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Universo, la NASA non si da pace | “Qui deve esserci per forza la vita”: e dove non arriva l’uomo arriverà l’AI

Esopianeti (Depositphotos foto)

Esopianeti (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it

La NASA continua la ricerca di vita extraterrestre con nuove tecnologie e l’aiuto dell’intelligenza artificiale.

Da sempre l’uomo guarda il cielo chiedendosi se siamo davvero soli nell’universo. È una delle domande più affascinanti, eppure ancora senza risposta. Gli scienziati non si arrendono e continuano a esplorare ogni angolo del cosmo, cercando tracce di vita anche nei posti più inospitali. L’idea che, là fuori, possano esistere altre forme di esistenza – anche solo microbi in qualche oceano sotterraneo – spinge missioni sempre più ambiziose.

Ma dove cercare? Beh, il primo indizio è l’acqua liquida, elemento fondamentale per la vita così come la conosciamo. Ed è per questo che gli occhi degli esperti si posano su alcuni satelliti ghiacciati. E se lì sotto si fosse sviluppata qualche forma di vita, magari microscopica? Nessuno lo sa, ma vale la pena scoprirlo.

Ovviamente, non è così semplice. Raggiungere questi “mondi oceanici” è già un’impresa titanica, figuriamoci analizzarli! Le distanze siderali rendono impossibile il controllo diretto delle sonde: tra comandi inviati e risposta, possono passare ore. A questo si aggiungono ambienti estremi, blackout nelle comunicazioni e batterie che si scaricano troppo in fretta. Insomma, più che una missione spaziale sembra un’impresa impossibile.

Eppure, la scienza non si arrende. Per superare questi problemi, si sta puntando tutto sulla tecnologia avanzata. Strumenti sempre più sofisticati e, soprattutto, sistemi autonomi dotati di intelligenza artificiale potrebbero essere la chiave per esplorare l’ignoto senza dover dipendere dall’uomo in tempo reale. Ma come funziona esattamente tutto questo?

Mondi oceanici e nuove missioni spaziali

Tra gli obiettivi principali della NASA c’è proprio lo studio di questi enigmatici mondi ghiacciati. Europa ed Encelado, lune di Giove e Saturno, sono due dei candidati migliori perché si pensa abbiano oceani sotterranei di acqua salata, forse simili a quelli terrestri. Se così fosse, potrebbero avere anche le condizioni adatte a ospitare qualche forma di vita.

Per indagare, gli scienziati stanno mettendo a punto strumenti super sofisticati. Uno dei più interessanti è l’Owlat, un sistema che simula un lander con bracci robotici in grado di raccogliere e analizzare campioni direttamente sul posto. Poi c’è OceanWaters, un software che permette di testare in un ambiente virtuale le tecnologie che, un domani, potrebbero essere usate nelle missioni vere e proprie.

Giove con le sue lune (Depositphotos foto)
Giove con le sue lune (Depositphotos foto) – www.aerospacecue.it

Intelligenza artificiale e autonomia nelle missioni spaziali

Ed ecco che entra in gioco l’intelligenza artificiale. Vista l’impossibilità di controllare direttamente le sonde in tempo reale, serve che queste riescano a “pensare” da sole. Un robot spaziale, insomma, deve essere capace di adattarsi alle situazioni, prendere decisioni autonome e gestire le risorse senza aspettare istruzioni dalla Terra.

I progressi in questo campo sono incredibili. Gli algoritmi di apprendimento automatico stanno migliorando la capacità dei lander di riconoscere materiali e navigare su terreni sconosciuti. L’IA aiuterà anche a ottimizzare il consumo di energia, permettendo alle sonde di funzionare più a lungo senza bisogno di ricariche impossibili. Tutto questo potrebbe davvero fare la differenza e portarci, chissà, più vicini che mai alla scoperta della vita oltre la Terra.