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Dalla cucina a Marte: un esperimento svela i segreti degli pseudocrateri

Suolo di Marte ed esperimento (Pixabay - Science Direct foto)

Suolo di Marte ed esperimento (Pixabay - Science Direct foto) - www.aerospacecue.it

Un semplice esperimento con ingredienti da cucina aiuta a svelare come si formano misteriosi crateri su Marte e sulla Terra.

Chi l’avrebbe mai detto che per capire i segreti di Marte bastava rovistare nella credenza di casa? Eppure, un esperimento fatto con ingredienti da cucina è riuscito a spiegare come si formano degli strani crateri, chiamati pseudocrateri, sia qui sulla Terra che sul Pianeta rosso. Non sono crateri vulcanici veri e propri, anche se a vederli ci assomigliano un sacco. Il bello è che, a differenza dei vulcani classici, questi non c’entrano niente con il magma che sale dal sottosuolo.

Capire come si formano è più importante di quanto sembri, perché potrebbe dirci molto su com’era Marte milioni di anni fa, specialmente sul suo passato fatto di lava e, chissà, forse acqua. Ci sono luoghi sulla Terra in cui sono presenti curiosi rilievi conici. Sembrano crateri, ma sotto non c’è nessun vulcano attivo. Sono appunto gli pseudocrateri, che si formano quando la lava incandescente si scontra con terreni pieni d’acqua, tipo laghi o fiumi, e boom—succedono piccole esplosioni che creano queste forme strane.

Ma, incredibile ma vero, oltre che sulla Terra queste formazioni si trovano pure su Marte. La domanda sorge spontanea: cosa ci fa una roba del genere su un pianeta dove l’acqua scarseggia? Il fatto è che questi falsi crateri (eh sì, pseudocrateri suona più figo, ma il significato è quello) sembrano vulcani, ma non lo sono. E questo li rende affascinanti.

Il ritrovamento di queste strutture anche su Marte ha fatto impazzire gli scienziati, perché potrebbe voler dire che un tempo lì c’erano fiumi o laghi, o almeno ghiaccio, che è entrato in contatto con la lava. Per capirci qualcosa di più, però, serviva un modo per simulare il tutto in laboratorio. E qui entra in scena un’idea geniale… con un tocco di dolcezza.

Un esperimento da cucina (ma non fatelo a casa!)

La trovata geniale è di Rina Noguchi, una professoressa dell’Università di Niigata in Giappone, e del suo studente Wataru Nakagawa. Volevano riprodurre in laboratorio la formazione degli pseudocrateri senza usare attrezzature complicate. E come ci sono riusciti? Con roba che probabilmente hai già in dispensa: amido di mais, bicarbonato di sodio e sciroppo per dolci. No, non è l’inizio di una ricetta, anche se a leggerlo sembra proprio così. In realtà, questo esperimento ha dato risposte serie a domande altrettanto serie sulla geologia marziana.

In pratica, hanno usato lo sciroppo di amido riscaldato per simulare la lava. Sotto, invece, hanno messo un mix di bicarbonato e sciroppo per dolci per rappresentare il terreno ricco d’acqua. Ora, nella realtà la lava supera i 1000°C, quindi l’acqua evapora in un attimo e crea quelle esplosioni che danno vita agli pseudocrateri. Ma in laboratorio, quando l’amido arriva a 140°C diventa caramello e non riesce a far evaporare l’acqua. Quindi, che fare? La soluzione è stata sfruttare il bicarbonato di sodio, che quando viene scaldato rilascia anidride carbonica e fa un sacco di bolle. Questo ha ricreato l’effetto delle esplosioni vulcaniche. Lo sciroppo per dolci serviva per rendere il tutto più viscoso, così da controllare meglio il comportamento della “lava” e delle “esplosioni”.

La strumentazione per l'esperimento (Science Direct foto)
La strumentazione per l’esperimento (Science Direct foto) – www.aerospacecue.it

Dal becher a Marte: cosa ci raccontano questi crateri

Osservando il loro mini-vulcano da cucina, Noguchi e Nakagawa hanno notato che lo spessore dello strato di sciroppo (cioè la “lava”) cambiava parecchio il risultato. Quando lo strato era più spesso, c’era più competizione tra i condotti di gas e molti di questi non riuscivano a raggiungere la superficie. Questo è esattamente quello che succede su Marte, dove le colate laviche più spesse mostrano meno pseudocrateri. Al contrario, con uno strato più sottile, si formavano più esplosioni e quindi più pseudocrateri, ma di dimensioni più piccole.

Queste scoperte sono super interessanti perché ci dicono che su Marte, in passato, la lava potrebbe davvero aver interagito con acqua o ghiaccio. Questo non solo aiuta a capire la storia vulcanica del pianeta, ma suggerisce anche che potrebbe esserci stata acqua liquida molto tempo fa. Insomma, chi avrebbe mai immaginato che un esperimento con bicarbonato e sciroppo potesse raccontarci qualcosa di così grande sul nostro vicino pianeta?