimento, potrebbero attraversare fasi di alimentazione incontrollata, accumulando enormi quantità di materia in pochissimo tempo.
Le osservazioni di LID-568 hanno rivelato qualcosa di davvero strano: emette un’enorme quantità di raggi X, segno inequivocabile che sta assorbendo materia a un ritmo frenetico. Ma quando gli scienziati hanno provato a individuarlo nella luce visibile o infrarossa… niente, il buco nero era praticamente invisibile. È stato solo grazie alla sensibilità del James Webb Space Telescope (JWST) che sono riusciti a trovarlo e a studiarlo nel dettaglio.
Un altro dettaglio che ha lasciato a bocca aperta gli astronomi è la presenza di enormi getti di gas che vengono espulsi dal buco nero con una potenza impressionante. Questo potrebbe essere il motivo per cui riesce a crescere così tanto senza collassare su sé stesso: una sorta di “valvola di sfogo” naturale che impedisce un’esplosione disastrosa. Insomma, LID-568 potrebbe essere la chiave per capire una volta per tutte come si sono formati i buchi neri supermassicci agli albori dell’universo.