Una nuova significativa introduzione nell’ambito degli scavi tra satelliti e pianeti. Funziona esattamente come una talpa
Sarà presto possibile effettuare scavi sotterranei anche negli altri pianeti? Gli scienziati hanno avuto modo di lavorare per addirittura tre decenni a robot che basassero le proprie capacità in riferimento alla talpa, scavatrice più affidabile presente sul pianeta Terra.
Eppure, i risultanti conseguiti non hanno mai regalato risvolti esaltanti, facendo etichettare i modelli inviati in giro per lo spazio come veri e propri flop. Come ben sappiamo, però, il progresso è in continuo movimento ed espansione; è per questo che un gruppo di ricerca della Guangdong University of Technology, in Cina, ha tentato di raggiungere risultati rivoluzionari riguardanti l’implementazione di un robot scavatore.
D’altronde si trotta di un sistema fondamentale per poter comprendere quali segreti si celano sotto la superficie territoriale dei vari pianeti. La possibilità di acqua allo stato liquido sulla Luna? Una tecnologia simile ad una talpa potrebbe permettere di individuarla.
Ed è per questo che sono stati svariati i tentativi durante gli anni, cercando di ottimizzare le possibilità a propria disposizione. Sono la volontà di perseguire la ‘corsa al sottosuolo‘, per individuare potenziali materiali, risorse o addirittura forme di vita nascoste al di sotto del livello superficiale
Un primordiale tentativo è stato effettuato mediante l’impiantazione del PLUTO (Planetary Undersurface Tool) su Mars Express; in questo caso, il robot presentava un meccanismo di scavo differente anche rispetto all’esempio fornito dalla tradizionale talpa, che, tuttavia, non è mai riuscito a testare o mettere in pratica. Lo sbarco sul suolo marziano, dove la missione del Mars Express avrebbe dovuto concretizzarsi, è effettivamente avvenuto, ma l’incapacità di Beagle 2, un lander, nel dispiegamento dei pannelli solari, ha costretto ad un vero e proprio forfait, terminando la missione con un nulla di fatto.
E’ stato, poi, il turno della sonda Heat Flow and Physical Properties Package (HP3), inviata su Marte nell’ambito della missione Insight. In questo caso, invece, il suo funzionamento avrebbe dovuto permettere di scavare fino a 5 metri all’interno del sottosuolo marziano, ma le condizioni della superficie non si sono rivelate prolifiche ai fini della missione, che anche in questo caso è stata inevitabilmente abbandonata, causa impossibilità nello svolgimento di scavi.
Il gruppo di Guangdong è intervenuto, modificando i progetti pregressi ed implementando delle caratteristiche che permettessero al macchinario di scavo di rappresentare davvero una sorta di talpa ad alta tecnologia. La cinetica è risultato essere l’aspetto fondamentale dello studio e del risultato successivo allo stesso; per questo la dotazione di elementi corrispondenti ad effettive zampe ed avambracci, se combinata ai sistemi di alimentazione elettronicamente avanzati, riusciranno a consentire al Mole-Bot di praticare dei movimenti, scavando nel terreno, ampiamente corrispondenti a quelli dell’animale.
L’introduzione è stata testata all’interno di un ambiente costituito da particelle di plastica, le cui dimensioni dovessero risultare il più possibile analoghe rispetto alla regolite marziana. Il test è stato un successo se osservato meramente dal punto di vista dello scavo; tuttavia, l’implementazione di zampe ed avambracci robotici non si è rivelata vantaggiosa come precedentemente elaborato, causando difficoltà nell’avanzamento del Mole-Bot nell’ambiente. Nonostante sia ancora in fase di primordiale sperimentazione, di un significativo passo verso un futuro in cui le tecniche di scavo risulteranno essere totalmente all’avanguardia, consentendo di esplorare scorci finora inaccessibili al di sotto della regolite. A riportare questo straordinario risultato è Universe Today.