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Osservata per la prima volta la nascita in tempo reale dei getti di un buco nero supermassiccio

I misteri dei nuclei galattici attivi sono pronti ad essere scoperchiati. Ecco cosa è stato osservato da un team di ricerca

Nella costellazione del Draco esiste una galassia, distante 270 milioni di anni luce da noi, scientificamente nota come 1ES 1927+654, che è stata individuata dagli astronomi come nucleo galattico attivo. Ciò significa che al suo interno, più precisamente nella parte centrale della galassia, esiste un buco nero attivo, che ha risucchiato il materiale circostante fino a terminare improvvisamente quest’azione.

Eppure già da diverso tempo l’AGN era salito alla ribalta dell’astronomia globale dato l’aumento esponenziale ed incontrollato della sua attività, divenendo luminoso di oltre 100 volte in più nel corso soltanto di qualche mese. La sua osservazione è proseguita nei periodi successivi, fino a raggiungere risultati inattesi.

L’impiego della tecnica VLBI (Very Long Baseline Interferometry) è stato in grado di restituire immagini ad alta rivoluzione che mostrano la formazione di getti di plasma diretti nei pressi del buco nero, poi estesisi verso l’esterno. Sono numerosi anche i buchi neri supermassicci in merito ai quali è stata individuata l’emissione di frequenze radio decisamente intense.

Catalogati come “AGN dall’aspetto mutevole“, sarebbero addirittura in grado di superare i limiti della propria galassia d’appartenenza, fino ad influenzare il ciclo di formazione delle stelle. Ad affermarlo è Eileen Meyer, professore di fisica presso l’Università del Maryland, all’interno di uno studio pubblicato su Astrophysical Journal Letters.

L’interazione tra i buchi neri e la loro galassia

Lo stesso Meyer spiega come le osservazioni VLBI abbiano permesso di ricevere immagini altamente dettagliate, mostrando l’“accensione” di un getto radio e del movimento delle macchie di plasma al di fuori del buco nero. Dai rinvenimenti emerge come sia proprio il getto di plasma a generare il brillamento, probabilmente muovendosi ad una velocità che raggiunge addirittura il 30% di quella della luce, in quanto unico processo capace di generare un aumento nelle missioni.

Un ricercatore assistente dell’Università del Maryland, nonché coautore dell’articolo, Sibasish Laha, ha focalizzato la propria attenzione sugli studi dell’AGN. Lo stesso ha affermato come appaia ancora poco chiaro il modo in cui le galassie e i buchi neri riescano ad interagire tra loro, evolvendosi praticamente in contemporanea, dunque lo studio congiuntamente effettuato con Meyer relativo allo studio di 1ES 1927+654 e all’emissione della radiofrequenza analizzata rappresenterà un’opportunità significativa per ottenere informazioni cruciali in merito all’interdipendenza galattica.

Illustrazione di un buco nero (Depositphotos foto) – www.aerospacecue.it

I potenziali risvolti sul lungo termine

Si tratta di una fase estremamente delicata relativa allo studio, durate cui la rapidità e l’attenzione devono mantenersi su livelli costanti, a tal punto da risultare quasi stressante, come esposto da Meyer. Ma il lavoro di collaborazione avvenuto all’interno dell’ateneo americano, ha permesso di individuare risultati realmente significativi, già a partire dall’accrescimento dell’attività radio già notato nel corso del 2023. Tutto parte da questo punto cruciale, a seguito del quale ogni minuto è diventato fondamentale, dato il continuo cambiamento che stava riguardando 1ES 1927+654 in ogni momento, che ha spinto il team di ricerca a gettarsi immediatamente all’opera, rompendo i tradizionali ‘protocolli’, che impongono una programmazione di almeno mesi d’anticipo per l’effettuazione di osservazioni mediante telescopi e radiotelescopi.

Alla redazione del documento si è aggiunto anche Onic Shuvo, post-dottorando già lavorativamente in contatto con Meyer, che si è occupato dell’analisi dei nuovi dati giunti nella disponibilità del gruppo di ricerca. Shuvo si è detto entusiasta di poter prendere parte ad un progetto simile, evidenziando come gli AGN possiedano un ruolo fondamentale che potrà permettere all’uomo di scoprire quali misteri si celano dietro l’origine delle galassie e quali meccanismi comportino la loro mutazione.