Universo, scoprire la vita al suo interno ora è molto più semplice | Gli scienziati hanno trovato il metodo definitivo: nessuno potrà più nascondersi
Risalire a forme di vita extraterrestre è da sempre uno degli obiettivi prioritari della comunità scientifica ed aerospaziale. E’ stato davvero un modo per riuscirci?
Uno dei principali dilemmi che ha da sempre attanagliato la vita degli uomini e degli studiosi delle scienze più in particolare è quello relativo alla possibilità di ulteriori forme di vita nelle altre regioni dell’Universo. Nel corso della storia sono stati fatti discreti passi avanti in merito, grazie a molteplici elementi che sono stati catturati durante missioni ed osservazioni.
L’Universo è composto da migliaia di corpi tra pianeti, satelliti e stelle già solo nella Via Lattea, per non parlare delle altre galassie presenti. Dunque risulta quantomeno improbabile giungere alla netta conclusione che no, non esistono altre forme di vita che lo abitano. Per ottenere risultati sono stati testati numerosi differenti sistemi.
Tra questi, ad esempio, la tecnologia Andes, uno spettrografo capace di dividere la luce in differenti lunghezze d’onda, permettendo agli esperti di individuare le proprietà degli oggetti osservati, a partire dalla composizione chimica, in modo da cercare informazioni utili per stabilire l’effettività di una vita nelle altre regioni universali.
Inoltre, si sono verificati in più occasione tentativi di invii di messaggi, tramite segnali radio, che partivano dalla Terra per raggiungere lo spazio, in modo da rivolgersi a possibili ‘interlocutori’ extraterrestri, non escludendo la possibilità di ricevere un’effettiva risposta. Ma è bene specificarlo, seppur siano stati individuati pianeti o esopianeti che per via delle loro caratteristiche possono essere inquadrati come abitabili, non vuol dire che la vita vi sia sviluppata concretamente.
Lo straordinario rilevamento
Un team di studiosi che si occupano del progetto MERMOZ sono riusciti a rilevare un vero e proprio messaggio proveniente da 2 km di distanza, ad una velocità di 70 km/h. Come ciò è stato possibile? Le misurazioni sono state effettuate su una piattaforma in movimento, dalla quale è stato possibile rilevare biofirme. Si tratta di un avvenimento che è stato in grado di suscitare l’interesse dell’intera comunità scientifica, in quanto potrebbe rappresentare il definitivo passo verso la scoperta di sorprendenti forme di vita extraterrestri. A riportarlo è il portale online Passione Astronomia.
Il rilevamento è avvenuto per mezzo della polarizzazione circolare, causato dall’omochiralità della materia biologica. In sostanza quando quest’ultima riflette la luce, le onde elettromagnetiche della stessa luce viaggiano sottoforma di spirali, o in senso orario, o in senso antiorario; si tratta di un fenomeno che, secondo gli scienziati, non potrebbe essere generato da forme naturali abiotiche o non viventi.
Un ambizioso passo in avanti
Gli esperti si sono pronunciati in merito ai risultati ottenuti, affermando che fino a soli quattro anni fa il rilevamento del segnale era possibile soltanto da distanze estremamente ravvicinate – non oltre 20 centimetri – e che la sfida appariva comunque molto impegnativa, considerando che il medesimo punto doveva essere osservato per svariati minuti consecutivamente.
Ma lo strumento impiegato, rimaneggiato e aggiornato per renderlo il più sofisticato possibile, consente adesso di rilevare in modo rapido e stabile eventuali biofirme provenienti dallo spazio, indipendentemente dalla distanza. L’obiettivo da raggiungere sul breve termine è di applicare la medesima tecnologia direttamente dalla Stazione Spaziale Internazionale, in modo da effettuare rilevamenti mediante la polarizzazione mirando alla Terra, per comprendere la natura effettiva delle biofirme anche nell’ambiente interplanetario.